L'Inferno di Dante Alighieri in un riassunto che illustra il percorso del poeta nelle viscere degli inferi, dalla selva oscura fino all'incontro con Lucifero. Semplice guida alla prima cantica della Commedia
Questo riassunto sull'Inferno di Dante Alighieri vuole essere una semplice guida a tutti i canti della Divina Commedia, con particolare riferimento al percorso che Dante compie nelle viscere degli inferi.
La Commedia inizia portandoci direttamente nel cuore della vicenda: Dante si perde in una “selva oscura”, che rappresenta allegoricamente il peccato. Scorto un colle illuminato dal sole (la salvezza illuminata da Dio), cerca di salirlo per sfuggire alla paura del luogo, ma viene fermato da tre fiere (un leone, una “lonza” e una lupa, che rappresentano tre peccati, forse la superbia, la lussuria e la cupidigia, ma le interpretazioni sono molteplici) che lo ricacciano nell’oscurità della selva e quindi del peccato.
Un’anima appare: è il poeta Virgilio, rappresentazione allegorica della razionalità e della filosofia, che invita Dante a compiere un altro viaggio, nell’oltretomba, per sfuggire alla lupa. Profetizza inoltre la venuta di un “veltro” che la scaccerà . Prima di iniziare il cammino, Dante è preoccupato di non esserne all’altezza; Virgilio spiega che è stata Beatrice stessa, la sua donna amata, a dirgli di andare da Dante. Maria ha visto la sua condizione (grazia preveniente) e ha sollecitato S. Lucia (grazia illuminante), che a sua volta si è recata da Beatrice (grazia operante). A questo punto Dante decide di intraprendere con consapevolezza il viaggio.
Un’anima appare: è il poeta Virgilio, rappresentazione allegorica della razionalità e della filosofia, che invita Dante a compiere un altro viaggio, nell’oltretomba, per sfuggire alla lupa. Profetizza inoltre la venuta di un “veltro” che la scaccerà . Prima di iniziare il cammino, Dante è preoccupato di non esserne all’altezza; Virgilio spiega che è stata Beatrice stessa, la sua donna amata, a dirgli di andare da Dante. Maria ha visto la sua condizione (grazia preveniente) e ha sollecitato S. Lucia (grazia illuminante), che a sua volta si è recata da Beatrice (grazia operante). A questo punto Dante decide di intraprendere con consapevolezza il viaggio.
Inferno, canti III-X: le anime dei dannati
Superato l’ingresso dell’Inferno, Dante e Virgilio incontrano i pusillanami, che neppure l’Inferno vuole poiché “mai non fur vivi”, non avendo scelto né il bene né il male. Arrivano all’Acheronte e vengono traghettati da Caronte, dopo un’iniziale resistenza a trasportare Dante, poiché ancora vivo. Virgilio però spiega che “vuolsi così colà dove si puote / ciò che si vuole”. Un bagliore squarcia il buio e Dante sviene.
Si risveglia, e si ritrova nel Limbo, ossia nella zona dell’Inferno dedicata a chi non ha ricevuto il Battesimo “ch’è porta de la fede che tu credi” e che non ha colpe, se non questa. Si trovano qui gli spiriti magni del passato, tra cui Omero, Orazio, Ovidio, Lucano. Al centro del Limbo sta un nobile castello, forse rappresentazione della sapienza. Separatasi dal gruppo, Dante e Virgilio giungono in una zona in cui non c’è più luce (segno della mancanza totale di Dio).
Il secondo cerchio, dove sono puniti i lussuriosi (“i peccator carnali, / che la ragion sottomettono al talento”), è custodito da Minosse, che ha il compito di stabilire quale sia il girone cui ogni anima è destinata, la più bassa in base al più grave dei suoi peccati. Dante chiede di parlare con Francesca da Rimini e Paolo.
