I pronomi allocutivi possono essere distinti in pronomi naturali e pronomi di cortesia o reverenziali. Cambiati nel corso del tempo, oggi sono utilizzati entro un sistema bipartito. Guida e riflessioni sulle questioni più complesse
I pronomi allocutivi sono pronomi personali tonici e atoni che permettono al parlante o allo scrivente di rivolgersi a un interlocutore, che può essere reale o immaginario. "Allocutivo" deriva, infatti, da ĂLLOQUI, che, tradotto, significa 'rivolgere la parola a qualcuno'. L'utilizzo di questi pronomi è cambiato nel corso del tempo, perché si è passati da un sistema tripartito a un sistema bipartito, con la conseguente ma lenta eliminazione di un elemento dal primo gruppo.
Italiano lingua pro-drop
I pronomi allocutivi sono quelli "naturali", cioè utilizzati per rivolgersi a qualsiasi persona, quindi "tu", con un solo interlocutore; "voi", invece, per più interlocutori. L'italiano è una lingua pro-drop, ciò significa che tollera l'assenza del pronome personale soggetto in una frase dichiarativa; in altri termini, se dite "non hai fatto ciò che ti ho detto" a chi vi ascolta, questi sicuramente capirà che vi state rivolgendo a lui, perché è la desinenza verbale a indicarglielo; si può dire senza ombra di dubbio che l'omissione del pronome personale con funzione di soggetto è persino preferibile: sarà più frequente, per esempio, una frase come "hai studiato bene", detta da un insegnante a un allievo, rispetto a "tu hai studiato bene", dove il pronome è esplicitato. L'utilizzo del "tu", invece, sarebbe stato obbligatorio in una frase come la seguente: "tu hai studiato bene, ma lui no"; qui, infatti, i pronomi "tu" e "lui" sono messi in contrapposizione rispetto al verbo "studiare". Tutto questo, per mettere in evidenza che è vero che i pronomi allocutivi sono naturali, ma lo è altrettanto il fatto che la loro omissione è frequente.
Pronomi di cortesia o reverenziali
Accanto ai pronomi allocutivi naturali va posto l'accento sui pronomi allocutivi di cortesia o reverenziali, che si utilizzano quando non si ha confidenza con la persona cui ci si rivolge. Oggi sono "ella" e "lei" al singolare; "loro" e "voi", al plurale; la forma più diffusa, però, è senz'altro "lei" per il singolare (anche se il "voi" è ancora utilizzato, soprattutto nell'Italia meridionale); "voi", ovviamente, per il plurale.
In passato esisteva un sistema tripartito: oltre al "tu" e al "lei" le conversazioni e le produzioni scritte erano caratterizzate anche dall'utilizzo del "voi", in sostituzione del secondo. Questo sistema tripartito, come quello bipartito attuale, prevedeva che i pronomi potessero essere "reciproci" o "non reciproci/di solidarietà": nel primo caso, tra i due interlocutori si instaura un rapporto paritario di confidenza (entrambi si danno il "lei"); nel secondo caso, invece, un rapporto non paritario (quindi l'uno dà il "lei" all'altro, che, però, risponde con il "tu"). L'unica variabile che sembra influenzare oggi queste dinamiche è l'età; citiamo da Italiano. Grammatica, sintassi, dubbi del linguista Luca Serianni:
"Che cosa ne è oggi delle variabili che condizionano l'uso di allocutivi non reciproci? Ne resta forse una sola: quella dell'età. Il ragazzo si rivolge con il lei all'adulto non familiare (per esempio: insegnante, amico dei genitori o semplice estraneo) e ne è trattato generalmente col tu; e l'eventuale lei dell'adulto al ragazzo indicherò piuttosto freddezza e distacco che non maggiore considerazione per lui".
Sistema bipartito e relitti del "voi"
Il sistema tu-voi/lei è stato progressivamente sostituito - anche se, va ribadito, non in tutta Italia (è largamente diffuso, per esempio, nel napoletano) - dal bipartito tu-lei, in cui "tu" viene utilizzato per persone con le quali si ha confidenza e lei, invece, per portare rispetto a chi non si conosce. Sempre da Italiano. Grammatica, sintassi, dubbi elenchiamo i casi in cui "voi" è ancora utilizzato:
- Nella corrispondenza commerciale: "Riscontriamo la Vostra pregiata del 6 u.s. per comunicarVi...";
- In alcune preghiere, come allocutivo di rispetto: Luca Serianni porta come esempio l'Atto di dolore, ma poi precisa che la preghiera ora è recitata con il "tu";
- In testi letterari e doppiaggi cinematografici ricavati da un originale inglese o francese, anche se la prassi - sempre a detta di Serianni - non coinvolge tutti i traduttori.
Va sottolineata, infine - e non si tratta di un fenomeno caduto in disuso, anzi - la presenza del "noi allocutivo", in espressioni come "non esageriamo!" in luogo di "non esagerare" o "non esageri": è facile notare che, in questo caso, a seconda del grado di familiarità che si ha con l'interlocutore, si preferisce sostituire i secondi due casi con il "noi", per smussare il tono.