Commento alla canzone di Guido Guinizzelli, Al cor gentil rempaira sempre amore: guida a una corretta comprensione del testo con riferimenti al contesto storico-letterario in cui è sorto
La canzone di Guido Guinizzelli Al cor gentil rempaira sempre amore è senza ombra di dubbio il suo testo più conosciuto, ma è soprattutto importante perché ci permette di comprendere alcuni temi e termini chiave di quello che poi verrà chiamato il "dolce stil novo". Per questo motivo viene considerato il manifesto di una scuola la cui natura è da comprendere con attenzione.
Il testo è, come si è compreso, molto importante per affrontare lo studio di questo periodo della letteratura italiana, ma è al contempo piuttosto difficile, sia per la forma in cui è scritto, sia per la lingua distante dalla nostra, sia per i concetti filosofici espressi, che diventano in alcuni punti di impervia comprensione. Quindi, invece di avventurarsi in una poco agevole parafrasi e in un elenco dei temi, è più sensato comprendere il messaggio proposto e capire così il valore del testo.
Il tema della nobilità in Guido Guinizzelli
Guinizzelli, attraverso la poesia, analizza il tema della nobiltà, da lui definito “gentilezza”. Si tratta di una qualità naturale dell’animo, che supera quindi l’idea di nobiltà di sangue, che si tramanda di padre e figlio, come noi intendiamo comunemente il termine. Tale riflessione va inserita nella più ampia discussione suscitata dalla nascita della nuova nobiltà cittadina (potremmo chiamarla anche "borghesia") tipica dei comuni. Con un ragionamento sottile e complesso, l’autore afferma che la gentilezza del cuore è legata in modo indissolubile all’amore, perché essi sono stati fatti assieme; e la donna si innamora appunto solo del cuore gentile, perché il fuoco dell’amore non si può che legare lì. Il sentimento viene visto anche nella sua componente selvaggia e indomabile (Guinizzelli usa l’aggettivo “fero”).
In seguito il filo del ragionamento si allarga, e prende in considerazione termini della filosofia aristotelica, come "potenza" e "atto". La potenza è ciò che un corpo o un essere o una virtù hanno dentro di loro, a prescindere dalla loro manifestazione, che è l’atto. Per esempio, un masso in cima a una collina in potenza può schiacciare ciò che sta sotto, e quando ciò avviene possiamo parlare di atto. Questo basta per comprendere ciò che dice il poeta: la vera nobiltà in potenza si può trovare solo nell’uomo gentile, che poi grazie all’amore si trasforma in atto, cosa che non avviene con il cuore “vile”.
Differenze tra Dante Alighieri e Guido Guinizzelli
La parte finale della canzone introduce anche, per così dire, l’elemento sacro. Guido Guinizzelli immagina un colloquio con Dio, che potrebbe rimproverargli di essersi dedicato all’amore invece che a Lui. La risposta finale del poeta è lontanissima da quella di Dante: la donna infatti sembra un angelo, e quindi il poeta non può essere rimproverato per quanto ha fatto. Proprio da qui, come si diceva, partirà la critica dell'Alighieri..