Hipste r entra a far parte di Parole Nuove . Nata negli anni Quaranta, precisamente negli USA, questa parola venne inizialmente utiliz...
Hipster entra a far parte di Parole Nuove. Nata negli anni Quaranta, precisamente negli USA, questa parola venne inizialmente utilizzata per indicare tutti quei ragazzi di carnagione bianca che facevano loro lo stile di vita dei jazzisti afroamericani; che amavano, ovviamente, la musica jazz e anche quella bebop. Fu prima una sottocultura di nicchia, conosciuta da pochissimi, probabilmente solo da coloro che vi ci appartenevano; poi, però, si diffuse velocemente, in maniera impressionante, colpendo addirittura l'attenzione di uomini di spicco, come il grande poeta e scrittore statunitense Jack Kerouac, che li descrisse come 'anime erranti, portatrici di una speciale spiritualità '.
Anche Norman Mailer (scrittore statunitense e appartenente alla Beat generation) disse la sua; 'divorziare dalla società , vivere senza radici e intraprendere un misterioso viaggio negli eversivi imperativi dell'io': queste erano le azioni caratteristiche di un hipster degli anni Quaranta che si rispettasse, descritte da Mailer nel saggio intitolato Il bianco negro.
Nel libro Jazz: a History, invece, lo scrittore Frank Tirro scrive che:
Nel libro Jazz: a History, invece, lo scrittore Frank Tirro scrive che:
'Per l'hipster, Charlie Parker era il modello di riferimento. L'hipster è un uomo sotterraneo, è, durante la Seconda Guerra Mondiale, ciò che il dadaismo è stato per la prima. È amorale, anarchico, gentile e civilizzato al punto da essere decadente. Si trova sempre dieci passi avanti rispetto agli altri grazie alla sua coscienza. Conosce l'ipocrisia della burocrazia e l'odio implicito nelle religioni, quindi che valori gli restano a parte attraversare l'esistenza evitando il dolore, controllando le emozioni e mostrandosi cool? Egli cerca qualcosa che trascenda tutte queste sciocchezze e la trova nel jazz'.
Oggi questo neologismo può essere classificato a tutti gli effetti come un 'retronimo', una parola, cioè, che ha subito dei cambiamenti dal punto di vista semantico. Il termine si riferisce adesso a tutti quei ragazzi che si definiscono 'inclassificabili', ovvero non facenti parte di una cultura definita: sono prevalentemente giovani sulla ventina, che adorano l'indie rock, l'elettronica, i film d'autore e le tendenze culturali emergenti, quasi sconosciute. Odiano le tutto ciò che è legato a una cultura di massa; preferiscono comprare, ad esempio, vestiti usati e datati, piuttosto che abiti alla moda; mangiano cibo biologico, bevono spesso birra che loro stessi producono, e sono vegetariani o vegani.
Il giornale Time ne parla così:
'Gli hipster sono quelli che sogghignano quando dici che ti piacciono i Coldplay. Sono quelli che indossano t-shirt con citazioni tratte da film di cui non hai mai sentito parlare e sono gli unici negli Stati Uniti a pensare ancora che la Pabst Blue Ribbon sia un'ottima birra. Indossano cappelli da cowboy o baschi e tutto in loro è attentamente costruito per darti l'idea che non lo sia'.
Cambia la lingua nel tempo, eh?
'Gli hipster sono quelli che sogghignano quando dici che ti piacciono i Coldplay. Sono quelli che indossano t-shirt con citazioni tratte da film di cui non hai mai sentito parlare e sono gli unici negli Stati Uniti a pensare ancora che la Pabst Blue Ribbon sia un'ottima birra. Indossano cappelli da cowboy o baschi e tutto in loro è attentamente costruito per darti l'idea che non lo sia'.
Cambia la lingua nel tempo, eh?