L' italiano è una lingua flessiva : ogni parola , infatti, cambia in base al genere e al numero , e non solo; per fare un esempio, ...
L'italiano è una lingua flessiva: ogni parola, infatti, cambia in base al genere e al numero, e non solo; per fare un esempio, diremo che 'ragazzo' è flesso al singolare e al maschile e 'giraffe', invece, al plurale e al femminile. In altri termini, c'è un suffisso alla fine della parola che cambia di volta in volta per dare fornire informazioni (nel verbo 'andarono', per esempio, -rono indica che sono 'loro' a compiere l'azione di 'andare' e che questa azione è avvenuta in un passato remoto).
Non è difficile notare, dunque, che l'unità minima portatrice di significato nella lingua italiana non è la parola, ma le parti in cui questa è ulteriormente scomponibile. Prendiamo in considerazione, per esempio:
(A) Gioco
(B) InutilitÃ
(C) Industriale
Se voleste scomporre (A), avreste gioc + o; se voleste comporre (B), invece, avreste in + util(e) + ità ; se, infine, voleste scomporre (C), avreste industri(a) + al + e. Come vedete, ogni parola è ulteriormente scomponibile in unità che hanno un significato ben preciso: alcune, infatti, hanno una funzione grammaticale (in 'gioco', per esempio, -o indica che si tratta di un sostantivo maschile singolare); altre, uno statuto lessicale (sempre in 'gioco', la base gioc- è chiaramente riferita al mondo ludico); queste unità , inoltre, non sono ulteriormente scomponibili in mini-unità portatrici di significato (gioc- può essere scomposto in ben quattro lettere, ma queste prese singolarmente non hanno una utilità , a differenza della -o finale).
Unità minime portatrici di significato vengono definite 'morfemi' e si distinguono in morfermi grammaticali, quando sono portatrici di una funzione grammaticale ben precisa; lessicali, invece, quando hanno una chiara valenza semantica (attengono al lessico, insomma). Se analizziamo (C), per esempio, avremo una scomposizione in industri(a) + al + e, dove 'industri(a)' è morfema lessicale e i restanti due, invece, sono morfemi grammaticali.
I morfermi possono essere classificati anche in 'liberi' o 'legati', a seconda se possono ricorrere autonomamente o meno in una frase. 'Industria', per esempio, è chiaramente libero; 'ale', invece, è palesemente legato, perché, da solo, non ha alcun senso.
La parte della linguistica che studia i morfemi e la struttura delle parole si chiama 'morfologia', ovviamente, e, diffusasi prevalentemente tra l'Ottocento e il Novecento, soprattutto grazie allo Strutturalismo, è un settore estremamente interessante per tutti gli studiosi delle lingue e del linguaggio.