Cos'è il doppio dativo e come si traduce? Questa spiegazione con frasi d'esempio vi permetterà di imparare a tradurre, senza sbagliare, un caso della sintassi latina che non poche volte crea difficoltà e fraintendimenti.
Oggi parleremo del costrutto del doppio dativo latino e lo faremo cercando di fornirvi una spiegazione chiara e supportata da frasi d'esempio già tradotte. Come forse saprete, il caso dativo è coinvolto in una serie di costruzioni e strutture, e assume svariate funzioni. Tale caso infatti può assumere diverse funzioni complementari, ovviamente sotto un punto di vista logico e semantico. Inoltre, è retto da molti verbi e aggettivi, il cui significato cambia proprio in base alla sua presenza o assenza: insomma, senza dativo, questi verbi o aggettivi avranno un dato significato; se invece ne saranno accompagnati, ne assumeranno un altro. Questa è un discorso teorico, certo, ma è necessaria un po' di teoria prima di passare alla traduzione pratica.
Il doppio dativo latino è una struttura che bisogna conoscere, in quanto abbastanza frequente negli autori della letteratura che studierete o che state studiando a scuola. Ma veniamo dunque al nocciolo della questione: che cos'è il doppio dativo? E come si traduce velocemente senza sbagliare? Partiremo da domande basilari, insomma, per poi arrivare alla pratica: non ha senso sapere cosa sia il dativo, infatti, se poi non lo si sa cercare e trovare nelle frasi o versioni da tradurre.
Tale costrutto è costituito da un abbinamento di due dativi retti dallo stesso verbo; essi, tuttavia, non hanno lo stesso significato: il primo assume la funzione di complemento di fine (riferito ad una cosa), mentre il secondo assume la funzione di complemento di vantaggio/svantaggio (riferito ad una persona). Vi sono inoltre alcuni verbi che richiedono, ma solo in alcuni casi, il doppio dativo: TRIBUO 'attribuisco', SUM 'sono', DO 'offro', MITTO 'mando', RELINQUO 'lascio' etc.
Come si traduce il doppio dativo?
Osserviamo ora la costruzione del doppio dativo latino, e, soprattutto, come come si traduce in italiano. Dalla spiegazione teorica, insomma, passiamo alla pratica, che sicuramente vi darà ulteriori chiarimenti. Vediamo alcune frasi d'esempio:
Esempio 1: L. Nasidius ad Cn. Pompeium cum classe navium XVI L. Domitio subsidio missus est. (Cesare). Traduzione: Lucio Nasidio fu mandato da Gneo Pompeo con una flotta di 16 navi in aiuto di Lucio Domizio. (letteralmente: per Lucio Domizio).
Nella frase sono presenti due diversi dativi, sottolineati con due diversi colori; il dativo evidenziato in arancio (subsidio) ha la funzione di complemento di fine (a che scopo è stata mandata la flotta? per prestare aiuto). Il dativo evidenziato in rosso, al contrario, funge da complemento di vantaggio (a vantaggio di chi viene prestato aiuto? di Lucio Domizio). I due dativi del costrutto del doppio dativo, dunque, sono collegati logicamente. Ma continuiamo.
Esempio 2: Mihi mea uxor maxime cordi est. (Plauto). Traduzione: Mia moglie mi sta a cuore moltissimo.
Alcuni verbi richiedono il costrutto del doppio dativo, in alcuni casi, per ottenere determinate sfumature di significato; in questo caso, il costrutto del doppio dativo latino è retto dal verbo SUM (coniugato est). Mihi può essere considerato dativo di vantaggio e cordi dativo di fine: il succo del discorso è sempre questo, e cioè che la costruzione si basa su un dativo che esplica il fine e su un altro che esplica, invece, il vantaggio, e da ciò non si sfugge.
Questo è quanto dovete sapere sul doppio dativo latino, uno degli argomenti principali del nostro approfondimento sulla sintassi del caso dativo latino. Non basta, però, solo leggere e capire: non stancatevi mai di ripetere le cose già studiate tramite esercizi e frasi da tradurre, per rafforzare i concetti e rendere le vostre traduzioni sempre più curate e precise.
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