Se ci sono degli errori che si commettono abbastanza spesso, sono proprio quelli riguardano l'uso del 'che' pronome relativo ...
Se ci sono degli errori che si commettono abbastanza spesso, sono proprio quelli riguardano l'uso del 'che' pronome relativo e non solo; questa parte del discorso, infatti, può assumere una infinità di funzioni, da congiunzione ad aggettivo, passando per una serie piuttosto consistente di pronomi. Qui non si vuole proporre uno studio funzionale allo svolgimento dell'analisi logica, alla quale abbiamo già dedicato parecchi interventi; vi elencheremo e spiegheremo, infatti, tutti quei casi in cui il 'che' non va assolutamente utilizzato: qualcosa di pratico, insomma.
Partiamo da due frasi:
(A) Il ragazzo che ti ho parlato è un mio amico molto intelligente
(B) Il ragazzo che ti ho descritto è un mio amico molto intelligente
Non capita spesso di incorrere in periodi come (A), che sono assolutamente sbagliati e presentano un caso di polivalenza. Il 'che', infatti, può essere utilizzato soltanto quando ha funzione di soggetto o complemento oggetto; non quando ha funzione di complemento indiretto (temporale, di luogo, finale etc...). In (A), se prestate attenzione, 'che' sostituisce il complemento di specificazione; 'sciogliendolo', infatti, si avrebbe: 'Il ragazzo di cui/del quale ti ho parlato è un mio amico molto intelligente'. Come vedete, 'che' è stato sostituito da 'di cui' o 'del quale', a testimonianza del fatto che solo questi possono rappresentare un complemento diverso dall'oggetto (o il soggetto stesso); è proprio per questo motivo che (B) è corretto: in questo caso, infatti, 'che' rappresenta il complemento oggetto.
Ma c'è dell'altro: il 'che' non può essere utilizzato nel modo più assoluto con 'quando' e 'siccome'. Non potete dire o scrivere, per esempio:
(A) Siccome che mi hai dato fastidio, non voglio parlarti
(B) Quando che scrivo, non voglio che mi parli
ma:
(A) Siccome mi hai dato fastidio, non voglio parlarti
(B) Quando scrivo, non voglio che mi parli
L'ultima non è una regola, ma una eccezione, o comunque una particolarità . Si è detto finora che il 'che' non può essere utilizzato quando ha valore di complemento indiretto; ci sono delle attestazioni letterarie, in realtà , che ci portano ad accettare, ma non sempre, forme come 'il giorno che ti sei laureata' o 'il giorno che ti sei sposato', frasi in cui il 'che' ha un chiaro valore temporale. Prendete in considerazione, per esempio, questo componimento di Francesco Petrarca, un fragmentum dei Rerum vulgarium fragmenta (più conosciuti come Canzoniere):
Era il giorno ch’al sol si scoloraro
per la pietà del suo factore i rai,
quando i’ fui preso, et non me ne guardai,
ché i be’ vostr’occhi, donna, mi legaro.
Tempo non mi parea da far riparo
contra colpi d’Amor: però m’andai
secur, senza sospetto; onde i miei guai
nel commune dolor s’incominciaro.
Trovommi Amor del tutto disarmato
et aperta la via per gli occhi al core,
che di lagrime son fatti uscio et varco:
però, al mio parer, non li fu honore
ferir me de saetta in quello stato,
a voi armata non mostrar pur l’arco.
per la pietà del suo factore i rai,
quando i’ fui preso, et non me ne guardai,
ché i be’ vostr’occhi, donna, mi legaro.
Tempo non mi parea da far riparo
contra colpi d’Amor: però m’andai
secur, senza sospetto; onde i miei guai
nel commune dolor s’incominciaro.
Trovommi Amor del tutto disarmato
et aperta la via per gli occhi al core,
che di lagrime son fatti uscio et varco:
però, al mio parer, non li fu honore
ferir me de saetta in quello stato,
a voi armata non mostrar pur l’arco.
Il 'che' messo in evidenza, come avrete sicuramente capito, non ha funzione né di soggetto né di complemento oggetto, ma di complemento di tempo determinato. Licenza poetica? Senz'altro: ci sarà pure un motivo se è stata fissata una regola grammaticale, no?