Ecco un esempio di tema svolto sul terrorismo islamico e sull'Islam in generale, nell'ottica di una convivenza da rafforzare tra Occidente e civiltà musulmana
Fare un bel tema sul terrorismo islamico significa non solo informarsi sui fatti accaduti recentemente in Francia alla redazione di Charlie Hebdo, ma capire cosa c'è dietro alla minaccia terroristica: vale a dire quali sono i suoi protagonisti, quali sono i motivi e, soprattutto, quali sono pregiudizi e luoghi comuni sull'argomento. Così come un saggio breve, infatti, anche il tema svolto a casa o in classe deve reggere su una conoscenza almeno discreta del problema: non ci si può limitare a dire "questo è giusto", "questo è sbagliato", "gli arabi sono tutti pazzi" e così via, senza sapere cosa si nasconde dietro al fondamentalismo islamico e al terrorismo in generale.
Questo tema svolto sul terrorismo, perciò, è proprio il frutto di un'indagine approfondita sull'argomento e di riflessioni non scontate e banali: fare un bel tema significa anche questo, soprattutto se vi trovate a svolgere la prima prova della maturità o un compito in classe.
Questo tema svolto sul terrorismo, perciò, è proprio il frutto di un'indagine approfondita sull'argomento e di riflessioni non scontate e banali: fare un bel tema significa anche questo, soprattutto se vi trovate a svolgere la prima prova della maturità o un compito in classe.
Il terrorismo islamico come traccia
Anzitutto, partiamo dal fatto che una delle tracce sia questa:
Il terrorismo islamico è recentemente tornato a minacciare tutto l'Occidente con i fatti accaduti in Francia, mettendo a repentaglio la convivenza finora pacifica tra la cultura musulmana e quella occidentale nel mondo intero. Il vento della guerra soffia sui Paesi coinvolti e l'incubo di nuovi attentati impedisce di sognare un futuro migliore. Esponi il tuo punto di vista sulla convivenza tra queste due culture così diverse, sfatando il pregiudizio secondo cui tutto l'Islam è riconducibile al fondamentalismo islamico.
Il tema sul terrorismo islamico che abbiamo pensato di proporvi affronta due argomenti generici e quindi vi permette di prendere spunti per un numero maggiore di tracce: il primo è la convivenza tra culture diverse, quella occidentale e quella musulmana, per l'appunto; il secondo è quello di matrice storico-sociale, che consiste nello spiegare (o nel dare per scontato, dipende da come volete sviluppare i vostri temi) che terrorismo e Islam non sono sinonimi. Ma veniamo al tema svolto sul terrorismo islamico, e precisamente all'introduzione.
Introduzione del tema sul terrorismo islamico
Venti di guerra soffiano sul mondo occidentale e la convivenza pacifica tra cultura laico-cristiana e islamica continua ad essere profondamente minacciata dal terrorismo dei fondamentalisti dopo gli ultimi attacchi in Francia alla redazione di Charlie Hebdo e al resto del mondo. Sembra impossibile continuare a convivere con una cultura così diversa da quella laico-cristiana - "occidentale" è il termine più appropriato -, e continuerà ad esserlo sempre di più, dinanzi a una politica in parte complice del clima di odio e terrore di questi tempi, a causa di strumentalizzazioni della cronaca a fini elettorali e di propaganda.
La cultura dell'integrazione è difficile da instaurare in periodi come quello che stiamo vivendo, ma è proprio in condizioni del genere che i cittadini del mondo hanno la possibilità di scegliere tra ciò che è giusto e ciò che invece non lo è, tra verità difficili da accettare e menzogne facili da assimilare come esseri non pensanti, contenitori da riempire con la disinformazione: è proprio in questi casi, insomma, che l'uomo può morire schiacciato dal pregiudizio e dal terrore o vincere la sua battaglia più grande contro l'ignoranza e i luoghi comuni. La nostra storia è ancora tutta da scrivere, e, in un'era in cui non sono i vincitori a scriverla, ma l'uomo in quanto cittadino libero e quasi onnipotente grazie ai nuovi mezzi d'informazione, fare una scelta giusta è di indiscutibile importanza.
