Il plurale dei nomi composti non è sempre semplice da formare; le seguenti regole , perciò, potranno senz'altro aiutarvi nei casi i...
Il plurale dei nomi composti non è sempre semplice da formare; le seguenti regole, perciò, potranno senz'altro aiutarvi nei casi in cui i dubbi dovessero assalirvi. Un nome composto è un sostantivo costituito da due parti del discorso combinate fra loro (nome e nome, per esempio, ma non solo: anche nome e aggettivo, nome e verbo, verbo e verbo etc.); per fletterlo al plurale, dovrete anzitutto individuare il tipo e l'ordine dei costituenti; in secondo luogo, capire qual è il livello di fusione fra le due parole (ci sono dei composti, per esempio, che hanno perso trasparenza e che vanno considerati, perciò, come nomi semplici a tutti gli effetti: pensate alle parole "ferrovia" e "banconota").
Qui di seguito, vi riportiamo tutta la casistica, indicandovi i suggerimenti del linguista Luca Serianni e del suo libro Italiano. Grammatica, sintassi e dubbi edito da Garzanti:
- Nome + nome (es. "arcobaleno", "pescecane", "pescespada", "busta paga" etc.). Tre sono i casi da considerare:
- I due nomi sono dello stesso genere (es. "arcobaleno"): si modifica soltanto il secondo (quindi, "arcobaleni");
- I due nomi sono di genere diverso (es. "pescespada"): si flette al plurale solo il primo (dunque, "pescispada");
- I due nomi sono autonomi all'interno del composto (es. "busta paga"): cambia solo il primo (perciò, "buste paga").
- Nome + aggettivo (es. "terracotta", "cassaforte"): si modificano entrambi i costituenti (avremo, quindi, "terrecotte" e "casseforti").
- Aggettivo + nome (es. "vanagloria"): la parola viene trattata come se fosse un nome semplice (dunque, "vanaglorie"). Ci sono, però, delle eccezioni. "Tuttavia - scrive Luca Serianni - nei composti con alto- e basso- notiamo alcune oscillazioni: altoforno → altoforni/altiforni [...]. I composti con l'aggettivo femminile mezza- modificano di regola anche l'aggettivo: la mezzabarba → le mezzebarbe".
- Aggettivo + aggettivo (es. "rossonero"): muta solo il secondo aggettivo (perciò, "rossoneri").
- Verbo + nome. Tre casi:
- Il nome è singolare maschile (es. "grattacapo"): bisogna flettere al plurale il sostantivo (quindi, "grattacapi");
- Il nome è singolare femminile (es. "cavalcavia"): il composto rimane invariato (perciò, "i cavalcavia");
- Il nome è al plurale (es. "guardasigilli"): sono invariabili (dunque, "i guardasigilli").
- Verbo + verbo (es. "dormiveglia", "toccasana"): plurale anche in questo caso invariabile (quindi, "i dormiveglia", "i toccasana").
- Avverbio/preposizione + nome. Due casi:
- Se il composto è dello stesso genere del nome (es. "anticamera" è femminile come "camera"), allora a cambiare è il nome;
- Se il composto non è dello stesso genere del nome (es. "doposcuola" è maschile ma scuola no), allora la parola è invariabile.
- Composti con capo-. Anche in questo caso, le circostanze nelle quali potreste trovarvi sono tre; per una trattazione approfondita, però, vi rimandiamo al nostro speciale sulla parola "Capodanno".
Come vedete, forse le regole sono troppe, ma in molti casi sapete sin da subito la risposta: esposti come siamo sin da piccoli alla lingua italiana, riesce facile orientarsi, infatti, anche nelle questioni più difficili; ciò non toglie che, in caso di dubbi, consultare una grammatica, e non impararla a memoria, è la via più indicata da seguire.