"Che cos'è 'perché' nell'analisi grammaticale?" è una domanda che non ha soltanto una risposta: non esistono s...
"Che cos'è 'perché' nell'analisi grammaticale?" è una domanda che non ha soltanto una risposta: non esistono solo brevi periodi come "ho mangiato perché avevo fame", dove "perché" svolge il ruolo di congiunzione subordinante (introduce, infatti, una subordinata causale): in alcune circostanze, questa parola può essere anche un semplice sostantivo. Ma vediamo tutti i casi.
Nell'analisi grammaticale "perché" è nome, quando è sinonimo di "motivo"; quindi, in frasi come "non capisco il perché della tua decisione" oppure "il perché di un tale avvenimento mi è ignoto"; come vedete, in entrambi i casi quella che era una congiunzione è divenuta un nome comune di cosa con l'articolo preposto ("il perché" "i perché").
La parola può assumere anche valore di "avverbio interrogativo", se posta all'interno di una frase dello stesso tipo (pensate, per esempio, a "perché non hai studiato?").
Attenti a non confondere questa circostanza con quella in cui l'interrogativa è indiretta; nella frase "non capisco perché tu non abbia studiato", infatti, "perché" è una congiunzione subordinante e non un avverbio.
Attenti a non confondere questa circostanza con quella in cui l'interrogativa è indiretta; nella frase "non capisco perché tu non abbia studiato", infatti, "perché" è una congiunzione subordinante e non un avverbio.
L'ultimo valore della parte del discorso è quello di pronome relativo, quando, cioè, assume il significato di "per cui", in contesti come "non c'è motivo perché tu debba dubitare di me".
Il valore principale di "perché" in analisi grammaticale è sicuramente quello di avverbio (le interrogative dirette con "perché" non sono poche) o congiunzione; fate attenzione a tutti i casi che vi si presentano, però: come si suol dire, "l'apparenza inganna".