‘ La vita umana è come un pendolo che oscilla incessantemente tra dolore e noia , passando attraverso l’intervallo fugace, e per di più ...
‘La vita umana è come un pendolo che oscilla incessantemente tra dolore e noia, passando attraverso l’intervallo fugace, e per di più illusorio, del piacere e della gioia’. Questa è una delle frasi più celebri di Arthur Schopenhauer, poche parole che mettono in luce tutta la sua visione della vita; o meglio, della vita comune a tutti gli uomini, ciechi perché soggiogati da quello che lui definisce velo di Maya, causa indiscussa, secondo il filosofo, di 'illusioni piacevoli'.
L’uomo è soggiogato dal dolore, dal piacere e dalla noia. Questi tre ‘sentimenti’ sono inscindibilmente legati tra loro, in quanto il dolore è la parte maggiormente costitutiva dell’essere umano, quindi sempre presente, impossibile da sedare; il piacere, invece, è un momento di scarsa durata, senza intensità, vanamente perseguibile poiché pura illusione; e la noia non è altro che una conseguenza della falsa cessazione del dolore che il piacere provoca, che fa cadere l’uomo in un baratro di impossibilità, creando in lui nostalgia per quello che non c’è mai stato.
Riporto un’altra frase del filosofo:
Nessun oggetto del volere, una volta conseguito, può dare appagamento durevole, bensì rassomiglia soltanto all’elemosina, la quale gettata al mendico prolunga oggi la sua vita per continuare domani il suo tormento
In questo modo spiega ancora meglio come si manifesta il piacere e qual è il suo effetto nocivo: dà falso appagamento, ‘annulla’ per un attimo il dolore, che poi ritorna provocando ancor più sofferenza. A questo delirio c’è, però, una soluzione: la 'nolontà', cioè l'annullamento della voglia di vivere.
Questo pessimismo ricorda un po' quello leopardiano, non trovate?
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