Nuovo appuntamento con Il linguaggio della filosofia . Quest’oggi vi parlerò del significato, in apparenza contradditorio, della celebre...
Socrate, però, non si fermò a delle semplici dichiarazioni: attraverso dei 'botta e risposta' serrati, tipici di quello che ho definito tempo fa 'procedimento catartico', capì che quella che loro spacciavano per sapienza, in realtà non era nient’altro che inutile polvere. Arrivò subito alle conslusioni:
'Sono più sapiente di questa persona: forse nessuno dei due sa nulla di buono, ma lui pensa di sapere qualcosa senza sapere nulla, mentre io non credo di sapere anche se non so. Almeno per questo piccolo particolare, comunque sia, sembro più sapiente di lui: non credo di sapere quello che non so’
Il cosiddetto 'io so di non sapere', concetto alla base della docta ignorantia, lo formulò in un momento davvero drammatico della sua vita, cioè durante il processo che si concluderà con la sua condanna a morte.
Tutto questo viene riportato dal suo discepolo Platone nell’Apologia - a proposito, se non l'avete ancora fatto, perché non date un'occhiata al mito della caverna?
In sintesi, Socrate non ha mai avuto l’arroganza di sostenere di conoscere quello che, in realtà , non sapeva: era a conoscenza soltanto delle cose visibili del mondo e del suo 'cogito', tutto il resto era ignoto. È l'essenza ultima delle cose a costituire, perciò, la fonte d’ignoranza del filosofo e di tutta l’umanità .
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