La metafora della volpe e il leone nel capitolo XVIII del Principe di Machiavelli: riassunto, commento e analisi per preparare interrogazioni e compiti
Vi proponiamo, qui di seguito, un riassunto del capitolo XVIII del Principe al fine di aiutarvi a preparare compiti e interrogazioni in modo semplice e veloce. Partiamo dalle basi, così come abbiamo già fatto per i riassunti di tutti gli altri capitoli del trattato machiavelliano: il capitolo numero 18 è intitolato Quomodo fides a principibus sit servanda, ossia In che modo la parola data debba essere rispettata dai principi ed è strettamente legato, per tematica, al capitolo XV. Contiene la famosa metafora della volpe e del leone.
Il capitolo XVIII contiene traccia di moltissimi elementi caratteristici del pensiero e dello stile di Machiavelli, ed è quindi ottimale per richiamarli alla memoria. La parte più densa è la prima, in essa possiamo analizzare quasi ogni frase per dare un'immagine completa dell'autore. Innanzitutto, Machiavelli parte da un assunto generale che potrebbe essere condivisibile: tutti comprendono che il principe dovrebbe mantenere fede alla parola data, non serve discuterne. Tuttavia entra in gioco l'esperienza diretta delle cose umane, che permette all'autore di affermare che tale assunto non è del tutto vero, infatti ci sono principi che spesso non hanno mantenuto la parola data e tuttavia sono ancora al potere, forse meglio di altri che l'hanno sempre mantenuta (e questo è importante al fine di capire il pensiero di Machiavelli sul principe ideale).
La volpe e il leone nel capitolo XVIII del Principe: riassunto e commento
Con il consueto procedimento dilemmatico, Machiavelli cerca di spiegarcene la ragione. Ci sono due modi per combattere: o con le leggi, o con la forza. In generale, possiamo concordare che siano le leggi a essere proprie dell'essere umano, mentre gli animali si regolano con la forza. Tuttavia, se necessario, il principe è legittimato a usare la forza, e quindi a chiamare in causa virtù animalesche.
La spiegazione è questa volta affidata ai classici antichi, e recupera l'immagine del centauro Chirone (metà uomo e metà animale), che istruì numerosi principi: ritroviamo qui l'idea secondo cui i classici hanno un valore simile all'esperienza delle cose. Gli animali da privilegiare, secondo il ragionamento, sono la volpe (che rappresenta l'astuzia) e il leone (che rappresenta la forza): non si tratta in questo caso di una scelta da compiere, l'uno non esclude l'altro; anzi, al contrario, entrambi vanno impiegati dal principe per ottenere i risultati che desidera. A questo punto Machiavelli rompe gli indugi, è afferma chiaramente che il principe non può mantenere la parola data se ciò gli porta danno; l'esempio più chiaro è fornito dal papa Alessandro VI Borgia, che ha costruito il suo regno e il suo potere proprio sull'inganno. Tale osservazione è vera perché l'uomo è cattivo per natura; se fosse buone, non ci sarebbe bisogno dell'inganno. Torna qui a farsi sentire con forza la visione pessimistica sull'uomo.
Machiavelli ritorna anche sul problema delle virtù già affrontato nel capitolo XV, e aggiunge un'osservazione interessante. In alcuni casi è meglio far credere di avere certe virtù che possederle davvero. L'esempio più semplice è quello della pietà : è bene far credere al popolo di essere pietosi, in modo da essere amati; ciò non significa però che sia necessario esserlo davvero, anzi è meglio non esserlo per raggiungere il proprio utile. Un ragionamento, questo, del tutto svincolato dalla morale e di una novità incredibile.
La volpe e il leone fanno parte di una metafora ora chiara: se avete letto bene questo riassunto sul capitolo XVIII del Principe, sicuramente riuscirete a superare nel migliore dei modi interrogazioni e compiti in classe. In bocca al lupo!
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