Cos'è e come si traduce il dativo di possesso dal latino all'italiano? Una semplice guida con esempi e consigli per non sbagliare
Quante volte avete sentito parlare del dativo di possesso durante lo studio del latino? Quante volte ve lo siete ritrovati di fronte durante una traduzione? Se avete mai avuto in queste occasioni un dubbio che ancora conservate, sicuramente questo approfondimento vi aiuterà a sanarlo. Ma partiamo dalle basi: che cos'è il dativo di possesso? Come sappiamo, la sintassi dei casi, ossia lo studio approfondito dei vari costrutti nei quali i vari casi latini possono essere impiegati, è molto variegata; per quanto riguarda il caso genitivo, oltre al locativo di cui vi abbiam parlato in questo approfondimento, uno dei costrutti più frequenti in latino è il dativo di possesso.
Questo dativo accompagna sempre il verbo SUM ("Io sono") nelle sue varie coniugazioni. Come si traduce? Niente di difficile: il dativo di possesso latino si traduce come sostituto del verbo HABEO ("Io ho") e indica, per l'appunto, possesso. Il soggetto che possiede l'oggetto - lo diciamo sin da subito e lo sottolineeremo più volte - viene espresso con il caso dativo.
Questo dativo accompagna sempre il verbo SUM ("Io sono") nelle sue varie coniugazioni. Come si traduce? Niente di difficile: il dativo di possesso latino si traduce come sostituto del verbo HABEO ("Io ho") e indica, per l'appunto, possesso. Il soggetto che possiede l'oggetto - lo diciamo sin da subito e lo sottolineeremo più volte - viene espresso con il caso dativo.
Vediamo un esempio di traduzione:
Mihi cum Murena et magna et vetus amicitia est. (Cesare)
("(Io) Ho con Murena un'amicizia sia forte che duratura")
Guida alla traduzione del dativo di possesso dal latino all'italiano
Notiamo che il soggetto (Io, in questo caso) è sostituito dal corrispettivo pronome personale (Mihi), che è in dativo. Ciò accade perché il soggetto del dativo di possesso è sempre esplicitato, quindi se il soggetto non è espresso con un sostantivo, viene usato un pronome personale. Notiamo che il soggetto al dativo è accompagnato dal verbo SUM, alla terza persona singolare del presente indicativo: siamo di fronte ad un dativo di possesso.
Letteralmente dovremmo tradurre così:
"È a me l'amicizia sia forte che duratura."
In italiano questa resa, però, suona terribilmente. Ecco perciò i passaggi che vengon fatti:
- Trasformiamo il soggetto in dativo come se fosse un semplice soggetto al nominativo, e lo traduciamo così, di conseguenza: avremo, quindi, Io al posto di A me;
- Trasformiamo il verbo SUM nel verbo HABEO, ovviamente facendo concordare il verbo con il soggetto, quindi Ho al posto di è.
Esempi di dativo di possesso e uso in latino
Vediamo altri esempi di dativo di possesso in latino:
- Est homini cum deo similitudo ("L'uomo ha una somiglianza con il dio"). (Cicerone)
- Sunt nobis mitia poma ("Noi abbiamo dolci frutti"). (Virgilio)
Terminiamo il nostro approfondimento con una domanda importante: quando si usa il dativo di possesso e quando lo si preferisce al costrutto con HABEO?
Il dativo di possesso viene chiamato anche sum pro habeo ("sum al posto di habeo") poiché, come abbiamo visto, si usa il verbo essere con il dativo invece del regolare verbo avere con il nominativo. Ebbene, il dativo di possesso viene usato quando si fa riferimento al possesso di una cosa astratta (nel caso dell'esempio n.1, la similitudo, ossia la "somiglianza") oppure di una cosa concreta, in versi poetici (nell'esempio n.2, Virgilio lo usa per i poma, ossia i "frutti").
Insomma, in latino il dativo di possesso può essere utilizzato in svariati casi, e saperlo riconoscere e tradurre è importante: seguendo queste indicazioni e i nostri esempi, sicuramente riuscirete a svolgere senza problemi compiti in classe ed esercizi a casa. Buono studio!
La foto è tratta da Pixabay.com