Al termine, Dante sviene e al suo risveglio è nel terzo cerchio, dove sotto una pioggia continua di grandine, neve e acqua sporca sono puniti i golosi, ulteriormente tormentati da Cerbero (Virgilio lo placa gettandogli una manciata di terra: la gola è un peccato che può essere combattuto con estrema facilità dalla ragione). Dante incontra Ciacco, cui pone alcune domande sul destino di Firenze e da cui riceve una profezia sulla città . Sul finire del canto VI, Virgilio spiega a Dante che dopo il giudizio universale i dannati soffriranno molto di più, perché le anime saranno riunite al corpo.
Nel quarto cerchio, con guardiano Pluto, sono puniti avari e prodighi, compresi molti uomini di Chiesa, e si rinfacciano a vicenda il proprio peccato. Scesi nel quinto cerchio, Dante e Virgilio arrivano alla palude Stigia, in cui sono immersi gli iracondi. Vengono trasportati dalla barca di Flegià s; durante la traversata, Dante ha un colloquio stizzito con Filippo Argenti. Arrivati alla città di Dite, i diavoli che la proteggono cercano di impedire l’accesso alla zona più bassa dell’Inferno; a nulla valgono le parole del poeta latino. Sulle mura appaiono inoltre le tre Furie (Megera, Aletto e Tisifone); giunge però un messo celeste, che ricorda alle creature infernali che non ci si può opporre al volere divino. Allegoricamente, la razionalità è in grado di comprendere il male, ma solo Dio e la grazia divina possono aiutarci a superarlo.
Il sesto cerchio sembra un cimitero; vi sono puniti gli Eretici, tra cui Cavalcante de’ Cavalcanti (padre di Guido Cavalcanti) e Farinata degli Uberti, che durante il colloquio espone una nuova profezia a Dante.
Si risveglia, e si ritrova nel Limbo, ossia nella zona dell’Inferno dedicata a chi non ha ricevuto il Battesimo “ch’è porta de la fede che tu credi” e che non ha colpe, se non questa. Si trovano qui gli spiriti magni del passato, tra cui Omero, Orazio, Ovidio, Lucano. Al centro del Limbo sta un nobile castello, forse rappresentazione della sapienza. Separatasi dal gruppo, Dante e Virgilio giungono in una zona in cui non c’è più luce (segno della mancanza totale di Dio).
Il secondo cerchio, dove sono puniti i lussuriosi (“i peccator carnali, / che la ragion sottomettono al talento”), è custodito da Minosse, che ha il compito di stabilire quale sia il girone cui ogni anima è destinata, la più bassa in base al più grave dei suoi peccati. Dante chiede di parlare con Francesca da Rimini e Paolo.
Al termine, Dante sviene e al suo risveglio è nel terzo cerchio, dove sotto una pioggia continua di grandine, neve e acqua sporca sono puniti i golosi, ulteriormente tormentati da Cerbero (Virgilio lo placa gettandogli una manciata di terra: la gola è un peccato che può essere combattuto con estrema facilità dalla ragione). Dante incontra Ciacco, cui pone alcune domande sul destino di Firenze e da cui riceve una profezia sulla città . Sul finire del canto VI, Virgilio spiega a Dante che dopo il giudizio universale i dannati soffriranno molto di più, perché le anime saranno riunite al corpo.
Nel quarto cerchio, con guardiano Pluto, sono puniti avari e prodighi, compresi molti uomini di Chiesa, e si rinfacciano a vicenda il proprio peccato. Scesi nel quinto cerchio, Dante e Virgilio arrivano alla palude Stigia, in cui sono immersi gli iracondi. Vengono trasportati dalla barca di Flegià s; durante la traversata, Dante ha un colloquio stizzito con Filippo Argenti. Arrivati alla città di Dite, i diavoli che la proteggono cercano di impedire l’accesso alla zona più bassa dell’Inferno; a nulla valgono le parole del poeta latino. Sulle mura appaiono inoltre le tre Furie (Megera, Aletto e Tisifone); giunge però un messo celeste, che ricorda alle creature infernali che non ci si può opporre al volere divino. Allegoricamente, la razionalità è in grado di comprendere il male, ma solo Dio e la grazia divina possono aiutarci a superarlo.
