Ecco una guida alle tematiche della poetica di Leopardi, attraverso il commento dei testi principali dell'autore
Per analizzare le tematiche principali delle poesie di Giacomo Leopardi se ne possono prendere come esempio alcune per vedere come si sviluppano le idee del poeta.
Commento dell'Infinito
L’Infinito è probabilmente il testo più noto di un poeta che, comunque, è di per sé estremamente studiato e famoso. Leopardi si confronta con una natura ancora buona, che consente all’uomo di superare i propri limiti materiali grazie all’immaginazione. L’io infatti, “sedendo e mirando” il limite visivo posto dalla siepe, può immaginare uno spazio e un tempo infiniti, che generino in lui la situazione appagante, ma anche spaventosa, del sublime (il dolce naufragare dell’ultimo verso). Si trovano qui espresse le prime idee sulla teoria del piacere, sviluppata in parallelo nello Zibaldone. L’idea di infinito è poi “poetichissima”; tutti i termini vaghi e indefiniti, infatti, proprio perché non contestualizzabili in un qui e ora chiaramente delimitato, generano la fantasia e perciò la possibilità di immaginare, che è alla base della scrittura poetica.
Commento dell'Ultimo canto di Saffo
Ultimo canto di Saffo è una canzone del 1822 che apre a nuovi e numerosi temi. È Saffo stessa, la poetessa greca, a prendere la parola e a pronunciare le ultime disperate parole (i novissima verba) prima di suicidarsi, poiché non ricambiata dall’amore di Faone. Quelli di Saffo è però un gesto contro la natura, responsabile, ora, di averle addossata gravi mali non avendole concesso la bellezza; Saffo osserva, secondo una modalità moderna, che “virtù non luce in disadorno ammanto”. Saffo riprende qui anche il tema del rapporto con l’antico, ravvisabile per altro per esempio anche nella canzone Ad Angelo Mai. L’antico è inizialmente luogo della felicità , perché epoca dell’illusione; tale idea viene meno, com’è chiaro, con Saffo, ma rimane un valore positivo nella poesia antica, che è terreno continuo di ricerca per il poeta. Egli, come ha acutamente osservato e studiato Gilberto Lonardi, ricerca non solo l’antico, ma anche l’antichissimo, che il poeta identifica in Omero, nella poesia di Saffo (l’anima maschile e l’anima femminile della poesia) e anche nella Bibbia.
Commento di A Silvia
A Silvia si richiama a tale idea, mostrando le modalità di un canto “all’antica” (come scrive Giacomo alla sorella Paolina). Il fluire della canzone diventa ora libero: non c’è più lo schema petrarchesco, che per altro era già stato svuotato nella struttura da Leopardi; ora c’è un canto libero, in cui settenari ed endecasillabi si susseguono senza uno schema preciso apparente (in realtà è possibile ritrovare delle regolarità ). Silvia permette al poeta di riflettere sul ruolo della giovinezza; meglio morire giovani come Silvia, secondo il poeta, perché questo non ci costringe a confrontarci con la caduta di tutte le illusioni nell’età adulta. “Questo è quel mondo?”, chiede l’io al ricordo di Silvia: è tutto qui quello che ci eravamo immaginati? È davvero così brutta la realizzazione dei nostri sogni? La risposta, purtroppo, è sì.
Il ciclo di Aspasia riflette poi, quasi in una parentesi, sul ruolo dell’amore, definito come fonte di illusione per il poeta (“l’inganno estemo”): l’amore è visto come una forza travolgente, che però determina, dopo il suo fallimento, un ripiegamento su di sé. Si sottolinea quindi, nel Pensiero Dominante come in Amore e Morte, lo stresso e tragico legame tra la forza che potrebbe dare nuovo senso all'esistenza del poeta e la fatalità invece del destino di morte che ci accomuna:
"Dolcissimo, possente
Dominator di mia profonda mente;
Terribile, ma caro
Dono del ciel; consorte
Ai lúgubri miei giorni,
Pensier che innanzi a me sì spesso torni".
Commento del Canto notturno di un pastore errante dell'Asia
Il Canto notturno di un pastore errante dell’Asia è testimonianza di una nuova, più matura e pessimistica visione della vita; alla libera maturità espressiva del canto, inteso come fluire di pensiero attraverso le parole, si accompagna una riflessione cupa sull’esistenza, sempre negativa per tutti gli esseri viventi, uomini e animali, lontani e vicini, antichi e presenti. Un possibile e parziale riscatto si ha solo con la Ginestra, e la visione di una “social catena” da contrapporre all’indifferenza della natura e alla sua capacità distruttiva, rappresentata dalla lava del vulcano che scende e travolge quanto incontra.