Cos'è l'eterno ritorno dell'uguale di Friedrich Nietzsche? Una tesi temporale tutt'altro che semplice da spiegare, pro...
Cos'è l'eterno ritorno dell'uguale di Friedrich Nietzsche? Una tesi temporale tutt'altro che semplice da spiegare, profusa di enigmi insolubili, che non troveranno mai una soluzione definitiva, nonostante tanti studiosi della filosofia di questo geniale pensatore stiano cercando di rendere almeno meno oscuri i suoi arcani.
Nietzsche, con l'espressione "eterno ritorno", esprime la sua affascinante concezione del tempo: ogni cosa è parte fondamentale di un ciclo atipico che (e qui risiede la complessità della tesi nicciana) non ha né un inizio né una fine. I cicli, infatti, hanno un cominciamento che si ripete sempre: l'acqua, per esempio, evapora, si condensa ad un certo livello dell'atmosfera e dà origine alle nuvole; con le nuvole si hanno le precipitazioni; e l'acqua ritorna nuovamente nella sua forma originaria. Il ciclo temporale da lui concepito non segue però questo procedimento logico.
Così Nietzsche spiega semplicemente (una semplicità del tutto apparente) l'eterno ritorno dell'uguale:
"In un sistema finito, con un tempo infinito, ogni combinazione può ripetersi infinite volte".
Questo vuol dire che - facendo un esempio - tirando infinite volte tre dadi a sei facce, ognuna delle ben 216 combinazioni potrà comparire non in un numero di volte limitato, ma infinite volte.
Si potrà fuggire, in qualche modo, dalla gabbia del tempo? Mai. All'uomo non resta altro da fare che accettare la sua sorte, di gioire per una vita che si ripeterà per un numero incommensurabile di volte. Ma questo crea sconforto: chi vorrà mai vivere la stessa vita, così come la stiamo vivendo adesso, all'infinito? Nessuno, o quasi: solo gli uomini superiori riescono ad apprezzare il senso profondo dell'eterno ritorno, quegli uomini che sanno dire sì al passato e al futuro, e che sono in grado di trasformare - come spiega Friedrich Nietzsche nell'opera Così parlò Zarathustra - il "così fu" in un "così volli".
Vi lasciamo all'interessantissimo aforisma Il peso più grande de La gaia scienza, dove viene proprio trattato il tema dell'eterno ritorno nicciano e la reazione che la maggior parte degli uomini potrà avere se verranno mai a conoscenza di questo tempo eternamente (senza inizio e senza fine) circolare:
"Che accadrebbe se un giorno o una notte, un demone strisciasse
furtivo nella più solitaria delle tue solitudini e ti dicesse: 'Questa
vita, come tu ora la vivi e l’hai vissuta, dovrai viverla ancora una volta e ancora innumerevoli volte, e non ci sarà in essa mai niente di
nuovo, ma ogni dolore e ogni piacere e ogni pensiero e sospiro, e ogni
indicibilmente piccola e grande cosa della tua vita dovrà fare ritorno a
te, e tutte nella stessa sequenza e successione [...]. L’eterna
clessidra dell’esistenza viene sempre di nuovo capovolta e tu con essa,
granello della polvere!'. Non ti rovesceresti a terra, digrignando i
denti e maledicendo il demone che così ha parlato? Oppure hai forse
vissuto una volta un attimo immenso, in cui questa sarebbe stata la tua
risposta: 'Tu sei un dio e mai intesi cosa più divina?'"
Magari la fine del mondo non sarà altro che un ripetersi di un ciclo eterno o credete che coincida con la rivelazione di Dio?