Il sesto cerchio sembra un cimitero; vi sono puniti gli Eretici, tra cui Cavalcante de’ Cavalcanti (padre di Guido Cavalcanti) e Farinata degli Uberti, che durante il colloquio espone una nuova profezia a Dante.
Inferno, canti XI-XVII: il Basso Inferno
Presso la tomba di papa Anastasio II, Virgilio spiega a Dante la divisione del Basso Inferno: i violenti in tre gironi, poi i fraudolenti verso chi non si fida (bolge) e infine i fraudolenti verso chi si fida (i traditori). Viene poi spiegato il peccato degli usurai.
I due poeti incontrano il minotauro, immaginato da Dante con la testa umana e il corpo taurino. Giungono al Flagetonte, fiume di sangue bollente in cui sono immersi i violenti contro il prossimo, custoditi dai centauri. Entrano quindi nella selva dei suicidi, che, avendo rinunciato alla propria vita, sono ora trasformati in alberi a cui è appeso il loro corpo. Sono straziati dalle Arpie e dagli scialacquatori inseguiti da Cani. Dante colloquia con Pier della Vigna e un altro fiorentino.
Nel terzo girone sono puniti i violenti contro Dio, tra cui Capaneo. Virgilio spiega che tutti i fiumi infernali si originano dalle lacrime del Veglio di Creta. Nella landa di fuoco i poeti incontrano i sodomiti e Dante ha l’occasione di parlare con il suo maestro, Brunetto Latini e poi con tre fiorentini (Guido Guerra, Iacopo Rusticucci e Tegghiaio Aldobrandi), che spiegano che la causa della corruzione di Firenze sono “la gente nuova e i subiti guadagni”. Virgilio getta una corda nel burrone e arriva il mostro Gerione, che rappresenta la frode. Dopo aver visitato gli usurai, i due scendono in groppa al mostro.
I due poeti incontrano il minotauro, immaginato da Dante con la testa umana e il corpo taurino. Giungono al Flagetonte, fiume di sangue bollente in cui sono immersi i violenti contro il prossimo, custoditi dai centauri. Entrano quindi nella selva dei suicidi, che, avendo rinunciato alla propria vita, sono ora trasformati in alberi a cui è appeso il loro corpo. Sono straziati dalle Arpie e dagli scialacquatori inseguiti da Cani. Dante colloquia con Pier della Vigna e un altro fiorentino.
Nel terzo girone sono puniti i violenti contro Dio, tra cui Capaneo. Virgilio spiega che tutti i fiumi infernali si originano dalle lacrime del Veglio di Creta. Nella landa di fuoco i poeti incontrano i sodomiti e Dante ha l’occasione di parlare con il suo maestro, Brunetto Latini e poi con tre fiorentini (Guido Guerra, Iacopo Rusticucci e Tegghiaio Aldobrandi), che spiegano che la causa della corruzione di Firenze sono “la gente nuova e i subiti guadagni”. Virgilio getta una corda nel burrone e arriva il mostro Gerione, che rappresenta la frode. Dopo aver visitato gli usurai, i due scendono in groppa al mostro.
Inferno, canti XVIII-XXX: le dieci bolge
La prima bolgia raccoglie ruffiani e seduttori; la seconda punisce nello sterco gli adulatori. Nella terza sono conficcati nel terreno, con le piante dei piedi che bruciano, i simoniaci. Dante colloquia con papa Niccolò III e sbotta in un’invettiva contro la corruzione della Chiesa.
Nella quarta bolgia gli indovini sono costretti a camminare con la testa rivolta all’indietro, per aver voluto in vita vedere troppo avanti. Nella quinta, i barattieri sono immersi nella pece bollente e torturati dai diavoli (si ricordi che Dante era stato esiliato da Firenze con l’accusa di baratteria). Dante si nasconde e Virgilio discute con il diavolo Malacoda, che li lascia passare raccontando però delle bugie sul proseguo del viaggio e facendoli scortare da dieci diavoli, che però si fanno ingannare da un anima e si azzuffano.
