S i scrive "ciliegie" o "ciliege"? Il plurale delle parole in -cia e -gia è una questione piuttosto spinosa di gra...
Si scrive "ciliegie" o "ciliege"? Il plurale delle parole in -cia e -gia è una questione piuttosto spinosa di grammatica italiana, se considerate che non tutti i linguisti sono d'accordo con la linea di seguire e, soprattutto, che vi sono diverse eccezioni (prendete in considerazione, per esempio, "province" e "denunce" che possono essere scritti anche come "provincie" e "denuncie").
La regola grammaticale che vi proporremo è quella seguita da tutti, o quasi; in Un cappello pieno di ciliege, ad esempio, Oriana Fallaci scrive la parola "ciliegie" senza i: una licenza poetica che non può essere giustificata in alcun modo nella lettereratura scientifica (saggi, articoli di giornale e così via; anche compiti in classe).
La regola per formare il plurale consisterebbe nel fare una corretta etimologia della parola, in quanto è risaputo che tutti i latinismi e i grecismi conservano la i; le voci popolari, invece, la perdono: è qualcosa di davvero lungo e complesso, che, ovviamente, non è alla portata di tutti. Ecco la modalità che andremo a illustrare, sicuramente più immediata anche per chi conosce a menadito il greco e il latino, pare senz'altro quella più consigliabile: se le sillabe -cia e -gia sono precedute da una vocale, si mantiene i; altrimenti, no. Procediamo con qualche esempio:
(A) Ciliegia - ciliegie
(B) Camicia - camicie (in questo caso, la mancanza di i farebbe pensare a un camice)
(C) Acacia - acacie
(D) Freccia - frecce
(D) Provincia - province o provincie
(E) Mancia - mance
Un'ultima considerazione, tratta direttamente dall'Accademia della Crusca:
"La cosa migliore da fare è controllare i plurali difficili sul
vocabolario. Oltre a indicarvi la forma giusta, esso avverte che,
accanto ai plurali considerati corretti, anche forme come ciliege, valige, e provincie sono ormai usate e largamente accettate".