Quando va messa la virgola? Prima o dopo del "che"? Una guida pratica e utile all'uso di questo importante segno di interpunzione
1. Penso che, e non lo negherò mai, tu sia stato troppo viziato!
2. Il gatto, che non è mica un animale sporco, non mi piace per niente...
2. Il gatto, che non è mica un animale sporco, non mi piace per niente...
Il caso che discuteremo è il secondo, non il primo: perché dividere la congiunzione subordinante dalla sua subordinata? Insomma, sarebbe molto meglio scrivere "Penso che tu sia stato troppo viziato, e non lo negherò mai!": il periodo è fluente, non appesantito com'è da virgole inutili (quando non c'è "che", la situazione può ovviamente cambiare: pensate al caso di "ma").
Nel secondo caso ci troviamo dinanzi a una proposizione relativa attributiva, che aggiunge, cioè, informazioni in più a quelle essenziali: in altri termini, il soggetto dice che il gatto non gli piace e che non è sporco; qui la virgola è indispensabile, proprio perché delimita una frase incidentale (poteva essere usato il trattino o anche la parentesi tonda, purché si fosse mantenuto un certo rigore stilistico: se uso il primo, userò sempre il primo, e lo stesso vale per la seconda).
Così come abbiamo già avuto modo di sottolineare in altre circostanze, possiamo trovarci anche dinanzi a una relativa limitativa come questa: "Il gatto che non è sporco è il mio"; qui non va assoltamente messa la virgola tra soggetto e proposizione relativa, perché quest'ultima specifica che il gatto del soggetto è quello non sporco (magari in mezzo a tante altre creature non proprio pulite); se mettessimo la virgola, infatti, avremmo "Il gatto, che non è sporco, è il mio": il destinatario del messaggio capirebbe che il gatto è sempre quello del soggetto, ma la sfumatura del significato sarebbe piuttosto diversa: qui l'informazione è aggiuntiva e non restringe alcun campo di informazione.
L'uso della virgola prima del "che" riguarda solo le proposizioni relative, quindi imparate bene a distinguerle e il gioco sarà fatto!