La rubrica Si dice o non si dice? va avanti con una domanda che potrebbe sembrare scontata: " Devia o devìa ? Qual è la forma corre...
La rubrica Si dice o non si dice? va avanti con una domanda che potrebbe sembrare scontata: "Devia o devìa? Qual è la forma corretta?" A molti potrebbe sembrare assolutamente sbagliata la seconda pronuncia, in quanto è meno diffusa rispetto alla prima, quella non accentata. Eppure, la risposta al quesito, visto che "devia" è composto da -via, non è proprio questa.
Il verbo "deviare", infatti, in tutta la sua coniugazione prevede i accentata – quindi, tonica – e non atona; non avete preso un abbaglio, è proprio così: si dice devìo, devìi, devìa, devìano etc… e non dèvio, dèvii, dèvia, dèviano etc. Lo stesso vale per la prima persona singolare istìgo, che si è imposta, attraverso gli usi, con una pronuncia diversa da quella corretta.
Il linguista Aldo Gabrielli nella sua rubrica su Corriere.it sottolinea, tra l’altro, che questa regola vale anche per le persone deviamo e deviate: la pronuncia di i accentata dovrebbe essere messa ben in evidenza; tra i e a, infatti, non c’è dittongo – le due vocali, quindi, non corrispondono a “un suono e mezzo” e non rappresentano un unico suono – ma iato, quindi una separazione evidente; ciò significa, ovviamente, che vanno divise anche nella pronuncia.
Lo stesso vale – e questo, in alcuni casi, non vi sorprenderà – per tutti gli altri composti di –via; quindi, per verbi come "avviare" "inviare" "ovviare" etc; si dice, infatti, io avvìo e non *io àvvio; io invìo e non *io ìnvio; io ovvìo e non *io òvvio. Errori come *dèvia possono essere perdonati, anche perché si sono ben imposti nel parlato; fino a quando non saranno completamente accettati, però, converrà attenersi alle regole.