Immanuel Kant afferma che la vera morale è costituita da tre ‘imperativi categorici’ . Il primo può essere riassunto con la seguente f...
Immanuel Kant afferma che la vera morale è costituita da tre ‘imperativi categorici’. Il primo può essere riassunto con la seguente frase: ‘Agisci in modo che tu possa volere che la massima delle tue azioni divenga universale’; il secondo, invece, con ‘agisci in modo da trattare l’uomo così in te come negli altri sempre anche come fine, non mai solo come mezzo’; il terzo, infine, con 'agisci in modo che la tua volontà possa istituire una legislazione universale'. Nell'ultimo intervento abbiamo trattato il primo imperativo categorico. Cosa intende dire il filosofo, invece, con il secondo?
Possiamo interpretare il comando morale in questa maniera: il fine di ogni azione non deve essere raggiunto utilizzando il prossimo come 'mezzo', anzi: è l’uomo stesso che deve essere il fine della nostra azione; bisogna agire, insomma, soltanto per il suo bene.
Belle parole, grande utopia: Kant non era uno sprovveduto, sapeva benissimo che ogni rapporto interpersonale si originava, e si origina, da rapporti di convenienza, che fanno di ogni uomo uno strumento utilizzabile dall’altro; era consapevole, dunque, dei limiti del suo secondo imperativo. Kant intendeva dire, perciò, che è vero che è impossibile non ‘usare’ il prossimo, ma è altrettanto vero che, quando lo si fa, bisogna sempre rispettare la sua dignità .
Alla prossima con il terzo imperativo categorico!
La foto è tratta da Pixabay.com