Se alla domanda " se stesso o sé stesso ? " non riuscite a dare una risposta con estrema certezza, sappiate non soltanto che n...
Se alla domanda "se stesso o sé stesso?" non riuscite a dare una risposta con estrema certezza, sappiate non soltanto che non siete gli unici, ma anche che non tutti i linguisti sono d'accordo con la forma da utilizzare e proporre.
Cerchiamo di giungere a una risposta che sia la più esaustiva possibile, partendo dalla differenza tra "se" congiunzione e "se" particella pronominale: "se" va accentato solo se assolve quest'ultima funzione - come nella frase "ciascuno pensi a sé" - e mai nel caso di congiunzione subordinante, quando introduce, quindi, un periodo ipotetico.
L'accento, insomma, ha la chiara funzione di distinguere parole che altrimenti sarebbero "omografe", cioè che, pur essendo scritte allo stesso modo, hanno un significato diverso a seconda dei casi (ne è un esempio non soltanto "se" con il suo duplice statuto, ma anche "danno" nome e "danno" verbo etc.).
Premesso questo, si potrebbe arrivare in fretta alla conclusione secondo la quale, siccome "se" è collegato a "stesso", non è confondibile e non necessita, perciò, dell'accento: una chiara eccezione, insomma, alla regola che vorrebbe "se" pronome accentato, invece; ogni eccezione, però, necessita di giustificazioni valide e, messo in evidenza che nessuna grammatica impone di scrivere "se stesso" in questo modo, le motivazioni addotte da chi vuole "se stesso" senza accento sono fallaci: se "se stesso" non è confondibile, infatti, con altro, diversa sarebbe la situazione per "se stessi", visto che "stessi" potrebbe anche essere congiuntivo imperfetto del verbo "stare".
La forma più corretta, dunque, è proprio "sé stesso"; ciò non significa che "se stesso" sia sbagliato, in quanto entrambi i casi sono parimenti accettati.
Cerchiamo di giungere a una risposta che sia la più esaustiva possibile, partendo dalla differenza tra "se" congiunzione e "se" particella pronominale: "se" va accentato solo se assolve quest'ultima funzione - come nella frase "ciascuno pensi a sé" - e mai nel caso di congiunzione subordinante, quando introduce, quindi, un periodo ipotetico.
L'accento, insomma, ha la chiara funzione di distinguere parole che altrimenti sarebbero "omografe", cioè che, pur essendo scritte allo stesso modo, hanno un significato diverso a seconda dei casi (ne è un esempio non soltanto "se" con il suo duplice statuto, ma anche "danno" nome e "danno" verbo etc.).
Premesso questo, si potrebbe arrivare in fretta alla conclusione secondo la quale, siccome "se" è collegato a "stesso", non è confondibile e non necessita, perciò, dell'accento: una chiara eccezione, insomma, alla regola che vorrebbe "se" pronome accentato, invece; ogni eccezione, però, necessita di giustificazioni valide e, messo in evidenza che nessuna grammatica impone di scrivere "se stesso" in questo modo, le motivazioni addotte da chi vuole "se stesso" senza accento sono fallaci: se "se stesso" non è confondibile, infatti, con altro, diversa sarebbe la situazione per "se stessi", visto che "stessi" potrebbe anche essere congiuntivo imperfetto del verbo "stare".
La forma più corretta, dunque, è proprio "sé stesso"; ciò non significa che "se stesso" sia sbagliato, in quanto entrambi i casi sono parimenti accettati.