Riassunto della trama e commento detttagliato di temi, forme e struttura del Milione di Marco Polo: preparati così alla tua interrogazione
Iniziamo il commento del Milione di Marco Polo, che non escluderà riassunto della trama e dei temi principali, partendo da qualche indicazione sul titolo. Perché mai un'opera letteraria dovrebbe avere per titolo una cifra numerica? E poi, un “milione” di cosa: di sonanti danari, di mari, di terre? Di questi giorni? Per cominciare la nostra breve trattazione sfatiamo innanzitutto il mito che vedrebbe nel titolo una bizzarria algebrica. Emilione era il prenome utilizzato dalla famiglia di Marco Polo e dall'autore stesso, per distinguersi dagli altri Polo residenti a Venezia: se a questo dato sommiamo la facilità con cui un fenomeno linguistico come l'aferesi (caduta di sillaba o vocale a inizio parola) si presentava nei primi secoli di gestazione del volgare italico, ecco che otteniamo la ragione sufficiente per spiegarci il nome di una delle opere più famose del Basso Medio Evo.
Il vero titolo del Milione
C'è da dire che il titolo che l'autore aveva in mente non era propriamente questo. Si parla piuttosto di Divisament dou monde o Livres des merveilles du monde, intestazioni che si addicevano alla veste linguistica scelta inizialmente da Marco Polo. Sì, perché pochi sanno che originariamente il Milione consisteva in un insieme di annotazioni diaristiche scritte in lingua d'oil e convertite in italiano solo dopo la rielaborazione letteraria che ne fece un autore toscano come Rustichello da Pisa. I due si conobbero in carcere e lì lavorarono gomito a gomito per confezionare un'opera adatta ad una più estesa circolazione. Oggi purtroppo non possiamo stabilire raffronti tra le due versioni giacché non ci rimane che quella italiana: anzi, per essere più precisi, possediamo la trascrizione della trascrizione della trascrizione etc. della traduzione italiana.
Trama del Milione: il viaggio come tema
Il Milione contiene il resoconto del viaggio che Marco Polo, insieme al padre e allo zio, dovette affrontare allo scopo di imbastire una nuova rete di tratte commerciali con l'Asia; è altresì un'opera depositaria di quante più informazioni geografiche, scientifiche ed etnografiche inerenti al continente asiatico circolavano in Europa entro la fine del tredicesimo secolo, e da lì ad ulteriori decenni.
Nel 1260 Niccolò Polo, grande commerciante e padre di Marco, e il fratello Matteo partirono verso l'Oriente con l'intento di raggiungere l'impero Mongolico e ivi innestare rapporti commerciali e culturali con l'Europa sulla base di un sacco pieno di pietre preziose, fornite dalle grandi famiglie di mecenati veneziani, e una serie di lettere scritte di pugno papale. Dopo aver combattuto contro una serie di imprevisti, i tre arrivarono alla corte di Kublai Khan Imperatore della Cina e Signore dei Tartari. Questi si dimostrò molto ospitale e tollerante nei confronti degli europei, curioso di saperne di più circa gli usi e i costumi del Vecchio Continente. Al momento di partire consegnò a Niccolò le Tavole dei comandamenti, una sorta di lasciapassare valido su ogni parte del suo esteso regno. Poi, sensibile alla questione cristiana, gli fece promettere di consegnare i suoi omaggi al Papa e di inviargli, appena possibile, un contingente di cento evangelizzatori che convertissero il subcontinente di sua proprietà.
Nel frattempo a Venezia la madre di Marco era morta e lui, costretto dalle circostanze, imparò l'arte del commercio risiedendo presso dei parenti mercanti. Così nel 1271, quando Niccolò decise che i tempi erano maturi per affrontare un secondo viaggio; Marco ebbe l'età e le abilità per unirsi al genitore.
Innanzitutto bisognava recarsi in Terrasanta, dove procurarsi un po' di olio sacro e radunare una comitiva di uomini savi da trapiantare in Cina, e là avrebbero svolto la mansione di proclamare il messaggio cristiano, secondo i desideri del Khan. Il viaggio proseguì per le terre del Medio Oriente, poi risalendo per l'Iran, il Kurdistan nella città di Tabriz - qui Marco si meravigliò per la bellezza dei bazar e per le molte pietre preziose - fino a Yazd, dove li aspettava una nave per raggiungere l'India via mare. Le condizioni dell'imbarcazione spinsero i Polo a proseguire il viaggio per terra. Decisero quindi di intraprendere la faticosa traversata di Dasht-e-Lut, fino al cuore dell'Afghanistan, e da qui giù per la Valle del Panjshir. Solo a quel punto imboccarono la Via della Seta che li avrebbe portati nella culla della Cina.
