Dopo la nomina a professore ordinario di Logica e Metafisica nel 1770, Immanuel Kant presentò all'Università di Königsberg la dissert...
Dopo la nomina a professore ordinario di Logica e Metafisica nel 1770, Immanuel Kant presentò all'Università di Königsberg la dissertazione De mundi sensibilis atque intelligibilis forma et principiis, con la quale spiegava la soluzione critica ai concetti di tempo e spazio, indicando, tra l'altro, la distinzione fra mondo sensibile e mondo intellettuale (o intellegibile).
Kant era convinto che l’esistenza di ogni cosa è necessariamente dovuta al connubio fra una dimensione apparente, fenomenica, e una invalicabile, non analizzabile: la prima corrisponde a quello che lui definisce mondo sensibile, perché ogni sua espressione, ogni suo fenomeno, può essere percepito da tutti gli organi di senso; la seconda, al mondo intellettuale, nel quale risiede il noumeno, cioè la ‘cosa in sé’, l’essenza delle cose che si manifesta in maniera apparente, e mai nella sua vera forma, attraverso il fenomeno.
Solo quest'ultimo, quindi, è individuabile: i sensi lo recepiscono e l’intelletto elabora le informazioni ricevute. Tutto questo è però possibile, solo perché il fenomeno è 'inserito' in due categorie particolari del cervello, prescindenti dall’esperienza, non apprendibili, dunque ‘a priori’, il tempo e lo spazio: il primo colloca cronologicamente l’espressione della ‘cosa in sé'; il secondo, invece, la circoscrive in una determinata area.
Se siete appassionati di Kant, perché non date un'occhiata alla differenza tra ‘imperativo categorico’ e imperativo ipotetico’?
Pascal Ciuffreda