Alla domanda "si dice il ministro o la ministra ?” non possiamo rispondere fornendo come corretta soltanto un'alternativa: i sost...
Alla domanda "si dice il ministro o la ministra?” non possiamo rispondere fornendo come corretta soltanto un'alternativa: i sostenitori dell'una o dell'altra forma, infatti, hanno motivazioni valide, che non consentono di fare delle scelte nette: "ministro" è un nome di professione, che nasce, quindi, come maschile - e come tale, secondo molti, andrebbe conservato -; a questo maschilismo, però, si oppongono coloro che vogliono la "ministra" femmina a tutti gli effetti, anche linguisticamente parlando.
La questione, insomma, è ancora dibattuta e, quando si tratta di ideologie, difficilmente se ne può venire a capo facilmente. Il linguista Massimo Arcangeli è chiaro a tal proposito:
"In casi del genere non è certo facile stabilire regole certe, anche perché il problema è molto serio. Non siamo davanti a una semplice questione di norma grammaticale; a essere investite della cosa, prima ancora di quelle linguistiche, sono componenti culturali e di pensiero. Il modello maschile ("il ministro"), per il mio modo di vedere, è da accantonare se riferito a una donna; ne perpetua, infatti, il tanto deprecato, plurisecolare occultamento linguistico. Il diretto concorrente ("la ministra") può prestare invece il fianco, in determinate occasioni, a facili ironie [parole difficili o strane ndr]: forse non sarà proprio il caso di architetta o Ministra, che sono abbastanza diffusi e sufficientemente accettati, ma potrebbe ben essere quello di assessora, questora, sindaca [in effetti, non pochi nomi di professione, se volti al femminile, potrebbero dare l'effetto della presa in giro ndr]".
L’Arcangeli opta persino per la forma “la ministro”, che, pur essendo “impura”, si colloca perfettamente nel mezzo; siate liberi di scegliere, insomma, una delle tre forme, in base a vostre personalissime considerazioni e idee.