Qual è la differenza tra semivocali e semiconsonanti? Guida ed esempi per una corretta individuazione
La differenza tra semivocali e semiconsonanti sta in un fatto di posizione e di durata. Prima di entrare nel vivo del discorso, però, vale la pena soffermarsi sui concetti di "semivocale" e "semiconsonante", partendo dalla definizione e continuando con gli esempi.
Semiconsonanti
Definiamo "semiconsonanti" /j/ e /w/, foni che, pur essendo impostati nell'apparato fonatorio come le rispettive vocali /i/ e /u/, hanno una durata decisamente più breve, a tal punto da non poter essere articolati da soli, perché necessitano della vocale tonica o atona successiva.
Esempi di parole con le semiconsonanti /j/ e /w/ possono essere "iato", "piadina", "piovere", "mietere", "aiutare", "fiutare": se provate a pronunciare tutte queste parole, vi accorgerete senz'altro che il suono è diverso, per esempio, da quello che /u/ ha in /'fulmine/ e da quello che /i/ ha in /'fis'sare/; si ha, insomma, la sensazione di incompletezza: come se il suono in questione fosse intermedio tra una vocale e una consonante.
La semiconsonante e la vocale che segue formano un dittongo, che viene definito "ascendente"; seguendo le regole della divisione in sillabe, tale dittongo non può essere in alcun modo scisso: "ieri", perciò, sarà diviso in ie.ri. La ragione è semplice e trova spiegazione proprio in ciò che è stato detto in sede di definizione: il suono completo di questo gruppo non può essere rappresentato solo dalla semiconsonante, che, in un certo senso, necessita di essere completata dal fono successivo (sempre e solo vocalico).
Semivocali
Definiamo "semivocale" /i/ e /u/ (e non /j/ e /w/), quando queste dovessero seguire una vocale atona o tonica; rispetto alle semiconsonanti, la durata è più lunga e hanno pieno valore vocalico. In trascrizione fonetica, infatti, i loro simboli non sono /j/ e /w/ ma /i/ e /u/.
Vediamo qualche esempio con le "semivocali": "neurologo", "flauto", "farai", "lei", "poi" sono tutte parole che presentano una semivocale dopo una vocale atona (come nel caso di "neurologo", dove e non è accentato) o tonica (come in "flauto", "farai", "lei" e "poi", dove tutte le vocali che precedono portano l'accento). Per quanto riguarda la divisione in sillabe, vale quanto detto per le semiconsonanti: la semivocale e la vocale che precede formano dittongo, in questo caso, però, discendente.
Quali problemi?
Sullo statuto delle semivocali e delle semiconsonanti si è molto discusso: alcuni linguisti sono poco propensi persino a inserirle nell'inventario dei fonemi della lingua italiana, perché non sarebbero rappresentate da un numero sufficiente di coppie minime (se ne inviduano poche, tra le quali, per esempio, /kwi/ e /kui/, trascrizione di "cui" e "qui").
In molti casi, per di più, la pronuncia può trarre in inganno. Citiamo da Italiano. Grammatica, sintassi, dubbi del linguista Luca Serianni:
"In molti casi la pronuncia può oscillare tra [i] e [j]: viale e viaggio, ad esempio, si realizzano normalmente con [i], per influsso di via, a cui sono trasparentemente connessi; però, in pronunce più rapide, si passa facilmente a ['vjale] e ['vjadƷdƷo]".
A parte i casi in cui le discussioni restano aperte (o potrebbero aprirsi), le indicazioni proposte dovrebbero, però, permettervi una semplice individuazione.
A parte i casi in cui le discussioni restano aperte (o potrebbero aprirsi), le indicazioni proposte dovrebbero, però, permettervi una semplice individuazione.