La lingua italiana è una struttura con elementi tendenzialmente finiti che, però, permettono di costruire parole e frasi potenzialmente ...
La lingua italiana è una struttura con elementi tendenzialmente finiti che, però, permettono di costruire parole e frasi potenzialmente infinite. Esistono, cioè, dei meccanismi interni alla lingua che consentono ai suoi parlanti e agli apprendenti (per esempio, gli immigrati) di combinare il materiale a propria disposizione per la creazione di forme nuove e, ovviamente, accettabili: ci sono delle regole ben precise che rispettiamo quasi inconsapevolmente, dipendenti dalla stabilità del nostro sistema (almeno in alcuni ambiti), e che ci spingono a definire alcuni 'output' sbagliati o comunque non propriamente esatti.
Prendiamo in considerazione, per esempio, la parola 'in' e questa serie di parti del discorso:
(A) adatto
(B) esperienza
(C) mettere
Con uno stesso elemento, 'in' per l'appunto, siamo in grado di creare tre parole nuove: i contrari delle prime due elencate - 'inadatto' e 'inesperienza' - e un verbo con una sfumatura più intensiva di 'mettere'; quindi, 'immettere' (n è diventata m per effetto di assimilazione).
Procediamo con un altro esempio, partendo questa volta da 'accio' 'astro' etc..., che vengono utilizzati generalmente a fine parola per conferirle una sfumatura dispregiativa:
(A) Gallina
(B) Figlio
In questo caso, 'gallina' diventerebbe 'gallinaccio', cambiando anche genere (da femminile a maschile) e 'figlio', invece, 'figliastro'; è chiaro che con la prima parola più che fare riferimento a un animale, molto spesso ci si riferisce a una persona con un carattere particolare (l'espressione, insomma, è molto colorita e il suo significato decisamente 'sfumato' rispetto alla base).
La combinazione di elementi prende il nome di 'derivazione' o 'affissazione' ed è distinta in 'prefissazione' (quando l'elemento che aggiungiamo si trova a sinistra, come in 'inadatto') e 'suffissazione' (quando ciò che aggiungiamo, invece, si trova a destra); in altre lingue, ma non in quella italiana, esiste anche l''infissazione', che si ha quando il nuovo elemento viene inserito all'interno della parola; gli elementi aggiunti, ovviamente, si chiameranno 'prefisso' 'suffisso' o 'infisso' a seconda dei casi.
Dovendo scomodare nozioni morfologiche, si può dire senz'altro che generalmente l'elemento che si aggiunge è un morfema legato, che non ha significato, cioè, se analizzato isolatamente; la base, invece, è un morfema libero, che ha un valore semantico, cioè, indipendentemente dalla presenza di qualsiasi affisso ('adatto' ha un suo significato, a differenza di 'astro', per esempio).