Ecco un riassunto sulla vita e le opere di Dante Alighieri, il padre della nostra lingua italiana
Conoscere anche solo il riassunto della vita di Dante Alighieri è molto importante, perché la sua opera è strettamente connessa con la sua vicenda personale. Troverete qui tutte le informazioni essenziali per una guida ragionata e una introduzione allo studio.
Va precisato, d'altra parte, che considerata l'importanza della sua figura possediamo informazioni insufficienti, spesso generiche o poco attendibili, talvolta autoscoliaste, cioè ricavate dai suoi scritti; esistono inoltre punti oscuri della sua esistenza, cioè momenti che non conosciamo a sufficienza. Ma vediamo nel dettaglio ciò che sappiamo.
La vita di Dante Alighieri dalla nascita all'esilio
Dante Alighieri nacque a Firenze nel 1265, tra maggio e giugno, sotto
il segno di Gemelli: da Paradiso, XXII, 112-120 ricaviamo infatti questa
informazione sui suoi giorni di nascita. Venne battezzato il 26 marzo 1266 nel
Battistero. Il nome è il diminutivo di Durante. Era figlio di Aligherio di
Bellincione e di Bella degli Abati; la famiglia faceva parte della piccola
nobiltà guelfa, anche se l'informazione non è sicura. Di certo tra i suoi avi
c'era il nobile Cacciaguida, protagonista poi di alcuni canti del Paradiso.
Sebbene la famiglia vivesse delle ristrettezze economiche, Dante ricevette un'educazione raffinata. Oltre alla formazione politica, seguita da BrunettoLatini, che troviamo nell'Inferno della Commedia, Dante studiò filosofia presso i due studia forentini, quello francescano di Santa Croce e quello domenicano di Santa Maria Novella.
La vocazione letteraria fu abbastanza precoce: tra le sue letture vanno annoverati i provenzali, isiciliani, Guittone d'Arezzo, Guido Guinizzelli, Guido Cavalcanti (che conobbe anche di persona). Complessivamente, possiamo dire che la sua formazione avviene su tre canali: una selezione dei classici, la poesia provenzale e la poesia burlesca.
Nel 1285, probabilmente, sposò Gemma Donati, da lei ebbe almeno tre figli: Iacopo, Pietro e Antonia; forse anche Giovanni e Gabriello. Nel 1289 partecipò alla battaglia di Campaldino; nel 1295 si iscrisse all'Arte dei Medici e degli Speziali, in questo modo poteva accedere alla vita politica; ciò era stato reso possibile d una modifica del 1293 agli Ordinamenti di Giustizia. Nel 1296 fece parte del Consiglio dei Cento; sappiamo però che aveva partecipato anche prima ad altre magistrature minori.
L'apice della sua carriera politica venne raggiunto con il priorato, tra il 15 giugno e il 15 agosto del 1300: Dante dovette prendere alcune decisioni anche dolorose, come l'esilio dell'amico Guido Cavalcanti per motivi politici. Era infatti più vicino alle posizione dei guelfi bianchi, rappresentati dalla famiglia Cerchi, in opposizione ai guelfi neri e alla famiglia Donati.
Sebbene la famiglia vivesse delle ristrettezze economiche, Dante ricevette un'educazione raffinata. Oltre alla formazione politica, seguita da BrunettoLatini, che troviamo nell'Inferno della Commedia, Dante studiò filosofia presso i due studia forentini, quello francescano di Santa Croce e quello domenicano di Santa Maria Novella.
La vocazione letteraria fu abbastanza precoce: tra le sue letture vanno annoverati i provenzali, isiciliani, Guittone d'Arezzo, Guido Guinizzelli, Guido Cavalcanti (che conobbe anche di persona). Complessivamente, possiamo dire che la sua formazione avviene su tre canali: una selezione dei classici, la poesia provenzale e la poesia burlesca.