Sviluppo del tema sul terrorismo islamico
Si parla molto di terrorismo islamico, e spesso anche impropriamente, attribuendo a una cultura profondamente diversa dalla nostra colpe che non le appartengono, quasi come se tutti gli arabi e i musulmani fossero assassini e privi di qualsiasi raziocinio. Eppure, nei vari talk show e programmi televisivi più volte il musulmano di turno ha cercato di spiegare che il fondamentalismo islamico, alla base del terrorismo, non corrisponde a tutta la cultura dell'Islam: quale cittadino, piuttosto che gridare all'espulsione del diverso, ha cercato di informarsi saggiamente su cos'è l'Islam e cosa c'è, invece, alla base del fondamentalismo? Una corretta informazione è l'arma migliore contro il clima di terrore scatenato da una minoranza musulmana finora sottovalutata dall'Occidente; una corretta informazione è alla base, almeno in questo caso, di una corretta integrazione; e solo una corretta informazione potrebbe rafforzare la convivenza tra culture ed evitare al terrorismo di sfociare in problemi parimenti gravi: per esempio, in guerre interne ed episodi di violenza tra laici, cattolici e musulmani.
I fondamentalisti hanno l'obiettivo di riportare la società del mondo alle "fondamenta": il loro credo è fortemente incentrato sul presupposto che la vita sociale e la religione non possano in alcun modo essere separate, in quanto essi leggono e interpretano il mondo proprio come risultato di ciò che la religione impone; per un fondamentalista, insomma, la fede non è solo un fatto privato: ciò in cui credo influenza notevolmente ciò che io faccio. Di qui, lo scopo di combattere l'Occidente e i peccatori; di qui, il concetto di Islam militante contro la Chiesa cattolica e le altre religioni: di qui, insomma, il fanatismo alla base del terrorismo, di cui purtroppo siamo testimoni, ma che, per fortuna, non accomuna tutta la cultura islamica.
Il Corano è un libro sacro che impone un modus vivendi diverso da quello dei nostri testi sacri, e comunque la nostra Chiesa di riferimento non ha certo interpretato le scritture nel modo in cui i fedeli musulmani hanno interpretato le loro: la differenza tra la cultura occidentale e quella islamica, dunque, non è poca, né si può mistificare la realtà sostenendo che sia facile che due gruppi così diversi convivano senza problemi. Non bisogna neanche credere, però, che questo sia impossibile, anche a causa di come questioni importanti come la jihad vengono semplificate e mal trattate persino dai mezzi d'informazione, che associano il termine quasi sempre alla guerra: ebbene, la letteratura scientifica sull'argomento è vasta, e proprio in questa letteratura si nota come jihad 'sforzo' non sia associato a militanza violenta, non da tutti gli esegeti almeno; proprio alcuni passi del Corano, tra l'altro, contraddicono questo concetto di scontro con l'Occidente peccatore:
Non vi sia costrizione nella Fede: la retta via ben si distingue dall'errore, e chi rifiuta Ṭāġūt e crede in Dio s'è afferrato all'impugnatura saldissima che mai si può spezzare, e Dio ascolta e conosce. (Cor., II:256)
Chiunque uccida una persona - a meno che essa non stia per uccidere una persona o per creare disordine sulla terra - sarà come se uccidesse l'intera umanità; e chiunque salvi una vita, sarà come se avrà salvato la vita di tutta l'umanità. (Corano (5:32))
Nello stesso Corano si trovano passi che, se interpretati letteralmente, come succede senz'altro tra i fondamentalisti, portano il musulmano a sacrificare la propria vita, a diventare un martire per la propria religione, e dunque a salvarsi per l'eternità. Il punto è che solo fondamentalisti e integralisti fanno di questi passi una ragione di vita e di morte: la letteratura scientifica, invece, è colma di pareri che interpreta i passi del Corano come tesi alla jihad interiore, e dunque liberazione dagli affanni e dai peccati terreni. Un tale stato di cose, insomma, fa capire chiaramente che una convivenza pacifica tra Islam e mondo occidentale - anche alla luce dei recenti fatti di cronaca - è possibile, se si dissocia il concetto di terrorismo da quello di cultura musulmana: che poi i fondamentalisti abbiano preso piede nel mondo e scatenato il terrore, questo è indiscutibile; ma è compito non solo del singolo cittadino, bensì pure delle istituzioni fare il possibile per creare i presupposti affinché una situazione socio-politica così tesa non degeneri a livello mondiale.
