Esempi e significato di "anacoluto" o "nominativus pendens" in questo approfondimento
Un esempio di "anacoluto" ne renderà sicuramente più chiaro il significato, perciò partiamo proprio dalla seguente frase per approfondire il concetto: "Io lo sconforto non c'è ma devo darmi da fare" è costruita in modo assolutamente scorretto, secondo qualsiasi grammatica normativa (in cui è separato ciò che è giusto da ciò che è sbagliato); avrete senz'altro notato, infatti, che quello che pareva essere il soggetto ("Marco" e "io") non è collegato sintatticamente al resto della frase.
Differenza tra soggetto logico e soggetto grammaticale
Prima di proseguire, è necessario, però, distinguere il soggetto logico e quello grammaticale:- Il soggetto logico compie effettivamente l'azione (o vive un particolare stato d'animo): nella frase "a Mario piacciono i fiori", per esempio, il soggetto logico è Mario, che è colui al quale piacciono i fiori;
- Il soggetto grammaticale, invece, è quella parte del discorso che concorda nel genere e nel numero con il verbo; nella frase "a Mario piacciono i fiori", quindi, è proprio "i fiori", sintagma che, anzitutto, non è preceduto da una preposizione (e il soggetto, in linea di massima, si presenta sempre così) e che, in secondo luogo, è plurale come "piacciono".
Proviamo a fare altri esempi di soggetto logico e soggetto grammaticale, evidenziando il primo in giallo e il secondo in rosso:
- A me non va giù questa situazione;
- Il ragazzo è stato interrogato dall'insegnante;
- Ci (= a noi) fa paura tutto questo.
Definizione di "anacoluto"
La premessa è necessaria per tornare a "io lo sconforto non c'è ma devo darmi da fare", dove il soggetto logico è "io", che, però, non è collegato sintatticamente al resto delle parti del discorso: è come se restasse sospeso, in attesa di avere un predicato che lo integri perfettamente nel contesto. Ebbene, questo "io", che definiamo anche "nominativus pendens" (proprio perché "pendente") o "tema sospeso", è l'analocuto: si tratta di una parola di chiara derivazione greca, anakóluthon, la cui traduzione rende perfettamente il concetto; significa, infatti, "privo di un seguito".
Riprendiamo da Italiano. Grammatica, sintassi, dubbi del linguista Luca Serianni la definizione:
"Col tradizionale termine di anacoluto ci si riferisce alla frattura di una sequenza sintattica, a un'irregolarità nella costruzione della frase, a un 'cambio di progetto' che interviene nel corso della strutturazione del discorso. Ricorderemo un solo tipo di anacoluto [che è quello su cui ci siamo soffermati ndr] che è forse quello più caratteristico e frequente, ben rappresentato nell'italiano scritto da semicolti (il cosiddetto 'italiano popolare') e nella prosa che lo riproduca. Si tratta dell'anacoluto che nasce dall'impulso ad 'esprimere la preminenza del soggetto logico, ponendolo in primo piano, ad apertura di frase, e subordinandovi, poi [...], il discorso che intorno al soggetto si muove (CORTELLAZZO 1972: 139)".
Esempi di anacoluto
Va da sé, dunque, che nella riproduzione del parlato - e anche nel parlato spontaneo e non controllato - tale costrutto è frequente; lo ritroviamo anche in alcuni proverbi e detti, nonché in autori importanti, come Alessandro Manzoni: "Tanti galli a cantar non fa mai giorno", "io speriamo che me la cavo" (Marcello D'Orta), "chi s'aiuta, Iddio l'aiuta" etc. Dell'autore del romanzo I Promessi Sposi citiamo, invece "quelli che moiono, bisogna pregare Iddio per loro", "i soldati, è il loro mestiere di prendere le fortezze", "il coraggio chi non ce l'ha non se lo può dare" etc.
Il significato della parola, a questo punto, dovrebbe essere chiaro: provate a creare voi stessi degli esempi in cui venga messo in evidenza il soggetto logico non integrato sintatticamente nella frase, per verificare se avete davvero compreso l'argomento.