Karl Marx , come sappiamo, ha avanzato una durissima critica alla società “borghesizzata” del suo tempo, in particolar modo al rapporto...
Karl Marx, come sappiamo, ha avanzato una durissima critica alla società “borghesizzata” del suo tempo, in particolar modo al rapporto instauratosi tra imprenditore borghese e operaio proletario. L’imprenditore trattava l’operaio come un oggetto con il solo scopo di creare oggetti: lavorava per un numero di ore esagerato, in condizioni igieniche pietose, percependo uno stipendio che dire misero è dire poco.
Nelle fabbriche dava vita ad oggetti che né gli sarebbero appartenuti, né gli interessavano; per fare questo, si estraniava dal lavoro, rendendosi protagonista di quello che è stato definito il processo di alienazione: si estranea da sé stesso, dalla sua umanità , con inconsapevolezza, questo è vero, ma diviene pur sempre oggetto tra gli oggetti: questo è il processo che Marx chiama reificazione - dal latino res “cosa” - che vuol dire "diventare una cosa".
Il filosofo ed economista dà molta importanza al lavoro: per lui è l'unica qualità dell’uomo che lo distingue da tutti gli altri esseri viventi. Se un uomo, quindi, viene privato del lavoro, diventa inevitabilmente un animale o, peggio, un fantoccio nelle mani di un uomo più potente.
Su un buon dizionario di italiano potrete trovare la seguente definizione della parola: “Processo mentale mediante il quale a concetti astratti viene assegnata consistenza di cose concrete.” C'entra poco e niente con il pensiero di Marx, ma poco importa: come abbiamo nel corso della rubrica Il Linguaggio della Filosofia, una parola può assumere una infinità di significati.
La foto è tratta da Pixabay.com
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