Riassunto, temi e caratteristiche della scuola toscana di transizione, il cui esponente principale è stato Guittone d'Arezzo
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Il contesto cultura cui bisogna fare riferimento è quello dei Comuni toscani, decisamente meno nobile rispetto alla Sicilia, ma molto più vivace. Il letterato, quindi, non è più un cortigiano, ma un cittadino comune, con le sue passioni e le sue rivalità. Ecco quindi che le tematiche civili e morali entrano a fare parte dei testi della letteratura italiana.
Il nome della scuola è ovviamente dato dai posteri, per indicare un’esperienza al mezzo tra la scuola siciliana e il dolce stil novo; se vogliamo, quindi, esso ha anche carattere spregiativo, per indicare un gruppo che in realtà non aderì a nessuna scuola ben precisa.
Guittone d'Arezzo, il poeta principale della scuola toscana
L’esponente principale è Guittone d’Arezzo. Fu un esponente di spicco della parte più conservatrice dei Guelfi; entrò a far parte dell’Ordine dei Cavalieri di Santa Maria, che si ispirava ad una versione moderata del pensiero di Francesco (tra l'altro autore, del Cantico delle Creature, primo testo della letteratura italiana).
La sua poesia va divisa in tre grandi filoni: le liriche d’amore, che riprendono i temi cortesi e della scuola siciliana; i testi politici; le poesie religiose, scritte dopo la conversione cui si è fatto cenno.
La sua poesia va divisa in tre grandi filoni: le liriche d’amore, che riprendono i temi cortesi e della scuola siciliana; i testi politici; le poesie religiose, scritte dopo la conversione cui si è fatto cenno.
La caratteristica principale di Guittone è il trobar clus, di cui egli è il maggiore rappresentante in Italia. Il suo stile è arduo e difficile nella ricerca formale. Spesso i suoi testi sono poco chiari, perché legati ai giochi verbali o ad allusioni non immediatamente comprensibili. Ad esempio:
Oh lasso, or quale dia
fu mai tanto crudel dannaggio audito?
Si notano la forma “dia” propria del siciliano e la costruzione sintattica complessa, oltre all’uso del termine “dannaggio” per “danno”.
Oh lasso, or quale dia
fu mai tanto crudel dannaggio audito?
Si notano la forma “dia” propria del siciliano e la costruzione sintattica complessa, oltre all’uso del termine “dannaggio” per “danno”.