Si può dire "a me mi piace" secondo la grammatica italiana oppure è un errore? Ecco spiegati tutti i perché
Si può dire a me mi piace? Un giorno parlavo con mia madre - permettetemi l'aneddoto - e, tra una parola e l'altra, mi scappò proprio un a me mi che lei non ha digerito per niente: mi ha interrotto e, senza pensarci due volte, mi ha chiesto come mai io, laureato in linguistica, facessi degli errori del genere. Di lì è nato tutto un discorso, che vi farò adesso e che ci porterà a una considerazione molto importante, oserei dire "cara" ai lettori di questo blog: da sempre, infatti, diciamo che la lingua non è solo un coacervo di regole ma un sistema in equilibrio che va analizzato nelle sue belle e molteplici sfaccettature (quella affettiva, quella intonativa e prosodica, quella sociolinguistica e così via); non sempre, insomma, si può asserire che un'espressione o una struttura sia giusta o sbagliata a prescindere, senza considerarne il contesto e il valore comunicativo.
Segnalo, a tal proposito, quanto scrive il sito della Crusca proprio in merito ad "a me mi":
Segnalo, a tal proposito, quanto scrive il sito della Crusca proprio in merito ad "a me mi":
"Prima, dunque, di misurare e giudicare tutta la lingua col metro di una grammatica del discorso logico, bisogna pensare che accanto ad essa c'è anche la grammatica del discorso affettivo, ad una grammatica del parlato accanto a quella dello scritto. O meglio, c'è una lingua sola, ma che adempie funzioni comunicative ed espressive diverse, di tutte le quali una grammatica moderna deve render conto, guidando lo scolaro a distinguerle e ad usarle nei contesti opportuni".
Fatta questa doverosa premessa, veniamo ad "a me mi piace": siamo dinanzi a una dislocazione a sinistra, nel senso che noi anticipiamo un pronome personale, che poi, però, andiamo a ripetere; usiamo, ovviamente, due tipi di pronome, quello tonico (me) e quello atono (mi), che poi è il pronome che viene ripreso. Facciamo lo stesso anche con a te ti, a lui gli, a lei le (anche se in questo caso dovrebbe essere molto più comune a lei gli, che comunque è considerato sbagliato nel registro formale) e così via: il procedimento è lo stesso, perché andiamo sempre a riprendere il pronome successivo (mi) con un pronome di forma tonica (me).
Ma è corretto o sbagliato dire a me mi piace? Serve un'altra considerazione: questo non è un pleonasmo (o ridondanza) bello e buono; è come se volessimo dire, in effetti in quanto a me, mi piace; per quanto riguarda me, mi piace: potremmo rendere meglio l'idea mettendo una bella virgola tra me e mi (a me, mi), segno di punteggiatura che marca proprio la differenza tra il valore del primo pronome e quello del secondo.
Una nota storica prima di arrivare alla conclusione e cercare di capire, dunque, se si può dire oppure no "a me mi piace" secondo la grammatica italiana: troviamo questo uso nei Promessi sposi di Alessandro Manzoni, quando, per esempio, la vecchia a cui Renzo chiede un consiglio gli risponde A me mi par di sì. Ma potremmo fare altri esempi, sempre relativi alla letteratura nostrana oppure alle canzoni dell'ultimo trentennio (come fa notare Treccani.it): non si può certamente dire, insomma, che a me mi non sia attestato anche in contesti diversi da quello informale.
Ciò non vuol dire, però, che non dobbiate stare attenti quando parlate con un docente o durante un'interrogazione, né che potete scriverlo (a meno che non marchiate la distanza fra a me e mi con la già citata virgola): il costrutto è sentito ancora come un erroraccio, e, purtroppo o per fortuna, la reazione del parlante è importantissima per la valutazione di un errore (un altro esempio: è chiaro che *gli amichi sia un errore per tutti, ma è altrettanto chiaro che scrivere gli psicologi o gli psicologhi non faccia svenire nessuno).
Se si possa dire a me mi piace, insomma, è un dubbio legittimo e prevede una risposta altrettanto completa: ditelo pure, ma non in contesti formali, e non scrivetelo affatto, se non per riprodurre uno scritto informale.
La foto è tratta da Pixabay.com
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