Il "dittongo mobile" è un particolare tipo di dittongo che ha origini toscane e interessa soltanto le parole in cui sono conte...
Il "dittongo mobile" è un particolare tipo di dittongo che ha origini toscane e interessa soltanto le parole in cui sono contenuti i dittonghi ascendenti uo e ie (basti pensare a "buono" "piede" etc) accentati, i quali diventano sistematicamente i ed e nei derivati o nei composti.
Il dittongo uo di "buono" è un caso esemplare; "bontà", sostantivo che deriva dall'aggettivo perde u, "monottongando" di conseguenza; si ha, insomma, alternanza tra il dittongo della base e il monottongo del derivato; lo stesso succede nella parola "uovo", il cui vezzeggiativo è "ovetto": anche in questo caso cade u. Ma passiamo al dittongo ie: "pedestre" o "pedata", per esempio, derivano da "piede" e, come potete ben notare, perdono entrambi e; niente di diverso per "cielo" - "celeste" perde i - oppure per "lieto" - anche "letizia" perde la stessa vocale. Vediamo altri casi di dittongo:
A) Posso - puoi - può - possiamo - potete - possono
B) Muoio - muori - muore - moriamo - morite - muoiono
C) Siedo - siedi - siede - sediamo - sedete - siedono
D) Ruota - rotella
E) Scuola - scolaro - scolastico
L'alternanza è evidente e, anche se non è molto intuitivo, sistematica: il dittongo viene meno quando nella parola derivata o composta l'accento cade su una sillaba diversa da quella della base; come in "piede" e "pedestre", per esempio: l'accento cade su e di "pie", nel primo; su e di "de", nel secondo; si ha un chiaro passaggio dell'accento dalla prima alla seconda sillaba, che è presupposto del monottogamento.
Analizziamo la coppia "muovere" "mosso", il primo infinito e il secondo participio passato; in questo caso, l'accento cade in entrambe le parole sulla prima sillaba: perché nella seconda c'è monottongamento, allora? La risposta sta in una seconda regola: si ha dittongo mobile anche quando il dittongo (di "muovere"), sarebbe seguito (in "mosso") da due consonanti, se dovesse continuare a presentarsi.
Treccani propone alcune precisazioni sull'argomento, in riferimento agli usi contemporanei:
"In molti casi l’uso prevalente della lingua scritta moderna estende il dittongo anche alla posizione atona: muovevo invece di movevo, suonare invece di sonare,
ecc., frequenti oggi anche nella lingua parlata (nella quale si cerca
di evitare, invece, la sequenza di due dittonghi, che si avrebbe, per
es., in muoviamo o in suoniate). Il dittongo si conserva sempre nella flessione di presiedere, risiedere (presiedeva, risiederò, di fronte a sedeva, sederò), di mietere, e per lo più di nuotare e vuotare (anche per evitare ambiguità con notare e votare).
Viceversa, l’uso moderno (scritto e parlato) ha ormai soppresso
definitivamente il dittongo, anche in posizione tonica, quando sia
preceduto da i, o da consonante palatale, o da un gruppo formato da muta più liquida: mariolo, spagnolo, prova, breve invece di mariuolo, spagnuolo, pruova, brieve".
A prescindere dalle ferree norme grammaticali, dovrebbe essere chiaro che il dittongo mobile è definito così, poiché, nell'ambito dello stesso paradigma, si presenta talvolta sì talaltra no, come se, in un certo senso, si "spostasse". Un altro "capriccio" dell'italiano? Non proprio: solo storia della nostra lingua.