La lingua può essere paragonata a una 'partita a scacchi', diceva Ferdinand De Saussure , prima che i suoi allievi ginevrini tr...
La lingua può essere paragonata a una 'partita a scacchi', diceva Ferdinand De Saussure, prima che i suoi allievi ginevrini trascrivessero nel Corso di linguistica generale i contenuti delle sue lezioni. Ma perché la lingua è una 'partita a scacchi'? Cos'avranno mai in comune mondi così diversi? 'Ciascuno stato di lingua - afferma Saussure - può essere compiutamente descritto sulla base dei suoi elementi costitutivi, a prescindere dalle condizioni che lo hanno generato: non diversamente, in una partita a scacchi, una qualsiasi determinata posizione ha il singolare carattere d'essere indipendente dalle precedenti; è totalmente indifferente che vi si sia arrivati per una via oppure per un'altra'.
Con una tale dichiarazione Saussure introduce una distinzione importantissima negli studi di linguistica, quella tra approccio 'diacronico' e 'sincronico' ai fatti della lingua; prima delle lezioni del capostipite dello Strutturalismo, gli studi dei linguisti erano incentrati soprattutto sull'evoluzione e il cambiamento del sistema linguistico nel corso del tempo; secondo alcuni, inoltre, tutti gli studi sulla lingua che prescindevano dalla dimensione temporale erano da bandire.
Saussure rivoluziona questo approccio, difendendo la legittimità degli studi sulla dimensione 'sincronica'; volti, cioè, a indagare sulla lingua indipendentemente dalla sua evoluzione nel corso del tempo. Come in una 'partita a scacchi' ogni posizione assunta dalle 'pedine' va analizzata per quella che è in quel momento e non per quella che è stata in precedenza, anche le strutture della lingua, infatti, possono essere studiate a prescindere dalla loro evoluzione nel tempo.
Le due dimensioni, quella 'diacronica' e quella 'sincronica', possono essere spiegate facilmente con un esempio. Si ponga il caso che si voglia studiare la storia del complemento oggetto dalla lingua latina alla lingua italiana (che è una lingua neolatina o romanza), è chiaro che si effettuerà un'indagine di tipo 'diacronico', perché verrà presa in considerazione la variabile temporale e, dunque, l'evoluzione di quella micro-struttura linguistica nel tempo; nessuno vieta, però - e questa è la svolta saussuriana -, che gli elementi di una lingua possano essere studiati in un determinato periodo storico; quindi, per esempio, analizzando il complemento oggetto della lingua italiana nel Cinquecento o nei secoli successivi/precedenti; è come se scattassimo una 'fotografia' e non facessimo un 'video', per utilizzare una figura retorica.
'Diacronico', in ultima analisi, non va confuso con 'passato', né 'sincronico' con 'presente': come è stato già messo in evidenza, si può studiare una struttura linguistica nel passato (per esempio, i complementi indiretti nella lingua latina) e condurre comunque un'indagine di tipo sincronico; allo stesso modo, si può studiare l'evoluzione del sistema pronominale dalla nascita della lingua italiana (quindi, almeno sulla carta, con la Quarantana del romanzo I promessi sposi di Alessandro Manzoni, pubblicata tra il 1840 e il 1841) fino ai giorni nostri e condurre un'indagine di tipo diacronico.
Mal interpretata dopo la pubblicazione del Corso di linguistica generale, questa dicotomia oggi pare chiara e imprescindibile.