Riassunto dettagliato della Mandragola di Machiavelli con analisi e commento di composizione, struttura e fonti: prepara bene la tua interrogazione!
Questo riassunto dettagliato della Mandragola di Machiavelli vuole fornirvi un'analisi attenta della trama e dei personaggi in un commento che potrà servirvi non solo per preparare compiti in classe (visto che l'argomento è molto in voga in tutte le scuole superiori) ma anche interrogazioni di vario genere. Partiamo dalle informazioni principali: La Mandragola è la
commedia più riuscita di Machiavelli; fu stesa e messa in scena tra il gennaio e il
febbraio del 1518 in occasione dell'annuncio del matrimoniotra Lorenzo de' Medici, l'allora signore di Firenze, e
Maddalena de la Tour d'Auvergne; mesi dopo ci fu una replica
privata per festeggiare in gran pompa il ritorno
del Signore a Firenze.
A queste prime rappresentazioni fiorentine seguì una sorta di mini-tournée che durò quasi un decennio e coinvolse le città di Roma (1520 e 1524), Venezia (1522-1526) e Modena (1526); quest'ultima su richiesta del “consule” amico di Machiavelli, Guicciardini.
Approfondisci: leggi i nostri speciali su Francesco Guicciardini per preparare la tua interrogazione
A queste prime rappresentazioni fiorentine seguì una sorta di mini-tournée che durò quasi un decennio e coinvolse le città di Roma (1520 e 1524), Venezia (1522-1526) e Modena (1526); quest'ultima su richiesta del “consule” amico di Machiavelli, Guicciardini.
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La Mandragola, struttura e composizione
La struttura della Mandragola rispetta
la canonica struttura dei cinque atti,
comune a tutte le commedie del Cinquecento. Ci sono, però, dei cambiamenti: in quanto al rispetto delle tre unità aristoteliche (di tempo, luogo e
azione) e della linearità della narrazione, la commedia si presenta
tuttavia complessivamente estranea e autonoma rispetto al corpus delle commedie cinquecentesche. Il testo nasce infatti nel quadro
di un'anomalia psichica dell'autore, ancora turbato
dall'esilio e dalle privazioni che questo gli ha comportato, e
sceglie di affondare le sue radici in quella letteratura di
malessere, disagio e ribellione propria di autori in evidente
contraddizione con il potere egemone, quali Lucilio, Tibullo,
Ovidio e Dante (col quale condivise il disagiodell'esilio).
Questi autori fanno della deviazione
rispetto al canone classicista, equilibrato e armonioso la loro
stessa raison d'etre e marca
stilistica: preferiscono l'anomalia
all'analogia e ricercano con sistematica ostinazione nuovi criteri
estetici ed etici da sostituire a quelli tradizionali. La Mandragola
manifesta impunemente lo stesso gusto per il dato scoordinato e
satirico, disarmonico e beffardo, nonché un ostentato indugio a dir
male e ad infondere un po' di questo fiele amaro ad ogni
personaggio e situazione. E per questo le maschere che calcano il
palco si arricchiscono di tratti pesantemente caricaturali,
diventando inconsapevoli vettori della polemica
che l'autore riserva ad ogni categoria umana che così indegnamente
rappresentano: sono vittime inconsapevoli del bullismo
cinico
dell'autore, che prima le eleva a massimi esponenti del loro rango
(il cavaliere scriteriato, il parroco senza vocazione etc.) ma
unicamente per poi prendersi più gusto a gettarli nel fango del suo
acido sarcasmo.
Continuiamo con l'analisi della Mandragola di Machiavelli,
facendo un esempio testuale tratto dall'atto
secondo scena terza nel
quale Messer Nicia si fa portavoce del malcontento che l'autore cova
per i cattivi costumi fiorentini; notate come questo inveisce contro
i suoi concittadini selezionando non tanto il tono della querela e
del lamento quanto quello dell'antifrasi e della piccata ironia.