I due poeti riescono a fuggire gettandosi nella bolgia successiva, in cui sono puniti gli ipocriti, costretti a camminare sotto un pesante mantello di piombo rivestito d’oro. A parte sono puniti Caifas, Anna e i farisei del Sinedrio. Nella settima bolgia, i ladri si tramutano in serpenti. I poeti incontrano Vanni Fucci, che in uno scontro verbale predice la sconfitta di Dante e dei guelfi bianchi.
Nell’ottava bolgia, i consiglieri fraudolenti sono punti all’interno di fiamme: Dante incontra Ulisse e con Guido da Montefeltro, che racconta la sua drammatica vicenda e il colloquio tra San Francesco e un diavolo per la sua anima. Nella nona bolgia sono puniti tramite mutilazioni i seminatori di discordia; Dante incontra Maometto e altri dannati. Nella decima bolgia, infine, i poeti vedono e incontrano i falsatori di metalli, di persona, di moneta e di parola.
Nella quarta bolgia gli indovini sono costretti a camminare con la testa rivolta all’indietro, per aver voluto in vita vedere troppo avanti. Nella quinta, i barattieri sono immersi nella pece bollente e torturati dai diavoli (si ricordi che Dante era stato esiliato da Firenze con l’accusa di baratteria). Dante si nasconde e Virgilio discute con il diavolo Malacoda, che li lascia passare raccontando però delle bugie sul proseguo del viaggio e facendoli scortare da dieci diavoli, che però si fanno ingannare da un anima e si azzuffano.
I due poeti riescono a fuggire gettandosi nella bolgia successiva, in cui sono puniti gli ipocriti, costretti a camminare sotto un pesante mantello di piombo rivestito d’oro. A parte sono puniti Caifas, Anna e i farisei del Sinedrio. Nella settima bolgia, i ladri si tramutano in serpenti. I poeti incontrano Vanni Fucci, che in uno scontro verbale predice la sconfitta di Dante e dei guelfi bianchi.
Nell’ottava bolgia, i consiglieri fraudolenti sono punti all’interno di fiamme: Dante incontra Ulisse e con Guido da Montefeltro, che racconta la sua drammatica vicenda e il colloquio tra San Francesco e un diavolo per la sua anima. Nella nona bolgia sono puniti tramite mutilazioni i seminatori di discordia; Dante incontra Maometto e altri dannati. Nella decima bolgia, infine, i poeti vedono e incontrano i falsatori di metalli, di persona, di moneta e di parola.
Inferno, canti XXI-XXXIV: l'incontro con Lucifero
Alla fine delle bolge, i giganti incatenati prendono i due poeti e li depositano sul fondo del pozzo. Nella Caina sono punti, nel ghiaccio, i traditori dei parenti. Nell’Antenora sono puniti i traditori della patria, tra cui Bocca degli Abati, che non vuole essere riconosciuto e poi, per vendetta, indica i nomi di altri dannati. Il conte Ugolino, che rode il cranio dell’arcivescovo Ruggieri, racconta la sua triste vicenda. Nella Tolomea sono puniti i traditori degli ospiti; si sente un forte vento. Dante incontra Frate Alberigo, che spiega che il corpo dei traditori è in possesso di un demone fino alla morte.
Nella quarta zona, la Giudecca, sono puniti dallo stesso Lucifero i traditori dei benefattori, tra cui i tre supremi traditori della Chiesa e dell’Impero, Giuda, Bruto e Cassio. Virgilio spiega l’origine di Lucifero e dell’Inferno, quindi si aggrappa a lui e tramite la natural burella percorre il tragitto tra il centro della Terra e il Purgatorio, fino a uscire a “riveder le stelle”.
Nella quarta zona, la Giudecca, sono puniti dallo stesso Lucifero i traditori dei benefattori, tra cui i tre supremi traditori della Chiesa e dell’Impero, Giuda, Bruto e Cassio. Virgilio spiega l’origine di Lucifero e dell’Inferno, quindi si aggrappa a lui e tramite la natural burella percorre il tragitto tra il centro della Terra e il Purgatorio, fino a uscire a “riveder le stelle”.