La vita, il pensiero e le opere di Gabriele D'Annunzio potrebbero essere argomento della prima prova della Maturità 2013, visto che quest'anno è il 150esimo anniversario della nascita del poeta
Tra le tracce della prima prova della Maturità 2013 farà la sua comparsa Gabriele D'Annunzio? Non sarebbe di certo la prima volta e quest'anno le probabilità sono davvero molto alte: il poeta potrebbe essere stato scelto dal Ministero dell'Istruzione per far riflettere i maturandi sul suo pensiero, le sue liriche e le sue imprese militari: una vissuta continuamente in bilico tra il genio e la spregiudicatezza, molto spesso la follia, a considerare alcuni momenti importanti della sua biografia.
La scelta del MIUR potrebbe ricadere su D'Annunzio per un motivo particolare: quest'anno ricorre il 150esimo anniversario della sua nascita. Essendo una personalità complessa, quella del poeta, deve essere analizzata necessariamente in maniera approfondita, creando anche tutti i collegamenti del caso. Qui di seguito, perciò, vi forniremo tutti gli elementi per portare a termine un saggio breve letterario nel migliore dei modi.
La scelta del MIUR potrebbe ricadere su D'Annunzio per un motivo particolare: quest'anno ricorre il 150esimo anniversario della sua nascita. Essendo una personalità complessa, quella del poeta, deve essere analizzata necessariamente in maniera approfondita, creando anche tutti i collegamenti del caso. Qui di seguito, perciò, vi forniremo tutti gli elementi per portare a termine un saggio breve letterario nel migliore dei modi.
Gabriele D'Annunzio e la vita come un'opera d'arte
Uno dei principi ispiratori della vita e dell'opera di D'Annunzio sta in una sorta di ambizione che non lo ha mai abbandonato, sin dalla più giovane eta:
"Bisogna fare della propria vita - diceva il poeta - come si fa un'opera d'arte. Bisogna che la vita d'un uomo d'intelletto sia opera di lui. La superiorità vera è tutta qui".
E non si può certo dire che la sua vita non sia stata sempre caratterizzata dalla ricerca della perfezione (basti pensare alla villa Il Vittoriale, in cui il nostro espose oggetti di grande prestigio e in cui morì nel 1938).
Nato a Pescara nel 1863 da una famiglia aristocratica, D'Annunzio frequentò il prestigioso Collegio "Cicognini" di Prato, e già in quelle occasioni dimostrava una passione smisurata nei confronti della letteratura e della poesia, che lo ha portato a scrivere la sua prima opera d'arte a soli sedici anni: Primo Vere.
"Bisogna fare della propria vita - diceva il poeta - come si fa un'opera d'arte. Bisogna che la vita d'un uomo d'intelletto sia opera di lui. La superiorità vera è tutta qui".
E non si può certo dire che la sua vita non sia stata sempre caratterizzata dalla ricerca della perfezione (basti pensare alla villa Il Vittoriale, in cui il nostro espose oggetti di grande prestigio e in cui morì nel 1938).
Nato a Pescara nel 1863 da una famiglia aristocratica, D'Annunzio frequentò il prestigioso Collegio "Cicognini" di Prato, e già in quelle occasioni dimostrava una passione smisurata nei confronti della letteratura e della poesia, che lo ha portato a scrivere la sua prima opera d'arte a soli sedici anni: Primo Vere.
Con la pubblicazione di Primo Vere, è sorto in lui il desiderio di conquistare subito la fama, e ha cercato di farlo in modi molto spesso discutibili: dopo l'uscita della raccolta di poesie ha infatti escogitato un modo per dare maggiore visibilità al suo lavoro, inventandosi sua caduta rovinosa da cavallo che gli era costata la vita; un piano, questo, che ha spinto non pochi intellettuali a leggere - e poi apprezzare - i componimenti.
D'annunzio e la concezione del "superuomo"
La sfrenata ambizione può essere facilmente collegabile - ma va comunque contestualizzata - alla sua concezione del superuomo, che aveva poco a che vedere con quella di Friedrich Nitzsche (una differenza, questa, che non potete trascurare): D'Annunzio ha da sempre avvertito di essere l'essere umano trasformato di cui Nietzsche ha parlato nell'arco di gran parte della propria opera. Ma il significato del superuomo, non solo a causa dei nazisti, ma anche a causa del poeta è stato stravolto: se il filosofo tedesco lo ha descritto come un uomo capace di soverchiare gli antichi valori, per creare una realtà priva di costrizioni, il letterato, invece, lo ha concepito come un uomo straordinario, degno di imprese di eccezionale eroicità.
I temi dell'opera, tra piacere, istinto e panismo
I temi più importanti di tutta l'opera dannunziana vanno ricercati non soltanto nel superuomo, ma anche nel conflitto ragione-istinto, nel panismo e nel piacere, da cui deriva l'omonimo romanzo.