In questa terra non ci è se non cacastecchi, non ci si apprezza virtù alcuna. S'egli stessi qua, non ci sarebbe uomo che lo guardassi in viso. Io ne so ragionare, che ho cacato le curatelle per imparare due hac: e se io ne avessi a vivere, io starei fresco, ti so dire! [...] E questo è, che chi non ha lo stato in questa terra, de' nostri pari, non truova can che gli abbai, e non siamo buoni ad altro che andare a' mortori o alle ragunate d'un mogliazzo o a starci tutto dì in sulla panca del Proconsolo a donzellarci. Ma io ne li disgrazio, io non ho bisogno di persona; così stessi chi sta peggio di me.
Con questo volto arcigno e bastonato
Machiavelli guarda all'umanità , fuori e dentro la sua
letteratura. Ricordiamoci che si tratta pur sempre di un uomo
politico che proprio mentre toccava con dito il soffitto del
successo, assaporando le lusinghe della mondanità e il fascino del
potere, ha potuto conoscere quanto è amara e perfida l'invidia
altrui.
Le fonti della Mandragola
Il nostro riassunto sull'opera non può che proseguire con un cenno alle fonti: La Mandragola recupera le lezioni dei due
commediografi latini per eccellenza, Plauto e Terenzio. Il testo
teatrale machiavelliano si ispira all'Andria
terenziana non solo per un'affinità di temi e stili ma soprattutto
per puntuali riprese alla lettera di frasi fatte, espressioni idiomatiche, proverbi e detti popolari:
vere e proprie citazioni e omaggi al comico latino. Dall'Eunuchus
invece prende in prestito la gustosa scena del travestimento del
giovane innamorato, il quale occulta le sue fattezze per realizzare
il piano del servo malizioso e astuto (figura centrale nel teatro
plautino).
Inoltre La Mandragola si ispira a quel canone letterario italiano che dal
Trecento è andato via via formandosi e istituzionalizzandosi e che
ha costantemente guardato alle tre corone fiorentine come ad
indiscussi maestri di stile e di lingua: parliamo nel caso specifico
di una novella del Decameron che presenta una serie di parallelismi e
similitudini con la commedia di Niccolò,
la settima novella della settima giornata.
Tra le varie analogie spicca il comune interesse per il tema dell'amore di lontano: entrambe le azioni prendono infatti le mosse dal desiderio amoroso che d'un tratto germoglia nel petto del protagonista, il quale, sebbene non prenda diretta visione dell'oggetto della sua passione nascente, ne sente decantare le specialissime qualità e incommensurabili doti dai pettegolezzi, che in novelle come queste circolano sempre tra regni, di bocca in bocca di cavalieri, mercanti bontemponi e camerati; l'eroe condizionerà la sua azione in vista della realizzazione dell'agognata passione. La faccenda poi si complica perché la dama si rivela già impegnata e per giunta - considerando esclusivamente La Mandragola - quando il servo-amico si presta a soccorrere il padroncino mettendogli a disposizione il suo diabolico arsenale, lo fa orchestrando una sinfonia ricca di equivoci, imprevedibili rivolgimenti e colpi di scena.
Approfondisci: leggi i nostri riassunti di letteratura italiana per preparare compiti e interrogazioni
Tra le varie analogie spicca il comune interesse per il tema dell'amore di lontano: entrambe le azioni prendono infatti le mosse dal desiderio amoroso che d'un tratto germoglia nel petto del protagonista, il quale, sebbene non prenda diretta visione dell'oggetto della sua passione nascente, ne sente decantare le specialissime qualità e incommensurabili doti dai pettegolezzi, che in novelle come queste circolano sempre tra regni, di bocca in bocca di cavalieri, mercanti bontemponi e camerati; l'eroe condizionerà la sua azione in vista della realizzazione dell'agognata passione. La faccenda poi si complica perché la dama si rivela già impegnata e per giunta - considerando esclusivamente La Mandragola - quando il servo-amico si presta a soccorrere il padroncino mettendogli a disposizione il suo diabolico arsenale, lo fa orchestrando una sinfonia ricca di equivoci, imprevedibili rivolgimenti e colpi di scena.
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Termina qui il nostro riassunto sulla Mandragola di Machiavelli: sicuramente vi servirà per preparare bene compiti e interrogazioni. Buono studio!
La foto è tratta da Pixabay.com
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