Ecco le poesie più famose di Francesco Petrarca in una guida principale ai temi del Canzoniere, dall'amore alla solitudine fino al tempo
Scegliere le poesie più famose di Francesco Petrarca, tutte
tratte dal Rerum Vulgarium Fragmenta (più comunemente detto Canzoniere) non è
semplice: i testi conosciuti e importanti sono davvero molti, all'interno di
un'opera che conta più di 350 testi, per lo più sonetti. In ogni caso vi
proponiamo una guida per orientarvi tra i più noti e poter avere una selezione
pronta all'uso.
Ricordiamo, inoltre, che il numero posto prima del titolo, che è sempre il primo verso del testo, è la cifra progressiva all'interno della raccolta petrarchesca.
Ricordiamo, inoltre, che il numero posto prima del titolo, che è sempre il primo verso del testo, è la cifra progressiva all'interno della raccolta petrarchesca.
1. Voi ch'ascoltate in rime sparse il suono
Il sonetto proemiale è uno dei più significativi della raccolta,
perché contiene sin da subito tutti i temi più importanti presenti in Petrarca.
Per una guida completa, puoi seguire questo link: qui, infatti, abbiamo approfondito e analizzato il componimento.
3. Era il giorno ch'al sol si scoloraro
Il giorno di cui si parla nel primo verso è il 6 aprile
1327, vale a dire quello dell'incontro con Laura. La propria esperienza
autobiografica viene idealizzata dal poeta, che traccia un paragone tra
l'evento e il calendario liturgico: secondo la tradizione, proprio il 6 aprile
era morto Cristo, e poco importa se in realtà nel 1327 il venerdì santo cadde
il 10 aprile. L'Amore dà così il via a un profondo contrasto religioso interno
all'uomo.
35. Solo e pensoso i più deserti campi
È il sonetto della solitudine, contrapposta agli occhi della
gente che scrutano con curiosità e inducono vergogna nell'animo del poeta. In
realtà, in questa solitudine, il poeta trova occasione per colloquiare con se
stesso e cercare una soluzione al suo dissidio causato dall'Amore: un dissidio
che però non può avere soluzione, come testimoniano anche le scelte formali
impostati su una ricca presenza della dittologia e di termini raddoppianti, che
danno all'intero componimento un suono lento e posato. L'interiorità del poeta
viene svelata dal suo rossore e quindi conosciuta non solo dagli uomini, ma
anche dagli elementi naturali, che partecipano come una cornice allo svolgersi
della scena.
61. Benedetto sia 'l giorno, e 'l mese, et l'anno
Come sappiamo, il RFV è costruito sulla base di una
calendario che ha per centro il giorno dell'incontro con Laura, qui nuovamente
rievocato in una cosiddetta poesia di anniversario. Secondo un modello della
tradizione, il poeta benedice la realtà che lo circonda in questo giorno
importante.
90. Erano i capei d'oro a l'aura sparsi
Un altro famosissimo sonetto, probabilmente del 1342,
riporta l'immagine di Laura, in particolare nel momento dell'innamoramento. Il
motivo centrale è quello della lode. La donna appare al poeta, così comeabbiamo visto nello stilnovismo; ma è più importante sottolineare qui la grande
differenza con quei testi, costituita dalla dimensione del tempo. Laura infatti
non è un angelo fermo in una dimensione prima di passato e futuro, ma la sua
bellezza decade e giunge fino alla morte. All'eternità immobile di Beatrice si
contrappone la vitalità (comprensiva, quindi, anche della dimensione della
morte) di Laura, e la sua bellezza in modo esplicito è paragonata a quella di
una creatura celeste, senza però coincidere completamente.
92. Piangete, donne, et con voi pianga Amore
È il sonetto che commemora la morte di Cino da Pistoia, uno
degli esponenti dello stilnovismo. Secondo Petrarca, ma anche secondo Dante
prima di lui, egli è il poeta d'amore per antonomasia, per cui tutti gli
elementi collegati all'amore, e l'Amore stesso, lo piangono con dolore.
126. Chiare, fresche e dolci acque
La canzone è una delle più lette della raccolta. Il centro
del testo è la rievocazione dell'immagine della donna, che compare non
presente, ma grazie al filtro della memoria, che rende rarefatti tutti gli
elementi del ricordo. La scena viene quindi rappresentata attraverso alcuni
elementi stilizzati che poi diventeranno canonici nella rappresentazione della
figura femminile e che a loro volta provengono dalla tradizione letteraria
precedente. Così pure risulta stilizzata la natura, che appare quasi come una
cornice in cui viene inserito l'elemento femminile: e Laura è rappresentata in
quanto tale, non più come segno della mediazione divina. La differenza con
Beatrice non potrebbe essere maggiore.
128. Italia mia, benché 'l parlar sia indarno
La canzone, secondo le ricostruzioni, fu scritta nel 1345,
dopo la guerra tra Obizzo d'Este e Filippino Gonzaga: in essa c'era stato l'uso
di truppe mercenarie provenienti dalla Germania. È la più conosciuta delle
canzoni politiche di Petrarca, a testimonianza dell'interesse per le vicende
storiche che lo circondavano. Il registro sale di livello, su intonazione degli
analoghi testi di Dante e di Guittone d'Arezzo prima di lui. Il ricordo della
Roma antica, e perciò della civiltà classica, dovrebbero far smettere subito le
guerre tra i signori italiani, incapaci di cogliere la grandezza del passato
della penisola: essi si affidano quindi a truppe mercenarie. Il tema venne più
volte ripreso dal poeta nell'epistolario, e poi certamente fu motivo di ispirazione
anche per la scrittura di Machiavelli.
134. Pace non trovo e non ho da far guerra
È, questo, il sonetto dell'antitesi portata alle sue estreme
conseguenze formali. Il procedimento era già presente in altri testi della
raccolta, tuttavia qui assume una valenza di costruzione del sonetto stesso e
rappresenta il terribile dissidio interiore che l'autore vive. Il dolore e
l'incapacità di trovare una soluzione al proprio stato sono ricondotte in modo
esplicito, nell'ultimo verso, alla colpa della donna, che con il suo amore
impedisce un proseguimento sereno dell'esistenza.
302. Levommi il mio penser in parte ov'era
In questo sonetto ci avviciniamo a una rappresentazione più
dantesca della donna, collocata in Paradiso come figura di congiunzione con il
cielo. Laura è qui benevola verso il poeta, innamorata di lui e pronta ad
accoglierlo: l'atmosfera sembra quasi quella di un sogno, certamente di una
visione in cui il dissidio e il penare del soggetto sono messi da parte, quasi
dimenticati. Tuttavia, la somiglianza con Beatrice è solo apparente: non c'è
più in Petrarca una dimensione teologica, Laura è del tutto umana anche in
Paradiso, allunga la mano per afferrare il suo amato senza curarsi della sua
salvezza personale o di spiegargli la struttura dell'aldilà.
334. O cameretta che già fosti un porto
Il sonetto è spesso presente nelle antologie perché si
possono trovare tutti i termini caratteristici della poesia di Petrarca: il
dissidio che lacera l'io, la sofferenza, la lontananza dalle persone, la ricerca
di una quiete apparente all'interno delle mura domestiche, il segreto d'amore,
l'odio del volgo ma contemporaneamente la paura della solitudine.