Le regole di punteggiatura non sono moltissime, ma è chiaro che tra una virgola e un punto la differenza esiste e va assolutamente rispe...
Le regole di punteggiatura non sono moltissime, ma è chiaro che tra una virgola e un punto la differenza esiste e va assolutamente rispettata: sin dalle scuole elementari si insegna - e il metodo è tanto semplice quanto efficace - che virgola e punto corrispondo alla durata di una pausa: la prima, per una debole; il secondo, per una forte; in effetti, leggendo questo testo, a ogni punto dovreste fermarvi (così come fareste per punto e virgola, punto interrogativo o esclamativo e due punti) e a ogni virgola dovreste andare avanti: "intuire", insomma, certe volte è molto meglio che mandare giù regole grammaticali qualche volta poco giustificabili.
In alcuni casi, però, la virgola è obbligatoria; in altri, invece, è vero il contrario, e cioè che non va utilizzata: cerchiamo di capire quali sono queste circostanze, avvalendoci dei consigli della grammatica di riferimento della lingua italiana (Grammatica. Italiano sintassi dubbi del linguista Luca Serianni). La virgola non va mai utilizzata nelle seguenti situazioni:
- In blocchi unitari, quindi costituiti da parole strettamente collegate tra loro: nome e aggettivo, predicato verbale e complemento oggetto, soggetto e predicato; non dovrete scrivere, per esempio, "Mario è, bello" ma "Mario è bello"; per lo stesso motivo, è accettabile "la giacca è stretta" ma non "la giacca, è stretta".
Esistono delle eccezioni: quando volete mettere in evidenza uno degli elementi del sintagma, la virgola va inserita obbligatoriamente, soprattutto se modificate l'ordine naturale delle parole; se avessimo voluto dire, per esempio, che solo la giacca è stretta e non il pantalone, avremmo dovuto scrivere "la giacca, è stretta"; analizzate, infine, questa frase: "piangeva, Marco, e non sapeva cosa dire". Come vedete, l'inversione della posizione del soggetto e del verbo (in genere, il primo precede il secondo e non viceversa), necessita di una virgola. - Mai prima di una relativa restrittiva, come in questo caso: "Il gatto che hai comprato è davvero carino".
- Anche se questi costrutti sono da evitare nello scritto, la virgola va utilizzata pure nel caso delle dislocazioni a destra e sinistra, tratti caratteristici dell'italiano neostandard, presenti, però, anche in Alessandro Manzoni.
A queste circostanze si affiancano quelle in cui tale segno di punteggiatura è obbligatorio:
- Enumerazioni e coordinazione per asindeto (senza "e" congiunzione): in altri termini, quando volete elencare qualcosa come in "Voglio un panino, del salame, anche la maionese e quella piccola fetta di mortadella"; notate che il soggetto ha elencato una serie di alimenti? Ebbene, in casi come questo la virgola è obbligatoria, a meno che non vogliate ricercare "maggiore tensione espressiva", come scrive Serianni; frasi come "è bello bravo e intelligente" potrebbero essere accettate benissimo in alcuni contesti.
Fate attenzione, però: quando l'elenco è caratterizzato da elementi costituiti da più parole, c'è bisogno del punto e virgola; scriverete, quindi: "Devo comprare un po' di panettoni; poi devo scappare dal supermercato per andare in agenzia; infine, devo tornare a casa e preparare la cena". - Prima e dopo del vocativo, come in questa frase: "Ehi, Marco, perché ti comporti così?"
- Dopo dell'apposizione, come in questo esempio: "Il Presidente della Repubblica, Napolitano, sarà sostituito a breve".
- Negli incisi di qualsiasi tipo, e cioè in quelle frasi che, pur facendo riferimento al contesto, potrebbero essere omesse (sono le stesse che, in genere, vengono inserite coi due trattini o fra parentesi): lo stesso "in genere" che trovate nelle parentesi tonde precedenti è un inciso e, come vedete, le due virgole non mancano.
- Con la relativa descrittiva, in periodi come questo: "Il gatto, che non è tuo, era terrorizzato"
- Prima e dopo le subordinate che, in qualche modo, "condividano le caratteristiche dell'inciso", spiega Serianni; attenti, però, a non esagerare con i segni di interpunzione, perché potrebbero infastidire chi legge. Vediamo un esempio di virgola prima e dopo delle subordinate: "Quando ho lasciato Marzia, non credevo che questa potesse prenderla così male, perché non la conoscevo da moltissimo tempo".
- Con le ellissi, e cioè quando una parte del discorso (nome e verbo, generalmente, ma anche le altre sette) viene sottintesa. "Lui era davvero bello; lei, un po' meno" è sicuramente un esempio adatto, perché mette in evidenza che la virgola è stata usata laddove manca "invece".
Sembrano una serie di regole impossibili da ricodare, e in effetti è proprio così: gran parte di ciò che è scritto rappresenta soltanto la descrizione di ciò che avviene presso gli scriventi medio istruiti (che, però, presentano non poche difficoltà nell'usare il punto e virgola e non solo).
State tranquilli, perciò: un ripasso veloce - e tanto esercizio, qualora non foste molto ferrati - renderà i vostri compiti in classe o le vostre produzioni scritte di qualsiasi tipo perfettamente leggibili.