Le emozioni non hanno niente di divino, niente di occulto o magico. Sono, invece, delle naturali reazioni agli stimoli esterni o anche i...
Le emozioni non hanno niente di divino,
niente di occulto o magico. Sono, invece, delle naturali reazioni agli stimoli
esterni o anche interni, che si sono sempre più affinate nel corso dell'intera
evoluzione dell'uomo e gli hanno consentito di provare determinate sensazioni,
non ridotte così a semplici istinti animali. Meccanismi, dunque, che si
azionano senza alcun comando: si ha paura quando ci si ritrova sperduti in un
posto disabitato; si è felici quando si riceve una bella notizia; entusiasti
quando ci si prepara a un nuovo viaggio; si ama la specialità di una persona,
la sua diversità e allo stesso tempo la sua affinità rispetto a noi, e ci si
innamora col tempo.
Noi non governiamo niente (o quasi) di tutto
questo. Non va assolutamente sottovalutata la grande influenza che subiamo
dalla cultura, dalle stesse persone, anche dalla televisione o da internet, e
da tutto il resto dei mezzi di comunicazione: senza saperlo e senza volerlo,
cambiamo a causa di questi elementi, impariamo inconsapevolmente a uccidere o
indebolire alcune emozioni e a intensificarne, per contro, delle altre. Alcune
volte, invece, siamo
noi stessi a decidere di limitare la potenza di una emozione. Crediamo che
sia giusto così, che sia inopportuno lasciarla completamente libera di
esprimersi, perché il contesto non lo vuole, perché così ci è stato detto di
fare.
Aristotele, forse giustamente o forse
erroneamente, affermava che il mondo può essere completamente conosciuto
attraverso l'uso esclusivo dei cinque sensi. Niente di metafisico serve,
secondo il filosofo, per comprendere la realtà : l'uomo, quindi, sarebbe
in grado di farlo senza tante difficoltà .
Aristotele, però, non prendeva in considerazione
la sfera emotiva umana, che molti scienziati e anche filosofi dei nostri
tempi, la definisco come un vero e proprio senso, il sesto senso,
quello dell'avvertimento e della percezione vera, che trascende dalla monotonia
della realtà , dalla sua piattezza: senza emozioni, il mondo apparirebbe mai
così colorato? La risposta è negativa: non sarebbe altro che una realtÃ
pullulante di dati senza senso, facilmente decodificabili. Il mistero non
esisterebbe; la filosofia, nemmeno; l'arte (nel senso universale del
temine), altrettanto; l'uomo non sarebbe più uomo, ma solo un computer senza
sentimenti; o meglio, potrebbe averli, ma sarebbero destinati a un processo di
pura razionalizzazione. Dove andrebbe a finire, in questo modo, la sua umanità ?
I sentimenti, dunque, non sono altro che reazioni
biologiche dell'essere umano. Ma come facciamo a capire l'emozione che
prova, in un momento particolare, il nostro amico più caro oppure, per esempio,
un perfetto sconosciuto? Grazie all'attività dei neuroni-specchio.
Essi hanno la capacità di recepire i sentimenti degli altri, li colgono tramite
un proto-legame empatico e ci dicono se una persona soffre, è allegra, è
imbarazzata oppure è ostile nei nostri confronti. Espressioni mimetiche della
faccia, posture diverse, atteggiamenti di vario tipo ci fanno capire cosa
l'altro sta provando. I neuroni specchio riescono in questo modo a
svolgere il loro lavoro.
Attraverso molti studi, si è dimostrato che i
bambini più socievoli hanno questi particolari neuroni molto più
sviluppati, in quanto hanno maggiori interazioni con gli altri bambini;
'osservano direttamente' i sentimenti degli altri: la timidezza non li frena,
non fa abbassare loro lo sguardo. Questo non vuol dire che i bimbi meno
socievoli siano meno sensibili di quelli più aperti, ma sicuramente fanno meno
esperienze delle emozioni altrui e sono, per questo, più fragili.
Per gli uomini adulti questo non vale più:
socievole può essere la persona empatica, che capisce l'altro; ma anche quella
egocentrica, socievole solo per questo, per mettersi, cioè, al centro
dell'attenzione; che non si interessa degli altri e non vuole approfondire la
loro conoscenza, rimanendo fossilizzata sulla superficialità delle cose. Mai
scambiare l'ingenuità infantile con quella adulta: nel mondo dei grandi non
esiste, o esiste solo un suo flebile riflesso, niente di più.
Detto questo, le emozioni potranno forse essere
considerate veramente come il sesto senso? Voi siete d'accordo?