L' italiano nasce come lingua scritta e letteraria . Strano ma vero, quando Manzoni scriveva I Promessi Sposi non aveva idea di ...
L'italiano nasce come lingua scritta e letteraria. Strano ma vero, quando Manzoni scriveva I Promessi Sposi non aveva idea di quale lingua utilizzare per riprodurre le conversazioni del popolo; una lingua che, parlata da tutti, avrebbe dovuto essere accettata in tutta la Penisola; ogni comunità , infatti, aveva solo il suo dialetto e sarebbe stato impossibile lanciare la storia di Renzo e Lucia in Italia, se solo non fosse stata trovata la soluzione linguistica adatta.
Qui non si vuole fare una breve sintesi della storia della lingua italiana; si vuole soltanto sottolineare che l'italiano non nasce come lingua parlata (esisteva, infatti, una infinità di dialetti), ma come lingua scritta; si tratta, insomma, di una lingua strana, e questo è avvalorato da una considerazione non poco importante: in gran parte delle lingue (anche nello stesso latino) a registrare i cambiamenti è prima il parlato e poi, dopo molto tempo, lo scritto.
Così sta succedendo negli ultimi anni alla lingua italiana: si sta assistendo all'affermazione di alcune strutture tipiche del parlato anche nello scritto; più o meno accettabili, ma sicuramente destinate ad essere quasi tutte accettate, queste strutture sono frutto di un forte avvicinamento tra lingua parlata e lingua scritta; della forte influenza, insomma, che la prima ha avuto, sta avendo e avrà sulla seconda.
Non tutte le strutture sono accettate, visto che questo italiano - definito da quasi tutti i linguisti 'neostandard' - è in via di formazione; fatto sta che alcuni costrutti sono entrati a far parte senza ombra di dubbio anche di scritture piuttosto controllate (articoli di giornale, racconti, romanzi e così via). In linea di massima questo nuovo italiano tende a semplificare e, soprattutto, a mettere in evidenza alcuni elementi piuttosto che altri.
Qui di seguito proporremo solo alcune caratteristiche dell'italiano neostandard, proprio per sottolineare questa 'messa in evidenza' degli elementi frasali; successivamente, invece, ci soffermeremo su tutte le strutture (alcune importantissime e frequenti; altre meno).
Un esempio di messa in evidenza è la classica dislocazione a sinistra o a destra, che rientra nei cosiddetti fenomeni di 'focalizzazione'. Partiamo dalle seguenti frasi:
(A) Ho mangiato il gelato
(B) Il gelato, l'ho mangiato
Come vedete, la frase (A) è meno marcata della seconda, in cui si assiste a una certa ridondanza; il sintagma 'il gelato', infatti, è ripreso dal pronome 'lo'; come se non bastasse, tra il sintagma e il verbo c'è una virgola, che indica, ovviamente, una pausa e mette in rilievo proprio 'il gelato'. Questa è la classica dislocazione a sinistra: l'elemento su cui si intende porre l'attenzione è collocato all'inizio (a sinistra, appunto) della frase.
Le dislocazioni a destra sono meno frequenti, ma rispondono comunque alla stessa logica. Date un'occhiata a queste frasi e il concetto vi sarà chiaro:
(A) Ho mangiato il gelato
(B) L'ho mangiato, il gelato
Strutture di questo tipo sono ancora da evitare nelle produzioni scritte, così come lo è l'utilizzo del 'che polivalente' in circostanze in cui andrebbero usati, invece, altri pronomi relativi; queste frasi:
(A) La valigia che ci ho messo la roba
(B) La persona che ci conosciamo da tanto tempo
sono, per esempio, assolutamente scorrette e inaccettabili, almeno per adesso, in contesti controllati (qui, comunque, troverete uno speciale sul 'che polivalente' o 'tuttofare').
Avete mai utilizzato una di queste forme in un compito scritto?