Riassunto e commento della novella Andreuccio da Perugia, la quinta della seconda giornata del Decameron dedicata alla fortuna e all'ingegno umano
Questo riassunto vuole essere una guida alla novella Andreuccio da Perugia, la quinta della seconda giornata del Decameron dedicata alla fortuna e all'ingegno umano. Raccontata da Fiammetta sotto la reggenza di Filomena, è tra l'altro una delle novelle presenti nella versione cinematografica del Decameron di Pier Paolo Pasolini.
Partiamo innanzitutto da una breve sintesi della trama. Andreuccio è un giovane "rozzo e poco cauto" che decide di andare a Napoli a comperare dei cavalli, e parte alla volta della città con cinquecento fiorini d'oro. In città una "giovane ciciliana bellissima" che fa la prostituta decide di provare a rubargli il denaro, che lui incautamente mostra ai passanti: si fa dare informazioni da una vecchia che lo conosce, si finge sua sorella (facendogli credere che la sua esistenza gli fosse stata nascosta) e lo manda a chiamare. Lo convince quindi a rimanere per la notte a casa sua, ed egli va a dormire lasciando i vestiti e i soldi ai piedi del letto. Si reca però nella latrina, in cui erano state segate alcune delle assi del pavimento, così che egli precipita negli escrementi e lì viene lasciato.
Riesce a liberarsi e inizia a fare chiasso nella via per farsi aprire; ma poiché nessuno, ovviamente, gli crede, è costretto a desistere e decide di tornare al suo albergo. "A se medesimo dispiacendo per lo puzzo che a lui di lui veniva" pensa di lavarsi in mare, ma girando per la città incappa in due uomini che ipotizza essere guardie, e si rifugia in un casolare, in cui però anche loro si stanno dirigendo. Si tratta in realtà di due briganti, che scoprono la sua presenza a causa della puzza e a cui Andreuccio racconta tutta la sua vicenda. I due lo convincono a prendere parte a un loro piano: vogliono profanare la tomba di un arcivescovo per rubare i suoi gioielli. Prima, però, decido di lavarlo, e lo calano in un pozzo; proprio in quel momento sopraggiungono davvero due sbirri e Andreuccio viene abbandonato in fondo al pozzo.
I due gendarmi giungono al pozzo per bere, tirano la corda da cui sale il protagonista; ma si spaventano, e lui riesce comunque a uscire dal pozzo. Ritrovati i due ladri, si reca con loro alla tomba e viene costretto a entrarci con la violenza. Egli però ipotizza l'inganno, e passa ai due compari tutti gli averi tranne il prezioso anello che indossava il prelato; quando questi capiscono che non passerà loro la refurtiva più preziosa, lo abbandonano chiudendolo dentro. Quella stessa notte arriva un altro gruppo di ladri, tra cui un prete. Egli si cala nella tomba, ma quando si sente afferrare per una gamba, lanci, grida e scappa, come il resto del gruppo. Andreuccio è così libero di fuggire. Tornato al suo albergo, viene consigliato dall'oste di allontarsi da Napoli, e ritorna alla sua città con l'anello.
Riesce a liberarsi e inizia a fare chiasso nella via per farsi aprire; ma poiché nessuno, ovviamente, gli crede, è costretto a desistere e decide di tornare al suo albergo. "A se medesimo dispiacendo per lo puzzo che a lui di lui veniva" pensa di lavarsi in mare, ma girando per la città incappa in due uomini che ipotizza essere guardie, e si rifugia in un casolare, in cui però anche loro si stanno dirigendo. Si tratta in realtà di due briganti, che scoprono la sua presenza a causa della puzza e a cui Andreuccio racconta tutta la sua vicenda. I due lo convincono a prendere parte a un loro piano: vogliono profanare la tomba di un arcivescovo per rubare i suoi gioielli. Prima, però, decido di lavarlo, e lo calano in un pozzo; proprio in quel momento sopraggiungono davvero due sbirri e Andreuccio viene abbandonato in fondo al pozzo.
I due gendarmi giungono al pozzo per bere, tirano la corda da cui sale il protagonista; ma si spaventano, e lui riesce comunque a uscire dal pozzo. Ritrovati i due ladri, si reca con loro alla tomba e viene costretto a entrarci con la violenza. Egli però ipotizza l'inganno, e passa ai due compari tutti gli averi tranne il prezioso anello che indossava il prelato; quando questi capiscono che non passerà loro la refurtiva più preziosa, lo abbandonano chiudendolo dentro. Quella stessa notte arriva un altro gruppo di ladri, tra cui un prete. Egli si cala nella tomba, ma quando si sente afferrare per una gamba, lanci, grida e scappa, come il resto del gruppo. Andreuccio è così libero di fuggire. Tornato al suo albergo, viene consigliato dall'oste di allontarsi da Napoli, e ritorna alla sua città con l'anello.
Analisi di Andreuccio da Perugia, i temi della novella
La novella tratta del tema della fortuna e dell'ingegno umano. Andreuccio, pur essendo ricco, è ingenuo, e questo lo mette in pericolo; durante la notte, però, apprende che con la furbizia può prevenire gli imprevisti e evitare di cacciarsi nei guai. Il suo peregrinare per Napoli è sia orizzontale, ma anche verticale: la caduta nella latrina ha un valore simbolico facilmente intuibile, e da lì Andreuccio non può che migliorare la sua condizione.
Tale struttura ricorda il simbolismo spaziale della Commedia; se non che nel Decameron, e in questa novella in particolare, è anche presente il girovagare orizzontale, il viaggio umano della conoscenza anche caotica. Poco saggia appare la decisione di muoversi da solo, ma anche su questo il protagonista maturerà . Possiamo chiamare "industria" la nuova abilità che Andreuccio impara; è solo grazie ad essa che riesce veramente a far girare la vicenda a suo vantaggio, ed è questo il vero bottino che porta a casa dal viaggio (come si capisce nel finale, quando ascolta prontamente il consiglio fornitogli e abbandona la città , lasciando da parte i suoi favolosi progetti di comprarsi un cavallo).
Tutto sommato, Andreuccio è visto con benevolenza dal suo narratore, perché nonostante all'inizio sia ingenuo poi riesce a crescere e a maturare, imparando dai suoi errori. Solo marginale, ma comunque presente, è anche l'atteggiamento nei confronti della religione, in particolare nell'episodio del prete che decide di derubare l'arcivescovo, dimostrando che per lui i dettami della vita religiosa sono poco più che lettera morta.
Tale struttura ricorda il simbolismo spaziale della Commedia; se non che nel Decameron, e in questa novella in particolare, è anche presente il girovagare orizzontale, il viaggio umano della conoscenza anche caotica. Poco saggia appare la decisione di muoversi da solo, ma anche su questo il protagonista maturerà . Possiamo chiamare "industria" la nuova abilità che Andreuccio impara; è solo grazie ad essa che riesce veramente a far girare la vicenda a suo vantaggio, ed è questo il vero bottino che porta a casa dal viaggio (come si capisce nel finale, quando ascolta prontamente il consiglio fornitogli e abbandona la città , lasciando da parte i suoi favolosi progetti di comprarsi un cavallo).
Tutto sommato, Andreuccio è visto con benevolenza dal suo narratore, perché nonostante all'inizio sia ingenuo poi riesce a crescere e a maturare, imparando dai suoi errori. Solo marginale, ma comunque presente, è anche l'atteggiamento nei confronti della religione, in particolare nell'episodio del prete che decide di derubare l'arcivescovo, dimostrando che per lui i dettami della vita religiosa sono poco più che lettera morta.