Se l'ignoranza non fosse partita dai vertici politici, il terrorismo islamico avrebbe avuto meno terreno per espandersi, fermo restando che pretesti sociali e storici, da molto prima dell'attentato alle Torri Gemelle, esistono e continueranno ad esistere: insomma, chi vuol far la guerra non deve certo impegnarsi per trovare motivi validi (anche perché motivi validi non esistono). Il punto è che il terrore e la paura, premesse indiscutibili della violenza, possono essere almeno arginati dalla politica in modo determinante.
Il riferimento non è soltanto all'assurdità di slogan politici e razzisti che cercano di far leva sull'ignoranza della gente e sulla paura scatenata dagli ultimi attentati: il riferimento è soprattutto all'assenza di una normativa, o all'applicazione efficace di quest'ultima, che permetta di proteggere i singoli Paesi dell'Unione Europea da un'invasione incontrollata. La convivenza è possibile, insomma: bisogna ricordare, però, che convivere significa vivere assieme e non stare agli ordini di chi entra in un Paese che ha una cultura del tutto diversa. Già questo è importante per una convivenza pacifica: varie trasmissioni televisive, per esempio, hanno mostrato come in alcuni quartieri di Roma la minoranza musulmana impedisca alla gente di entrare in casa durante i momenti di preghiera; in altri casi, questa gente prega in massa dinanzi ai muri delle abitazioni, perché le moschee non sono sufficientemente grandi: ebbene, tutto questo non è possibile; non perché non si possa esercitare il proprio culto come meglio si vuole, ma perché il proprio culto va manifestato nel rispetto di tutto e tutti: gli interventi concreti devono partire da queste piccole realtà e non da riflessioni demagogiche che, purtroppo, lasciano il tempo che trovano.
Terrorismo islamico: conclusione del tema
Lo stesso invito a rimuovere i crocifissi dalle scuole può essere un esempio perfetto di come la minaccia del terrorismo islamico sia solo la punta dell'iceberg, in un'Europa spesso non in grado di difendere le proprie radici e la propria cultura: chi può avanzare una proposta del genere dovrebbe essere tutt'al più una minoranza atea e non una minoranza che è venuta in Italia senza costrizione alcuna. Non è un discorso razzista e discriminatorio, ma penso che serva una forte presa di coscienza da parte di tutto l'Occidente rispetto all'avanzata identitaria di questa potente cultura: chiunque è benvenuto, nei limiti della sicurezza europea, ma chiunque deve attenersi alle regole e alla cultura del Paese che lo accoglie. Solo partendo da questi presupposti essenziali, l'Europa e l'Occidente intero potrebbero contrastare efficacemente il terrorismo islamico.
Titolo e target del tema sul terrorismo islamico
Il tema sul terrorismo islamico si conclude in questo modo: è ovvio che la traccia non può comprendere né centrare tutti gli argomenti che potrebbero esservi proposti nel corso della vostra carriera scolastica in varie occasioni; è anche vero, però, che diverse sezioni del tema possono essere integrate in discorsi più ampi: dovrebbero adattarsi abbastanza bene, insomma.
Ora pensiamo a un titolo e a un target, casomai vi fosse richiesto. Come titolo per questo tema sul terrorismo abbiamo pensato a Terrorismo islamico tra minacce e opportunità: l'Occidente alla ricerca della propria identità. Il target è ovviamente un lettore mediamente istruito, quindi potreste indicare il nome di qualsiasi quotidiano come fonte.
La foto è tratta da Pixabay.com
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