La formazione del plurale del le parole in -co e -go potrebbe scatenare in voi non pochi dubbi: è sicuro che si dice "medici...
La formazione del plurale del le parole in -co e -go potrebbe scatenare in voi non pochi dubbi: è sicuro che si dice "medici", per esempio, ma dinanzi a termini come "psicologo" e "chirurgo" le certezze non sono più le stesse. Va subito detto che non esiste una regola ben precisa, visto che nella storia della lingua italiana c'è sempre stata oscillazione fra il plurale in -chi/ghi e quello in -ci/gi; ogni dubbio, perciò, andrà fugato facendo attenzione alla storia della parola e alla sua evoluzione nel corso del tempo; anche perché non sempre i parlanti reagiscono allo stesso modo: tutti voi riterreste sicuramente sbagliata una parola come *amichi, ma non avreste la stessa reazione dinanzi a *psicologhi.
Detto questo, va messo in evidenza che esiste comunque una tendenza; partiamo dalla parola "medico", il cui plurale, come sapete, è "medici"; le sillabe della parola sono tre: me.di.co -; si tratta, dunque, di un trisillabo. L'accento cade sulla terzultima me; oltre ad essere un trisillabo, quindi, è una parola sdrucciola. Passiamo ora alla parola arco, che al plurale, invece, non fa *arci ma "archi". Le sillabe sono due: ar.ci -; è un bisillabo, dunque. L'accento cade sulla penultima sillaba ar: il bisillabo, quindi, è una parola piana.
Detto questo, va messo in evidenza che esiste comunque una tendenza; partiamo dalla parola "medico", il cui plurale, come sapete, è "medici"; le sillabe della parola sono tre: me.di.co -; si tratta, dunque, di un trisillabo. L'accento cade sulla terzultima me; oltre ad essere un trisillabo, quindi, è una parola sdrucciola. Passiamo ora alla parola arco, che al plurale, invece, non fa *arci ma "archi". Le sillabe sono due: ar.ci -; è un bisillabo, dunque. L'accento cade sulla penultima sillaba ar: il bisillabo, quindi, è una parola piana.
Vediamo ora altre parole con i relativi plurali:
(A) Plico - plichi;
(B) Mago - maghi;
(C) Gioco - giochi;
(D) Becco - becchi;
(E) Psicologo - psicologi;
(F) Farmaco - farmaci;
(G) Equivoco - equivoci;
(H) Medico - medici;
Se fate attenzione ai gruppi di parole propisti, noterete che il primo è costituito da parole piane (accentate sulla penultima); il secondo, invece, da parole sdrucciole (accentuate sulla terzultima). Non vi resta altro che dedurre la tendenza: le piane, in genere, non vogliono l'acca; le sdrucciole, sì. In termini tecnici, le parole piane non sono interessate dal passaggio della velare k/g alla palatale c/g ed è per questo che viene introdotta l'acca (senza questa, infatti, parole come "becchi" verrebbero lette come *becci); le sdrucciole, invece, perdono la velare, che, diventando palatale, porta anche alla perdita dell'acca.
Trattandosi di una tendenza, ovviamente, le eccezioni sono numerose. Occhio, perciò, al miracoloso vocabolario!