Partiamo dal presupposto che il "che" polivalente di cui parleremo in questo approfondimento va evitato assolutamente, sop...
Partiamo dal presupposto che il "che" polivalente di cui parleremo in questo approfondimento va evitato assolutamente, soprattutto in casi particolari (in alcune circostanze, infatti, è giustificabile, avendo alle spalle degli esempi illustri nella letteratura italiana).
Partiamo da una semplice (ma non scontata) considerazione: la funzione dei pronomi relativi è quella di sostituire un elemento della frase per evitare ripetizioni fastidiose; vediamo perché, attraverso queste due frasi:
(A) Pietro è andato al mare. Pietro è un mio amico
Il nome proprio "Pietro" è ripetuto due volte ed è sbagliato, quasi irritante; per evitare la ridondanza, si potrebbe ricorrere a diversi espedienti; o utilizzando un'apposizione:
(A1) Pietro, un mio amico, è andato al mare
oppure il "che" pronome relativo:
(A2) Pietro, che è un mio amico, è andato al mare
Come vedete, questo "che" ha la funzione di sostituire il "Pietro" della seconda proposizione.
Qui non ci soffermeremo sulla differenza tra "che" congiunzione e "che" pronome; vale la pena sottolineare, però, che, quando questa parte del discorso assume la funzione di pronome, può essere sostituita da "il quale" e le sue varianti ("la quale", "le quali", "i quali" etc...); di fatti, avreste potuto scrivere (A2) anche così:
Qui non ci soffermeremo sulla differenza tra "che" congiunzione e "che" pronome; vale la pena sottolineare, però, che, quando questa parte del discorso assume la funzione di pronome, può essere sostituita da "il quale" e le sue varianti ("la quale", "le quali", "i quali" etc...); di fatti, avreste potuto scrivere (A2) anche così:
(A2b) Pietro, il quale è un mio amico, è andato al mare
La frase è molto più "pesante", visto che il pronome è in disuso, ma ha comunque la sua dignità ; ci sono dei casi in cui, però, la sostituzione non può assolutamente avvenire, poiché servono altri pronomi relativi; quando in questi casi, invece di usare il relativo adatto, usiamo il "che", parliamo di "che polivalente", uno fra i tratti caratteristici dell'italiano popolare, divenuto tipico anche dell'italiano "tendenziale" o "neostandard".
Ecco alcuni esempi:
(A) Il giorno che mi sono sposato sono stato felicissimo
L'utilizzo del "che" è assolutamente sbagliato, anche se, in questo caso, ha delle attestazioni letterarie a suo favore; proviamo a sostituirlo con "il quale" e avremo:
(A1) Il giorno il quale mi sono spostato ero felicissimo
Non credete che vada meglio "nel quale"? Ciò che va introdotta, insomma, è una specificazione temporale che non ha nulla a che vedere con il "che" (il pronome relativo può fungere solo da soggetto o complemento oggetto; può essere sostituito, dunque, solo da "il quale" e le sue forme flesse); dovremmo dire, dunque:
(A2) Il giorno durante il quale/in cui mi sono sposato ero felicissimo
Lo stesso discorso va fatto per questa frase:
(B) Lo zaino che ci ho messo dentro l'astuccio
Va corretta in:
(B1) Lo zaino in cui/dentro il quale ho messo l'astuccio
Riprendiamo, per completezza, la definizione di "che polivalente" da Treccani.it, che, a sua volta, si rifà agli studi del sociolinguista Gaetano Berruto:
"Nella lingua d’oggi, soprattutto nell’italiano parlato colloquiale o di uso medio, è però diffusa la tendenza a estendere l’uso del che, con significato generico, anche come introduttore di subordinate che nell’italiano standard avrebbero più spesso congiunzioni subordinanti semanticamente più precise. Il che polivalente si associa qui inoltre all’indicativo. Questo fenomeno viene comunemente considerato un tratto pan-italiano, connesso coi più generali fenomeni di ristrutturazione e ristandardizzazione della lingua contemporanea (Berruto 1998 : 68)".
"Nella lingua d’oggi, soprattutto nell’italiano parlato colloquiale o di uso medio, è però diffusa la tendenza a estendere l’uso del che, con significato generico, anche come introduttore di subordinate che nell’italiano standard avrebbero più spesso congiunzioni subordinanti semanticamente più precise. Il che polivalente si associa qui inoltre all’indicativo. Questo fenomeno viene comunemente considerato un tratto pan-italiano, connesso coi più generali fenomeni di ristrutturazione e ristandardizzazione della lingua contemporanea (Berruto 1998 : 68)".