Si definisco "verbi riflessivi" quei verbi che rappresentano un'azione compiuta dal soggetto e che ricade su quest'u...
Si definisco "verbi riflessivi" quei verbi che rappresentano un'azione compiuta dal soggetto e che ricade su quest'ultimo, come "lavarsi": il soggetto, infatti, compie l'azione di lavare il proprio corpo o una parte dello stesso. La forma del verbo, come ben sapete, può essere anche attiva o passiva; nel primo caso, il verbo non è altro che l'azione compiuta dal soggetto ("Il sarto ha cucito un vestito fantastico"); nel secondo rappresenta, invece, l'azione subita da esso subita ("Un vestito fantastico è stato cucito dal sarto").
La definizione è molto elementare, si presta a diverse obiezioni e necessita di maggiori considerazioni; dopo aver dedicato un approfondimento al passaggio dalla forma attiva a quella passiva, in questa sede vogliamo soffermarci, però, non sulla teoria, ma su questioni pratiche, analizzando con opportuni esempi i verbi riflessivi.
Va da sé che il verbo riflessivo è un verbo pronominale, in quanto è costituito da un pronome personale atono ("mi" "ti" "si" etc.); il "classico" riflessivo è definito "diretto", in quanto il soggetto e il complemento oggetto coincidono; prendete in considerazione, per esempio, le seguenti frasi:
(A) Mi laverò domani
(B) Si vestirà tra non molto
In questi due casi il soggetto e l'oggetto corrispondono. Trasformando (A) si avrà , infatti, "laverò me stesso domani" e trasformando (B), invece, "vestirà sé stesso tra non molto"; in entrambe le frasi, come potete ben notare, il soggetto ("io" e "lui") corrisponde all'oggetto ("me" e "sé").
I verbi riflessivi possono essere classificati in:
- Riflessivi reciproci, che esprimono un'azione che due soggetti compiono al tempo stesso e che subiscono vicendevolmente; pensate, per esempio, alla frase "si sono salutati": in questo caso, i due soggetti hanno compiuto la stessa azione, che è ricaduta su entrambi; per verificare se il verbo è un "riflessivo reciproco", provate ad aggiungere un avverbio o una locuzione avverbiale come "reciprocamente", "a vicenda", "l'un l'altro" e così via); se la frase non risulterà agrammaticale, quel verbo potrà essere classificato come "riflessivo reciproco"; nel nostro caso, "si sono salutati reciprocamente" è corretto: il verbo appartiene, dunque, a questa categoria.
- Riflessivi apparenti, che identificano un'azione che non ricade sul soggetto, ma che comunque va a suo beneficio; pensate, per fare un esempio, alla frase "mi lavo le mani": in questo caso, l'azione non ricade direttamente sul soggetto ma questo, essendo le mani sue, risulta comunque esserne il diretto beneficiario. Il pronome atono nei riflessivi apparenti non svolge la funzione di complemento oggetto, ma di complemento di termine; la frase proposta, infatti, può essere trasformata in "lavo a me stesso le mani".
- Intransitivi pronominali (o riflessivi intransitivi), rappresentati da verbi in cui il pronome atono non ha funzione né di complemento diretto o indiretto né di reciproco; rappresenta una semplice componente del verbo, obbligatoria o facoltativa; pensate, per esempio, a verbi come "accanirsi", "arrendersi", "vergognarsi", "approfittarsi", "spogliarsi", "ricordarsi" e così via; in questi casi il "si" non ha una funzione: è una semplice componente formale che può esserci (non esiste solo "spogliarsi", ma anche "spogliare") o deve esserci ('"vergognare" non esiste; "vergognarsi", invece, sì).
Non è semplice classificarli senza sbagliare, ma con un po' di esercizio tutto vi risulterà molto più facile.