Nel 1285, probabilmente, sposò Gemma Donati, da lei ebbe almeno tre figli: Iacopo, Pietro e Antonia; forse anche Giovanni e Gabriello. Nel 1289 partecipò alla battaglia di Campaldino; nel 1295 si iscrisse all'Arte dei Medici e degli Speziali, in questo modo poteva accedere alla vita politica; ciò era stato reso possibile d una modifica del 1293 agli Ordinamenti di Giustizia. Nel 1296 fece parte del Consiglio dei Cento; sappiamo però che aveva partecipato anche prima ad altre magistrature minori.
L'apice della sua carriera politica venne raggiunto con il priorato, tra il 15 giugno e il 15 agosto del 1300: Dante dovette prendere alcune decisioni anche dolorose, come l'esilio dell'amico Guido Cavalcanti per motivi politici. Era infatti più vicino alle posizione dei guelfi bianchi, rappresentati dalla famiglia Cerchi, in opposizione ai guelfi neri e alla famiglia Donati.
L'esilio di Dante Alighieri da Firenze
Lo spartiacque della vita di Dante si può collocare nel
1301: in quell'anno guidò infatti un'ambasceria presso papa Bonifacio VIII, ma
sulla via del ritorno, nel gennaio del 1302, venne esiliato con l'accusa di
baratteria (più o meno simile alla corruzione). Egli non rientrò in città , a
differenza di moglie e figli; in marzo arrivò la condanna al rogo.
Iniziò quindi l'esilio: Dante si definisce nelle sue opere "exul immeritus", ma si sposta in varie città italiane, con varie mansioni, di cui non sempre conosciamo i particolari anche se abbiamo alcune date. Fu di sicuro in Lunigiana, a Verona, a Padova, a Ravenna, a Treviso. Nel 1315 il poeta rifiutò l'amnistia, spiegandone le ragioni nell'epistola XII.
Visse gli ultimi anni a Ravenna; nel 1320 Giovanni del Virgilio lo invitò a Bologna, ma rifiutò e preferì stare con i figli. Morì tra il 13 e il 14 settembre 1321 rientrando da una spedizione a Venezia, per aver contratto la malaria prima di arrivare a Ravenna.
Iniziò quindi l'esilio: Dante si definisce nelle sue opere "exul immeritus", ma si sposta in varie città italiane, con varie mansioni, di cui non sempre conosciamo i particolari anche se abbiamo alcune date. Fu di sicuro in Lunigiana, a Verona, a Padova, a Ravenna, a Treviso. Nel 1315 il poeta rifiutò l'amnistia, spiegandone le ragioni nell'epistola XII.
Visse gli ultimi anni a Ravenna; nel 1320 Giovanni del Virgilio lo invitò a Bologna, ma rifiutò e preferì stare con i figli. Morì tra il 13 e il 14 settembre 1321 rientrando da una spedizione a Venezia, per aver contratto la malaria prima di arrivare a Ravenna.
Le opere di Dante Alighieri
Per quanto riguarda le sue opere, diamo qui una
classificazione sommaria e rimandiamo per i particolari alle singole sezioni presenti su Linkuaggio (e rintracciabili anche tramite la casella di ricerca in alto a destra). È
da ricordare che delle cosiddette tre corone, Dante, Petrarca e Boccaccio,
Dante è quello che ha scritto più opere in volgare. Dante affrontò i vari
generi medievali e ne diede compita rappresentanza.
Sono in volgare la Vita Nuova, scritta probabilmente tre il
1293 e il 1295, di sicuro dopo la morte di Beatrice nel 1290; le Rime, che non
sono però una raccolta dell'autore, ma una raccolta posteriore di tutti i testi
poetici che non sono stati compresi in altre opere, come appunto la Vita Nuova;
il Convivio, scritto durante l'esilio e rimasto incompiuto; e, ovviamente, la
Commedia.
Sono in latino il De vulgari eloquentia, scritto in
contemporanea al Convivio; il De monarchia, con datazione del tutto incerta e
controversa tra i filologi danteschi; le epistole, che non sono una raccolta,
ma sono le uniche lettere di Dante che ci siano rimaste. La più famosa, e pure
controversa, è la XIII, a Cangrande della Scala. Aggiungiamo Il Fiore, che però è di attribuzione incerta e potrebbe anche non essere stata composta dal nostro.