Qual è il rapporto di Giovanni Boccaccio con le donne nel Decameron? E quale, invece, quello che si evince dalle opere giovanili e della maturità?
Nelle opere di Giovanni Boccaccio compaiono più volte le donne, talvolta con atteggiamenti differenti. Il Decameron, ad esempio, è dedicato alle donne. Nel proemio generale, l’autore spiega la volontà di riferirsi ad un pubblico non esplicitamente colto, ma che sia nobile nel sentire. Il Decameron, infatti, è un’opera di diletto, non didattica: cioè implica l’eleganza ma non necessariamente la necessità di essere dotti. L’autore dichiara di voler “alcuno alleggiamento prestare” e prosegue:
"E chi negherà questo, quantunque egli si sia, non molto più alle vaghe donne che agli uomini convenirsi donare? Esse dentro a’ dilicati petti, temendo e vergognando, tengono l’amorose fiamme nascose, le quali quanto più di forza abbian che le palesi coloro il sanno che l’hanno provate".
Si ricava, insomma, una sorta di comunità di intenti; le donne costituiscono le interlocutrici privilegiate dell’opera, coloro che, grazie ad un minimo di cultura, sono in grado di recepire i contenuti dell’opera e ricavare piacere dalla lettura (a differenza degli uomini, che, invece, potevano trovare svago in molte attività loro concesse). Non si tratta, sia chiaro, di un pubblico popolare, ma pur sempre di un pubblico di élite.
Le donne sono poi protagoniste di molte novelle del Decameron, come nel caso di Lisabetta da Messina (IV, 5), Peronella (VII, 2), Griselda (X, 10); oppure sono personaggi importanti, come nel caso di Federigo degli Alberighi (V, 9).
Oltre il Decameron: le opere giovanili e la maturità
La donna è presente anche nelle altre opere di Bocaccio, quelle cosiddette giovanili. L’esempio più chiaro è costituito dall’Elegia di madonna Fiammetta. Fiammetta è una donna terrena, che non aspira alla salvezza del Paradiso, ma anzi sceglie la fama terrena, al di là degli scrupoli morali o religiosi. Assume, quindi, il ruolo di soggetto, non di oggetto dell’amore, con una notevole novità rispetto alla tradizione precedente. Boccaccio vuole anche contrastare le discriminazioni sessuali, notando come anche le donne siano in grado di tradire gli uomini ai quali, di conseguenza, “non si fa ingiuria, se per quella legge, che essi trattano altrui, sono trattati essi”. A questo tema, per altro, è dedicata anche la VII giornata del Decameron.
Alle idee finora espresse sembrano fare da contraltare le opere della maturità, come il Corbaccio, improntato da una violenta misoginia; in esso si svela la ripugnante natura della donna e si esorta l’uomo a rinunciare alle donne per dedicarsi allo studio e alla conoscenza. Secondo alcuni critici, si tratta però di un esperimento all’interno del filone della satira misogina, particolarmente diffuso nel Medioevo.