I pronomi relativi hanno la funzione di collegare la proposizione reggente e la subordinata . Uno tra questi, "che", può anch...
I pronomi relativi hanno la funzione di collegare la proposizione reggente e la subordinata. Uno tra questi, "che", può anche essere una congiunzione ed è una tra le parole più usate in italiano: è importante, insomma, sia saperli individuare sia saperli utilizzare, per l'importanza che ricoprono all'interno della grammatica italiana e di qualsiasi conversazione. Ma partiamo da queste tre frasi:
- Ho mangiato la mela
- La mela era sul tavolo
- Ho mangiato la mela che era sul tavolo
Come potete ben intuire, l'utilizzo di "che" ci ha permesso di evitare la ripetizione della parola "mela", perché ha consentito l'unione fra le proposizioni "ho mangiato la mela" e "la mela era sul tavolo"; il nuovo breve periodo è costituito da una principale e una subordinata con valore relativo ("che", infatti, richiama "la mela che era sul tavolo"). Possiamo formulare molti altri esempi per rendere meglio il concetto:
- Ho scoperto un gioco + il gioco mi piace molto = Ho scoperto un gioco che mi piace molto
- Non voglio leggere il libro + il libro mi è stato regalato dalla professoressa = Non voglio leggere il libro che mi è stato regalato dalla professoressa
- Il cellulare è spento + il cellulare è caduto a terra = Il cellulare che è caduto a terra è spento
La parte del discorso che viene richiamata dal pronome relativo ("la mela", "un gioco", "il libro" e "il cellulare") è definita "antecedente" e deve essere un nome ben determinato; espressioni come *in casa che ho comprato sono, perciò, assolutamente sbagliate, perché "in casa" non è determinato e deve essere per forza sostituito con "nella casa" (quindi aggiungendo alla preposizione semplice l'articolo determinativo, formando una preposizione articolata).
Distinguiamo i pronomi relativi in due gruppi, "variabile" e "invariabile", come nella seguente tabella:
A prescindere da qualsiasi altra considerazione, dunque, "che" non va mai flesso così come "cui": non esiste, insomma, un "che" plurale o femminile, così come non esiste un "cui" maschile e non solo, perché siamo alla presenza di forme invariabili, che hanno, per di più, due valori diversi: "che" può fungere solo da complemento oggetto o soggetto; "cui", invece, da complemento; vediamo i seguenti esempi:
- Ho studiato tutta la lezione che mi aveva assegnato
- L'arancia che ho trovato nel cestino era buona
- L'argomento di cui mi hai parlato è molto interessante
Sulla differenza fra "che" complemento oggetto e soggetto vi rimandiamo a un approfondimento dettagliato con esempi; qui vale la pena riflettere, invece, sul fatto che non potrete mai trovare un caso nel quale "cui" sia usato come soggetto o complemento oggetto: *ho studiato tutta la lezione cui mi aveva assegnato, insomma, è sbagliato. Diverso è il discorso per "che": questo pronome può anche assumere valore temporale - attestato nella letteratura - come in "il giorno che mi sono sposata faceva caldissimo"; ma non solo: gli usi del "che" sono tali e tanti che si parla di "che polivalente", argomento sul quale ci siamo soffermati, proponendo anche in questo caso definizioni ed esempi.
A prescindere da qualsiasi considerazione ulteriore sull'argomento, va sottolineato, insomma, che, se volete essere perfetti nella vostra esposizione (e, soprattutto, scrittura), non dovrete mai e poi mai utilizzare "che" e "cui" in modo improprio.
La tabella mette in evidenza anche "il quale" e le sue forme flesse, "del quale" "al quale" e così via: questo pronome, combinato con la preposizione che vi interessa, ha la stessa funzione di "cui" combinato a sua volta con le altre parti del discorso; in altri termini, "il ragazzo a cui hai parlato" è equivalente a "il ragazzo al quale hai parlato"; il discorso, ovviamente, non vale per *il cui *la cui e così via, perché abbiamo già detto che "cui" ha valore di complemento e non di soggetto/oggetto. Vediamo un po' di esempi che mostrano il corretto utilizzo di tutti i pronomi esaminati sinora:
- L'anello di cui Marco mi ha parlato è sulla scrivania
- Non leggerò mai un libro che parla d'amore
- La ragazza dalla quale sei stato fermato è mia sorella
- Studiare quella materia che odi ti farà bene
- Il direttore con cui abbiamo discusso si è poi scusato
- L'obiettivo al quale punto è un altro
Partiamo dall'ultima frase per dire che l'utilizzo di questi pronomi va ponderato: "al quale" qui rende molto pesante il breve periodo e sarebbe meglio sostituirlo con "a cui" (in contesti più elevati, poi, "a cui" può anche perdere la preposizione semplice "a"); in estrema sintesi, preferite sempre le combinazioni con "cui" a quelle con "quale"; lo stesso vale per "che": meglio scrivere "il ragazzo che mi hai presentato" che "il ragazzo il quale mi hai presentato": "quale", insomma, va relegato soltanto ai contesti più controllati oppure a quelli in cui l'utilizzo di "che" risulterebbe ripetitivo, come in "fino ad allora non ebbi che mia madre, che ora non è più qui" (meglio dire "fino ad allora non ebbi che mia madre, la quale ora non è più qui).
All'interno dei pronomi relativi vanno individuati anche i pronomi relativi doppi, cui abbiamo già dedicato un approfondimento: si tratta di parti del discorso, come "chi", che hanno una duplice funzione, sia relativa sia dimostrativo/indefinita ("chi", infatti, può essere reso anche come "colui che/il quale").
Per verificare se tutto l'argomento vi è chiaro, provate a svolgere gli esercizi mirati che abbiamo preparato: la teoria può sembrare semplice in molti casi, ma le esercitazioni sono indispensabili, per superare qualsiasi compito e, soprattutto, per imparare a esporre bene qualsiasi argomento in tutti i contesti.