L' Inno di Mameli verrà insegnato a scuola : con 208 sì, 14 no e 2 astenuti, il Senato ha approvato il provvedimento, divenuto ormai...
L'Inno di Mameli verrà insegnato a scuola: con 208 sì, 14 no e 2 astenuti, il Senato ha approvato il provvedimento, divenuto ormai legge a tutti gli effetti; oltre a questo, è stata istituita anche la "Giornata dell'Unità della Costituzione dell'Inno e della Bandiera", festività che cadrà ogni 17 marzo. Roberta Pinotti - senatrice genovese del Pd - felicissima per tal esito, ha tenuto a spiegare le origini del Canto degli italiani:
"Voglio ricordare in quest’aula - così esordisce - che l’Inno di Mameli è stato suonato e
cantato per la prima volta a Genova, la città che ha dato i natali al
canto degli italiani. La grande partecipazione dei cittadini alle
celebrazioni per i 150 anni dell’Unità d’Italia è la prova che
iniziative come questa incontrano il sentimento degli italiani. Non è stato possibile inserire - continua - un riferimento specifico a Genova, la
città di chi ha scritto e di chi ha musicato l’inno, per evitare un
ulteriore passaggio alla Camera del testo, anche se mi riprometto una
prossima iniziativa legislativa".
Contrari a tale provvedimento, i senatori della Lega Nord sono stati attaccati da Achille Serra, esponente dell'Udc:
"Senatori del Parlamento italiano, magari ex ministri, non possono affermare di non sentirsi italiani. È vergognoso. Non bisogna confondere il federalismo americano con l'insofferenza che taluni provano per una parte del paese. Lo spirito unitario, che caratterizza l’America come tutte le democrazie
degne di questo nome, viene continuamente minato da chi ancora grida 'Roma ladrona'. Salvo poi beneficiare, come parlamentare, dei vantaggi economici e istituzionali che Roma capitale dello Stato offre".
Gli studenti, oltre ad imparare correttamente il testo completo dell'Inno di Mameli, dovranno anche apprendere come e perché è avvenuta l'unificazione dell'Italia, approfondendo in questo modo il periodo storico del Rinascimento.
Ma veniamo alla storia dell'Inno di Mameli (chiamato anche Il Canto degli Italiani, Fratelli d'Italia o Canto nazionale). A scrivere il testo è stato, nell'autunno del 1847, l'allora ventenne Goffredo Mameli; a musicarlo, invece, Michele Novaro, che rimase profondamente affascinato dalle parole. L'inno, dal suo primo debutto sul piazzale del Santuario della Nostra Signora di Loreto a Oregina, conquistò tutto il popolo; in men che non si dica fu cantato sia durante proteste pacifiche sia durante quelle violente.
Ben presto, però, le autorità cercarono di censurare prima interamente, poi l'ultima parte del Canto nazionale, perché particolarmente dura contro gli Austriaci, che in quel periodo, seppur oppressori, erano formalmente gli alleati degli italiani. Successivamente, il componimento non fu più visto malamente, poiché usato come canto di sovversione contro l'Austria soggiogante.
Con la diffusione di Fratelli d'Italia, si concretizzò anche l'idea del tricolore rosso bianco e verde - nata nella Giovine Italia - come bandiera di stato, che sostituì la famosa coccarda azzurra imposta dallo Statuto albertino.
Durante la presa di Roma del 1870, la guerra libica del 1911-1912 e l'armistizio dell'8 settembre 1943, l'Inno di Mameli fu cantato per motivare i soldati a raggiungere i propri obiettivi; altre volte, tra i morti, per tirare su di morale chi era stato chiamato a lottare, nonostante tutto. Il Canto degli Italiani, insomma, è un simbolo di fratellanza che nessun detrattore potrà mai riuscire ad affossare.
Vi lasciamo al testo completo:
Fratelli d'Italia,
L'Italia s'è desta;
Dell'elmo di Scipio
S'è cinta la testa.
Dov'è la Vittoria?
Le porga la chioma;
Ché schiava di Roma
Iddio la creò.
Stringiamci a coorte!
Siam pronti alla morte;
Italia chiamò.
Noi siamo da secoli
Calpesti, derisi,
Perché non siam popolo,
Perché siam divisi.
Raccolgaci un'unica
Bandiera, una speme;
Di fonderci insieme
Già l'ora suonò.
Stringiamci a coorte!
Siam pronti alla morte;
Italia chiamò.
Uniamoci, amiamoci;
L'unione e l'amore
Rivelano ai popoli
Le vie del Signore.
Giuriamo far libero
Il suolo natio:
Uniti, per Dio,
Chi vincer ci può?
Stringiamci a coorte!
Siam pronti alla morte;
Italia chiamò.
Dall'Alpe a Sicilia,
Dovunque è Legnano;
Ogn'uom di Ferruccio
Ha il core e la mano;
I bimbi d'Italia
Si chiaman Balilla;
Il suon d'ogni squilla
I Vespri suonò.
Stringiamci a coorte!
Siam pronti alla morte;
Italia chiamò.
Son giunchi che piegano
Le spade vendute;
Già l'Aquila d'Austria
Le penne ha perdute.
Il sangue d'Italia
E il sangue Polacco
Bevé col Cosacco,
Ma il cor le bruciò.
Stringiamci a coorte!
Siam pronti alla morte;
Italia chiamò.