Quanti e quali usi ha l'imperfetto italiano nella lingua d'oggi? Una semplice guida a uno dei tempi più complessi del modo indicativo
L'imperfetto è uno degli otto tempi del modo indicativo che si forma aggiungendo alla radice del verbo il grafema v, seguito, ovviamente, dalla desinenza. Ne proponiamo subito un esempio con tre verbi, uno della prima, uno della seconda e uno della terza coniugazione: 1. Mangiavo 2. Temevi 3. Usciva 4. Mangiavamo 5. Temevate 6. Uscivano
Differenza tra imperfetto e passato remoto
Il verbo viene coniugato all'imperfetto o quando l'azione nel passato è incompiuta oppure quando le coordinate temporali di questa azione non sono state espresse; qui confronteremo gli stessi verbi, prima coniugati al passato remoto e poi all'imperfetto, proprio per rimarcare l'incompiutezza:
2. Mangiavo come te un tempo, ma poi ho smesso.
1. Temé (temette) quella persona più del suo peggior nemico;
2. Temeva quella persona più del suo peggior nemico.
Se confrontate i brevi periodi di ogni singola coppia, noterete senz'altro che nei primi l'azione è conclusa; nei secondi, invece, non lo è affatto; vediamo il numero 2 della seconda coppia: sappiamo che il soggetto di cui si parla "temeva quella persona più del suo peggior nemico", ma non abbiamo informazioni sul suo timore attuale o su come la situazione sia cambiata nel tempo; nel periodo numero 1, invece, con l'utilizzo di "temette" sappiamo che il soggetto "temeva quella persona", ma adesso non la teme più (ricordiamo che passato remoto e passato prossimo sono intercambiabili; si poteva anche scrivere, perciò, "ha temuto quella persona più del suo peggior nemico").
Usi e contesti dell'imperfetto italiano
La formazione del tempo è molto semplice, perciò qui ci soffermeremo soprattutto sull'uso dell'imperfetto italiano, cioè sui vari contesti nei quali viene impiegato dalla comunità di parlanti (e scriventi). Seguendo la classificazione del linguista Luca Serianni in Italiano. Grammatica, sintasi, dubbi, distinguiamo:
- Imperfetto descrittivo, caratteristico delle descrizioni: es. "Il cielo era più scuro del solito: sarebbe successo qualcosa o forse molto di più";
- Imperfetto iterativo, utilizzato per mettere in evidenza l'abitualità dell'azione: es. "In genere non usciva mai di giorno, ma quella mattina fece uno strappo alla regola";
- Imperfetto conativo, usato per esprimere fatti che non sono effettivamente accaduti o che sono stati enunciati appena: es. "Un altro po' e gli tiravo un pugno!";
- Imperfetto di modestia, per presentare in modo attenuato una richiesta: es. "Volevo chiederle se fosse possibile spostare il mio esame";
- Imperfetto irreale, cioè quello utilizzato in luogo del condizionale in un periodo ipotetico: es. "Se lo sapevo, venivo"
- Imperfetto onirico e ludico, caratteristico dei resoconti di sogni e delle attività infantili (in quest'ultimo caso, quando si distribuiscono i ruoli): es. "Ti dicevo... Cercavo di svegliarlo ma non mi riusciva e a un certo punto... Il sogno è finito!", "Io facevo il dottore e tu il paziente, capito?";
- Imperfetto prospettivo, per indicare il futuro nel passato che in genere si esprime con il condizionale composto: es. "Ripartiva il giorno stesso" invece di "Sarebbe ripartito il giorno stesso";
- Imperfetto narrativo, che Serianni spiega così:
"Il particolare valore di questo tempo verbale [...] parrebbe contravvenire alla 'vocazione aspettuale' dell'imperfetto, in quanto assume spesso connotati decisamente perfettivi (BERTINETTO 1986:381). Ciò può scpiegarsi risalendo all'orginario ufficio stilistico dell'imperfetto narrativo, che è probabilmente quello di 'prolungare la durata dell'azione espressa dal verbo, immobilizzandola in certo modo danvanti agli occhi del lettore'. L'esempio che propone in seguito vi chiarirà senz'altro le idee, perché dà proprio l'idea di un'azione che, pur essendo effettivamente finita, viene espressa con l'imperfetto e di conseguenza prolungata: "Della grave situazione si rendeva immediatamente conto un anziano pescatore [...], il quale, vestito com'era, si lanciava in acqua, sollevava il corpo inerte del giovane e lo portava sulla banchina dove tentava disperatamente di tenerlo in vita con la respirazione bocca a bocca. Purtroppo i suoi sforzi risultavano vani (Il Mattino, 28.11.1986, 21)".
Questa classificazione degli usi non deve spaventarvi: come abbiamo detto, si tratta di un resoconto che dipende proprio dalla comunità dei parlanti; tutto, insomma, dovrebbe risultarvi estremamente naturale.