Nel capolavoro intitolato proprio Il piacere, D'Annunzio ha descritto la vita costellata di grandi soddisfazioni di un giovanissimo esteta di nome "Andrea Sperelli" (suo
alter ego), molto colto, proveniente da una famiglia di nobili, grande
apprezzatore di ogni forma artistica, e desideroso di vivere una
esistenza degna di essere vissuta. Ma i suoi desideri, quasi fuori dal mondo, gli regalano, alla fine, solo tristezza e
solitudine, che alla fine restano le sue uniche compagne. Nel romanzo Le vergini delle rocce, per contro, emerge la figura di un eroe senza imperfezioni, audace, vera rappresentazione del "suo" superuomo.
D'Annunzio non ha mai considerato la ragione come strumento dedito alla conoscenza del mondo: solo l'istinto - debole, a suo avviso, nell'uomo - può scoprire le verità del mondo, rendendolo tutt'uno con la natura e creando un equilibrio che si ricerca vanamente, invece, anche con i ragionamenti più difficili.
L'estasi panica trova la massima espressione nella poesia La pioggia nel pineto (tratta da Alcyone): il poeta e la sua amata vengono trasformati dalla pioggia; divengono elementi naturali, che si confondono in uno scenario meraviglioso, descritto in maniera precisa ed evocativa, attraverso l'uso di figure retoriche quali l'allitterazione, la sinestesia, le similitudini, le anafore, e le onomatopee.
L'estasi panica trova la massima espressione nella poesia La pioggia nel pineto (tratta da Alcyone): il poeta e la sua amata vengono trasformati dalla pioggia; divengono elementi naturali, che si confondono in uno scenario meraviglioso, descritto in maniera precisa ed evocativa, attraverso l'uso di figure retoriche quali l'allitterazione, la sinestesia, le similitudini, le anafore, e le onomatopee.
D'Annunzio, la guerra e il legame con Benito Mussolini
Non dovrete perdere di vista neanche quella che per il celeberrimo poeta era una delle dimostrazioni di superiorità più importanti degli uomini veri, ossia l'uso della forza in guerra: Gabriele D'Annunzio era convinto che l'uomo autentico dovesse disprezzare l'ozio, per catapultarsi, invece, in avventure che fossero in grado di rafforzare il suo spirito, come l'esperienza della guerra.
Non per niente, si arruolò nell'esercito e prese parte a numerose azioni belliche durante il Primo Conflitto Mondiale, dopo il quale il poeta-soldato si rese protagonista della nota marcia su Fiume, per tentare la conquista di una città che ritorno libera solo con il Trattato di Rapallo del 1920.
D'Annunzio è stato anche un grande estimatore di Benito Mussolini, al quale ha inviato parecchie lettere, proprio come la seguente:
Non per niente, si arruolò nell'esercito e prese parte a numerose azioni belliche durante il Primo Conflitto Mondiale, dopo il quale il poeta-soldato si rese protagonista della nota marcia su Fiume, per tentare la conquista di una città che ritorno libera solo con il Trattato di Rapallo del 1920.
D'Annunzio è stato anche un grande estimatore di Benito Mussolini, al quale ha inviato parecchie lettere, proprio come la seguente:
"Mio caro Benito Mussolini, chi conduce un'impresa di fede e di
ardimento, tra uomini incerti o impuri, deve sempre attendersi d'essere
rinnegato e tradito 'prima che il gallo canti per la seconda volta'. E
non deve adontarsene né accorarsene. Perché uno spirito sia veramente
eroico, bisogna che superi la rinnegazione e il tradimento. Senza dubbio
voi siete per superare l'una e l'altro. Da parte mia, dichiaro anche
una volta che — avendo spedito a Milano una compagnia di miei legionari
bene scelti per rinforzo alla vostra e nostra lotta civica — io vi
pregai di prelevare dalla somma delle generosissime offerte il soldo
fiumano per quei combattenti. Contro ai denigratori e ai traditori fate
vostro il motto dei miei "autoblindo" di Ronchi, che sanno la via
diritta e la meta prefissa".
Le opere maggiori di D'Annunzio
Affrontati i tempi principali, che vi permetteranno senz'altro di avere un'idea generale del poeta, non ci resta che proporvi, per completezza, le opere più famose di Gabriele D'Annunzio, affinché possiate citarle a suffragio della vostra argomentazione:
- Primo vere
- Canto novo
- Intermezzo di rime
- Il piacere
- L'innocente
- Poema paradisiaco
- Il trionfo della morte
- Le vergini delle rocce
- La città morta
- La Gioconda
- Il fuoco Laudi
- Le novelle della Pescara
- La figlia di Iorio
- La fiaccola sotto il moggio
- La nave
- Forse che sì forse che no
- Notturno
- Il libro segreto
In pochi piccoli passi, e con tanto studio, anche una difficile traccia d'italiano può essere portata a termine senza difficoltà: in bocca al lupo!