Gli aggettivi comparativi e superlativi irregolari si dividono in tre categorie e si formano con meccanismi diversi da quelli di tutti gli altri aggettivi: sono i superlativi in -èrrimo/entissimo e i comparativi e superlativi organici
Gli aggettivi comparativi e superlativi irregolari in italiano possono essere distinti in tre categorie principali, e cioè nelle parole che al superlativo terminano in -èrrimo; in quelle che, invece, finiscono con -entissimo; infine, nei cosiddetti "comparativi e superlativi organici".
Prima di inoltrarci, però, vi rimandiamo al nostro approfondimento sui gradi dell'aggettivo, che qui accenneremo soltanto: il comparativo è l'espressione di un paragone, che può essere di uguaglianza o disuguaglianza; il superlativo, invece, esprime la qualità al massimo grado di intensità e può essere "assoluto" o "relativo", a seconda che il termine cui l'aggettivo si riferisce faccia o meno parte di un gruppo.
Superlativi in -èrrimo
Partiamo dai superlativi in -èrrimo, ricordandovi che il superlativo di un aggettivo di grado positivo si forma con la desinenza -issimo; le parole che andremo ad analizzare qui di seguito sono formate, invece, sulla base del modello latino degli aggettivi in ĒR:
- "Acerrimo" da "acre" (ACĔRRIMUS da ĀCER)
- "Asperrimo" da "aspre" (ASPĔRRIMUS da ASPĔR)
- "Celeberrimo" da "celebre" (CELEBĔRRIMUS da CĔLEBER)
- "Integerrimo" da "integro" (INTEGĔRRIMUS da ĬNTEGER)
- "Miserrimo" da "misero" (MISĔRRIMUS da MĬSER)
- "Saluberrimo" da "salubre" (SALUBĔRRIMUS da SALŪBER)
Potremmo citare anche altre parole, ma, a parte che ormai molte sono cadute in disuso, il meccanismo di formazione è chiaro: la radice da cui si parte è diversa da quella usuale, proprio perché rispecchia la vecchia base latina del nominativo; in genere, invece, a continuarsi non è questo caso ma l'accusativo.
Superlativi in -entissimo
Continuiamo la rassegna degli aggettivi irregolari con le parole che terminano in -entissimo: ci troviamo sempre dinanzi a superlativi; questa volta, però, ciò che cambia è la desinenza del termine: si parte, infatti, da parole che terminano in -ente, come "nutriente", "mal(e)dicente", "beneficente", "benevolente" e così via, i superlativi dei quali sono "nutrientissimo", "maledicentissimo", "beneficentissimo" e "benevolentissimo".
A proposito di questi superlativi, il linguista Luca Serianni scrive in Italiano. Grammatica, sintassi e dubbi che "tutte queste forme di superlativo irregolare hanno, generalmente, scarso impiego nella lingua parlata, che preferisce, quando esistono, le forme regolari (asprissimo, miserissimo), o ricorre a forme modificante con avverbio del tipo [...] molto celebre. Esse vengono inoltre adoperate di preferenza per esprimere significati astratti".
Comparativi e superlativi organici
La rassegna termina con alcuni aggettivi che, accanto alla forma ordinaria, hanno una forma organica, cioè costruita sul modello dei corrispondenti aggettivi latini (l'influenza di questa lingua è ovvia, perché si tratta della madre dell'italiano e di tutte le lingue romanze). Vediamoli assieme:
- Buono
- Comparativo di maggioranza: "migliore", "più buono";
- Superlativo relativo: "il migliore", "il più buono";
- Superlativo assoluto: "ottimo", "buonissimo".
- Cattivo
- Comparativo di maggioranza: "peggiore", "più cattivo";
- Superlativo relativo: "il peggiore", "il più cattivo";
- Superlativo assoluto: "pessimo", "cattivissimo".
- Grande
- Comparativo di maggioranza: "maggiore", "più grande";
- Superlativo relativo: "il maggiore", "il più grande";
- Superlativo assoluto: "massimo", "grandissimo".
- Piccolo
- Comparativo di maggioranza: "minore", "più piccolo";
- Superlativo relativo: "il minore", "il più piccolo";
- Superlativo assoluto: "minimo", "piccolissimo".
- Molto
- Comparativo di maggioranza: "più";
- Superlativo relativo: "il più";
- Superlativo assoluto: "il più".
Esistono, infine, anche forme di comparativi e superlativi organici che sono sopravvisute nel corso del tempo; parliamo di comparativi come "anteriore", "citeriore", "esteriore", "inferiore", "interiore", "posteriore", "superiore", "ulteriore" e superlativi come "estremo", "infimo", "intimo", "postremo/postumo", "primo", "supremo/sommo" e "ultimo". Questi aggettivi non hanno un grado positivo di riferimento, nel senso che non sappiamo a quale base ricondurli ("celeberrimo", invece, può essere ricondotto a "celebre"): ecco perché - scrive Luca Serianni - "molti di questi [...] hanno finito col perdere in tutto o in parte i tratti semantici del comparativo di maggioranza e del superlativo. Così interiore non vuol dire 'che sta più dentro', ma semplicemente 'interno' (in senso astratto: 'un carattere sottomesso a una disciplina interirore' Calvino, Ti con zero)". Da citare, infine, due aggettivi relegati, però, solo all'uso scritto più formale: "recenziore", che è comparativo organico di "recente", e "poziore", che manca, però, del grado positivo.