Ma continuiamo con il riassunto della trama del Milione. Cominciarono a questo punto i diciassette anni che il giovane Marco Polo trascorse su territorio cinese, durante i quali ebbe modo di conoscere la corte del Khan, la religione buddhista (che descrive come idolatra), i delicati ingranaggi del loro sistema burocratico e finanziario dall'interno – fu infatti funzionario statale – nonché la fiducia che la dinastia Khan riponeva negli stranieri in luogo di un più chiuso e autarchico nazionalismo, le tradizioni della popolazione dei Dai e di quelle altre stanziate sul Fiume Giallo (una delle quali fu pure governatore). Ma ciò che affascinò più di ogni altra cosa il nostro esploratore fu rimaneggiare quella cultura materiale fatta di ninnoli, vestiti di seta, monete e rotoli di carta e altri oggetti esotici, che dovettero sembrargli provenire addirittura da un altro pianeta. Dedicò una certa attenzione, secondo quanto scrisse, anche a materie grezze e idrocarburi sconosciuti quali il petrolio, il carbone e l'amianto.
Nel 1290 i Polo decisero che i tempi della loro permanenza in Cina erano compiuti. Nel viaggio di ritorno furono intercettati dai genovesi che avevano da poco sconfitto i veneziani e che portarono Marco in carcere, dandogli l'opportunità più unica che rara di mettere insieme le sue memorie in un'opera, Il Milione per l'appunto, che presto riscosse un successo di pubblico impareggiabile.
Il Milione di Marco Polo: un ricettacolo di generi e forme
La fortuna del Milione dovette derivargli non solo dalle tematiche argutamente proposte, che furono totalmente innovative e saziarono di certo i languori più ingordi di mondi lontani, sconosciuti ed esotici, ma anche dalla forma originale che assunse tale avventuroso materiale: un ibrido di generi più o meno consolidati, che ora andiamo ad enucleare.
Innanzitutto il Milione è una relazione di viaggio, tra i primi e più noti esemplari di letteratura odeporica in volgare. Scopo principale della scrittura è quella di narrare un viaggio effettivamente compiuto (non immaginato o metaforico) che ha portato l'autore a conoscere luoghi e persone, spaccati sociali e culturali. Insieme a questo, nell'opera si dà il giusto rilievo alle traversie che il viaggiatore dovette affrontare, alle difficoltà e alle inattese svolte positive, nonché alle privazioni e alle fatiche imposte dal serrato passo di marcia.
Ma il Milione non è solo questo: è anche un trattato storico-geografico, un esemplare curato di sapere enciclopedico riguardante una realtà allora scarsamente conosciuta. Al pari di una moderna guida del Touring Club Italiano, il Milione è foriero di informazioni circa il clima, il territorio, il sistema economico politico e sociale, la religione, gli usi e i costumi, i saperi trasmessi localmente, le danze e i giochi dell'intero continente asiatico. Può inoltre vantare una serie di resoconti stilati con l'impegno di un mercante-esploratore, e rimpinguati da cifre più o meno attendibili circa le risorse energetiche e materiali, le condizioni delle strade per i commerci, delle flotte commerciali e altro ancora. Il tutto infiocchettato con una certa veste di obiettività pre-etnografica e un gusto per l'attendibilità e l'approfondimento che fa ben oltre il mero interesse commerciale.
Nonostante ciò, la materia del libro è senz'altro narrativa, filtrata dalla soggettività dell'autore e disposta secondo la struttura dell'annotazione diaristica. Marco Polo non si limita infatti ad esporre asetticamente una serie di dati: li correda piuttosto di dettagli non essenziali, giudizi personali, impressioni, suggestioni derivanti da una coscienza attiva e sensibile, e li inscrive con cadenza quotidiana. Al pari di un narratore si ritaglia i suoi spazi per le digressioni, gli anacronismi (prolessi e analessi, ovvero flashforward e flashback), pareri non richiesti e così via. Sappiamo per esempio che i mercanti turchi operanti nell'orbita asiatica sono sozzi e squallidi, e che i tappeti persiani sono i più belli al mondo.
Tre curiosità sul Milione di Marco Polo
Una serie di curiosità circondano la fama dell'opera, ed è proprio con queste curiosità che concludiamo il nostro commento e il nostro riassunto della trama del Milione di Marco Polo:
- Era noto che Cristoforo Colombo, nel corso del viaggio che poi si rivelerà la scoperta delle Americhe, annotava pedissequamente sulla sua copia personale del Milione una serie di impressioni su quella che a suo parere era la stessa India di Marco Polo, con lo scopo di aggiornare le informazioni sulla regione. Come sanno ormai anche i muri, Colombo era convinto di star percorrendo il giro opposto del globo per raggiungere la stessa meta che secoli prima aveva arditamente raggiunto il nostro autore. Chissà con quale sbigottimento e incredula meraviglia depennava e correggeva le informazioni su flora e fauna riportate nel manoscritto medievale! Eppure sembrava uno in gamba questo Polo...
- La cartografia europea cambiò radicalmente sulla base delle direttive geografiche date nel Milione, tanto che tra la Chronologia Magna di Paolino Veneto e il mappamondo di Fra Mauro intercorse una differenza abissale!
- Il Milione è stato il punto di partenza per il romanziere Italo Calvino, che nella stesura delle Città Invisibili ha immaginato un dialogo onirico di centinaia di pagine tra Marco Polo e Kubilai Khan. Il secondo interroga l'esploratore sulle città sorte nel suo vasto impero e il primo gli risponde illustrandogli una rosa di città immaginarie.
Ora avete a disposizione un buon commento e un riassunto completo della trama del Milione di Marco Polo: buono studio e in bocca al lupo!
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