Guida alla formazione del plurale dei nomi italiani: ecco come comportarsi in tutti i casi, senza cadere nelle trappole delle irregolaritÃ
Come formare il plurale dei nomi in italiano? L'argomento può sembrare semplice, e in molti casi lo è, però non sempre riesce facile dire qual è il plurale di un sostantivo, senza avere dei punti di riferimento ben precisi; esistono, infatti, tante e tali categorie di nomi che molto spesso confondersi non è difficile. Con questa guida cercheremo di fare un sunto delle varie possibilità , attingendo pure ai diversi approfondimenti che già pubblicati. Ma veniamo al dunque.
Che il nome sia una parte variabile del discorso è dimostrato dal fatto che la sua flessione cambia in base al genere e al numero dei referenti che rappresenta: diremo, quindi, "un cane" per far riferimento a un solo animale e "più cani" per riferirci a più creature; così come diremo "un ragazzo" per indicare un adolescente maschio e "una ragazza" per indicare un'adolescente femmina.
Ma singolare e plurale del nome non possono essere certo liquidati in poche righe; distinguiamo, infatti, tre classi di sostantivi:
Nomi in -a: il papa, il problema, la giacca, la figura
I nomi maschili di questo gruppo formano il plurale in -i; i nomi femminili, in -e: diremo, quindi, "i papi", "i problemi", "le giacche", "le figure".
All'interno di questa categoria segnaliamo i nomi maschili e femminili terminanti in -ca e in -ga, i quali formano il plurale rispettivamente con -chi/ghi, -che/ghe: diremo, perciò, la pesca/le pesche e il monarca/i monarchi.
Fa molto discutere, infine, la categoria dei nomi femminili terminanti in -cia/-gia, per i quali gli studiosi propongono due procedimenti di formazione: si veda, a tal proposito, l'esempio provincia/province.
Nomi in -o: il peso, lo scivolo, la mano, l'eco
I nomi maschili terminanti in -o formano il plurale con -i; i nomi femminili, pure (anche se il loro numero è estremamente ridotto); diremo, quindi, il peso/i pesi, lo scivolo/gli scivoli, la mano/le mani, l'eco/gli echi (anche se in alcuni casi sopravvive la poetica "le eco", che è comunque sconsigliabile);
All'interno di questa categoria, segnaliamo la presenza del tipo il medico/i medici, quindi terminante in -co (o -go), che crea parecchi problemi e che abbiamo trattato in questo approfondimento.
Va messa in evidenza pure la presenza dei nomi in -io: "assassino" e "assassinio", per esempio, dovrebbero formare il plurale allo stesso modo, quindi con "assassini"; per evitare ambiguità , però, il nome terminante in -io, "assassinio", prende la doppia -i ("assassinii") e l'altro, invece, termina con una soltanto ("assassini").
Nomi in -e: l'amore, il cane, l'arte, la chiave, la superficie
Entrambe le categorie formano il plurale con -i; direte, quindi, l'amore/gli amori, il cane/i cani, l'arte/le arti, la chiave/le chiavi, la superficie/le superfici.
Le indicazioni che qui sono state fornite non valgono, ovviamente, per tutti i casi: esistono, infatti, le dovute eccezioni che, come sempre, confermano la regola. Quanto detto va completato, comunque, con la trattazione di alcuni plurali particolari (il più delle volte irregolari):
- Nomi con doppio plurale: il braccio/i bracci, le braccia - il ciglio/i cigli, le ciglia - il fondamento/i fondamenti, le fondamenta; da notare che il doppio plurale causa cambiamento di significato: pensate, per esempio, alle "ciglia dell'occhio" e ai "cigli delle strade";
- Nomi con doppio singolare e plurale: la strofa, la strofe/le strofe, le strofi - l'orecchio, l'orecchia/gli orecchi, le orecchie;
- Nomi invariabili: la città /le città , la virtù/le virtù, il caffè/i caffè.
- Nomi stranieri, per i quali vi invitiamo a consultare questo approfondimento sulla parola film;
- Nomi composti, che abbiamo già trattato qui.
- Nomi difettivi di singolare o di plurale.
La formazione del plurale dei sostantivi, così come degli aggettivi e, in generale, di qualsiasi parte del discorso che sia variabile, non è semplice: il parlante nativo, però, è esposto alla lingua italiana per tutta la sua vita, quindi questo coacervo di regole (e tendenze) risulta in molti suoi aspetti naturale.