In quest'ultimo decennio la tecnologia impera in ogni luogo, è una parte integrante della vita dell'uomo, e non si può di certo r...
In quest'ultimo decennio la tecnologia impera in ogni luogo, è una parte integrante della vita dell'uomo, e non si può di certo restare indifferenti alle nuove abitudini dell'ultima generazione: pensate, per esempio, che sono molti gli studenti che fanno i compiti su Skype in comunità . Ebbene sì: è proprio questa la moda che impazza tra i giovani, che, per studiare geografia, matematica, storia e chi più ne ha più ne metta, fanno un grande uso delle chat. Ciò non deve di certo sorprendervi, visto che il 45,5% degli studenti utilizza il computer da quando ha dieci anni (i dati sono del rapporto della Fondazione Agnelli del 2010) e che nel 72,2% delle case degli italiani c'è un pc con connessione a internet; per non parlare del fatto che 9/10 famiglie hanno almeno un computer.
La maggior parte dei docenti, ovviamente, non intende certamente essere sostituita da macchine senza passione, che, nella North Miami Beach High School, pensate, hanno preso il sopravvento: sono i computer, infatti, a tenere la lezione. Non tutti, però, sono contrari a questo drastico cambiamento, come Giovanni Boccia Artieri, professore di Sociologia dei New Media all'Università di Urbino 'Carlo Bo':
'Ci sono tre livelli di comunicazione, tra gli studenti. Il primo è la chat, con Facebook o Messenger, il secondo è la voce, al telefono o su Skype, il terzo è voce più video, e si realizza con Skype'.
Anche il docente de La Sapienza di Roma, Alberto Marinelli, non è avverso a certi sistemi:
'Per questi ragazzi essere fisicamente presenti o essere collegati è la stessa cosa, è una condizione di assoluta e serena quotidianità , fa parte della normalizzazione dell’uso delle tecnologie nella vita di tutti i giorni'.
Dello stesso parere, anche il pedagogista Giuseppe Bretagna:
'Da Platone in poi - dice - tutti gli strumenti si sono adattati ai tempi. Il concetto stesso di qualità è cambiato. La scuola non può non tenere conto della globalizzazione e dell’evoluzione tecnologica. Più che scandalizzarci - continua Bretagna -, dovremmo tematizzare il problema, trasformarlo in una opportunità per produrre formazione. Trovo interessante togliere Skype e affini alla gestione anarchica degli studenti, per renderlo uno strumento pedagogicamente legittimato dall'insegnante. Il vero problema, oggi, è che le giovani generazioni hanno bisogno di essere accompagnate da persone in grado di interloquire con i nuovi strumenti e trattarli in maniera produttiva'.
Ci sono già poche cattedre per gli insegnanti? Perfetto, eliminiamole completamente...